Noyb vs YouTube: fatto rispettare l’articolo 15 del GDPR - Uspi

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L’Autorità per la protezione dei dati austriaca (DSB) ha unificato il fronte con l’associazione Noyb contro YouTube per far rispettare la privacy e il giusto trattamento dei dati.

Noyb è una associazione no profit austriaca che promuove i diritti fondamentali degli utenti online e sottolinea l’eventuale divario tra attuazione delle leggi e la pratica effettiva delle grandi aziende tecnologiche. A questo proposito, l’affiancamento con la DSB ha portato a una vittoria non di poco conto. 

Dopo 5 anni e mezzo di richiami in tribunale, YouTube dovrà rispettare la richiesta di Noyb di attenersi all’articolo 15 del Regolamento Ue 2016/679 (GDPR). Questo articolo riguarda il diritto di accesso dell’interessato, che può chiedere se le proprie informazioni siano usate nel trattamento di dati personali e soprattutto deve ottenere l’accesso ai propri dati. 

Infatti fino ad ora, la compagnia di proprietà di Google ha trattenuto enormi quantità di dati e informazioni degli utenti usandole per tracciare e profilare utenti. E di tutti questi dati, non ha dato accesso completo agli utenti. 

Big G sempre in tribunale

“È assurdo che un’azienda tecnologica multimiliardaria come Google preferisca intraprendere lunghe procedure legali piuttosto che concedere a un utente l’accesso ai suoi dati personali”, afferma l’avvocato di Noyb, Martin Baumann. 

Infatti, l’azione legale è iniziata nel 2019 quando Noyb ha presentato dei reclami contro Amazon, Apple Music, Spotify, Netflix e YouTube. Rimandando sempre la procedura, le aziende continuavano a non adeguarsi all’art. 15 del GDPR. Violando il diritto d’accesso, venivano meno anche gli altri doveri per le Big Tech che non fornivano informazioni anche sul trattamento, come dettagli sulle fonti e sui destinatari dei dati, la finalità del trattamento e il periodo di conservazione, i destinatari dei dati e i cookie di tracciamento utilizzati.

“Nonostante l’autorità abbia riscontrato una violazione dopo diversi anni, Google è riuscita a ritardare con successo l’adempimento di una richiesta di accesso per oltre cinque anni. Ciò non solo comporta costi significativi per le ONG finanziate da donazioni come Noyb, ma priva anche gli interessati dei loro diritti fondamentali”, continua Baumann.

In questo caso, YouTube per 5 anni ha fornito solo parzialmente i dati richiesti, prolungando l’azione di Noyb e il procedimento. Infatti, Google, cercando la gestione della competenza del caso in Irlanda, voleva arrivare a vincere la causa sostenendo la non precisione della richiesta del richiedente. 

Ma l’ultimo intervento dell’Autorità austriaca ha ordinato in via definitiva la concessione a pieno titolo di accesso del richiedente ai propri dati. Al momento Google avrà quattro sole settimane per adeguarsi completamente o eventualmente provare un ulteriore ricorso

Articolo di T.S.

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