Meta, Whatsapp inserisce pubblicità: controversie su privacy - Uspi

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L’applicazione di messaggistica più utilizzata di Europa, Whatsapp, di proprietà di Meta, introdurrà a breve la pubblicità. L’app, nata nel 2009 con valori di massimo rispetto per la privacy degli utenti, venduta a Meta nel 2014, oggi cambia direzione e sembra andare contro ogni suo principio originario. 

Dalla sua acquisizione, Whatsapp è sempre di più comparsa al centro di indagini per violazione della privacy o per pratiche scorrette. Con questa novità, l’Ue si sta già muovendo per indagare gli eventuali danni. Ma non è la sola, infatti, l’associazione Noyb per i diritti digitali ha già pubblicato una comunicazione che denuncia le pratiche scorrette di Meta

Un’app “troppo integrata” in Meta

Noyb denuncia subito l’azione di Meta che si scontra anche con le normative Ue e afferma che “questo significa anche che Meta sta consolidando il suo monopolio sui social network. La legge dell’Ue avrebbe dovuto impedirlo”.

La “rassicurante” affermazione che nessun dato delle chat private sarà letto o usato, protette dalla crittografia end-to-end, viene meno una volta scoperto il velo da dove saranno presi, con molta probabilità, i dati per indirizzare gli utenti sulla pubblicità. Infatti, l’integrazione a cui si fa riferimento riguarda l’interscambiabilità dei dati degli utenti tra Facebook, Instagram e Whatsapp, per profilare e personalizzare gli annunci pubblicitari

Meta informa che le pubblicità saranno visibili solo nella sezione Aggiornamenti dell’app di messaggistica e i dati prelevati saranno solo di natura “generica e superficiale”, perciò non provenienti dalle chat. In pratica, lingua, Paese, canali a cui si è iscritti, interazione con gli annunci saranno i movimenti registrati e usati dalla nuova policy di Whatsapp per mostrare gli annunci. Rimangono fuori numeri di telefono, chat e chiamate.

Ue e Noyb non ci stanno

Nonostante le precauzioni che Meta sembra aver adottato e già pensato per non dare fastidio all’Ue, la Commissione e l’associazione Noyb credono che queste precauzioni siano solo misure per aggirare il consenso con meccanismi opachi, violando di fatto GDPR (Regolamento 2016/679), DSA (Digital Services Act) e DMA (Digital Markets Act).

Noyb spiega che ciò avverrebbe dal momento che i dati utilizzati e raccolti dalle altre piattaforme Meta, non chiederanno il consenso per un trattamento interpiattaforma, azione legale necessaria a cui Meta non ha fatto parola all’annuncio della novità per Whatsapp. 

La trasparenza e il consenso esplicito, libero, informato, pilastri del GDPR crollano in una violazione esplicita. Che si aggiunge alla violazione del DMA, legge che impone ai gatekeeper di offrire alternative per i servizi e il tracciamento pubblicitario. Che si aggiunge ancora alle indagini in corso ai sensi del DSA. Infatti, la casa proprietaria di Whatsapp è ufficialmente riconosciuta come una VLOP (Very Large Online Platform) con obblighi di trasparenza al momento già precari. Meta, già sotto processo in Ue per violazione delle leggi Ue, se ufficialmente riconosciuto questo ulteriore scivolone legale, si ritroverebbe in una posizione molto complessa. 

Per ora, gli utenti possono limitare l’azione di Meta e preservarsi con qualche accorgimento, come disattivare l’upload automatico dei dati tra servizi Meta, evitare l’iscrizione a canali pubblici, non collegare gli account delle piattaforme, monitorare i consensi e permessi. 

Articolo di T.S.

L’articolo Meta, Whatsapp inserisce pubblicità: controversie su privacy proviene da Notiziario USPI.

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