Giornata mondiale sulle droghe, impegnati contro repressione e stigmatizzazione - CNCA

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Comunicato stampa

Giornata internazionale contro l’abuso di droghe e il traffico illecito,
impegnati contro repressione e stigmatizzazione
Tanti i nodi critici che l’impostazione dominante nel campo delle droghe
pone a chi mette al primo posto il rispetto delle persone e dei loro diritti.
Il CNCA aderisce alla campagna “Support. Don’t Punish”

26 giugno 2025

Nella Giornata internazionale contro l’abuso di droghe e il traffico illecito, vogliamo sottolineare alcuni punti che ci sembrano fondamentali in merito al dibattito e alle politiche sulle droghe nel nostro paese.

In primo luogo, dobbiamo constatare che l’approccio repressivo e criminalizzante continua a essere dominante negli orientamenti della maggior parte delle istituzioni – governo in primis – e dei media. Il sottosegretario Alfredo Mantovano ha chiuso la sua prefazione alla “Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia 2025” con queste parole: “La certezza che abbiamo è che nessuna persona, giovane o meno giovane, che manifesti dipendenze, vada marginalizzata o abbandonata”. Siamo d’accordo con lui. Ma, allora, perché il governo continua a proporre stigmatizzazione, diritto penale e carcere come risposta alle persone che – dice lui – non andrebbero marginalizzate e abbandonate? Le carceri italiane continuano a essere sovraffollate anche a causa dell’impianto normativo sulle droghe e detenuti, educatori e agenti vivono in una continua condizione disumanizzante, in un’emergenza sanitaria, sociale e umanitaria.

Negli orientamenti del governo, poi, si continua a fare confusione tra consumo, abuso e dipendenza, una distinzione basilare per qualunque approccio scientifico. Tutti i consumatori sono visti come “schiavi della droga”. È un presupposto puramente ideologico che chiunque conosca dei consumatori di sostanze potrebbe facilmente smentire. Anche per questo il CNCA ha aderito alla campagna “Support. Don’t Punish” che, ogni 26 giugno, si mobilita in tutto il mondo per rivendicare politiche sulle droghe basate sulla salute di tutti e sui diritti umani e per contrastare lo stigma e la discriminazione che colpiscono chi fa uso di droghe.

Un altro punto critico è la visione delle comunità terapeutiche, viste da alcuni come luoghi puramente sanitari, istituzioni totali chiuse al mondo esterno, delle piccole carceri. Le organizzazioni del CNCA si occupano di servizi per le persone che usano droghe legali e illegali da oltre 40 anni. Nella nostra rete si contano 196 comunità residenziali e semi-residenziali che nel 2023 hanno accolto 2.376 persone. Per noi queste strutture devono operano in modo integrato con altri attori della comunità locale – servizi sociali e sanitari, Comuni, associazioni, imprese – nell’ottica di una responsabilità sociale diffusa che parte dal coinvolgimento della persona accolta e si estende alla comunità territoriale, in un percorso che comprende aspetti sanitari e sociali, di cura e di partecipazione attiva alla vita sociale. Il CNCA è anche la più grande rete italiana di servizi per la riduzione del danno (Rdd), una delle prestazioni previste dai Lea ma che questo governo non riesce nemmeno a nominare, cercando di delegittimare questo approccio fondamentale nell’ambito delle politiche sulle droghe, agito e promosso in tutta Europa e riconosciuto al livello internazionale. Si finanziano i servizi – anche se non in tutta Italia – ma si finge che non esistano.

La Relazione al Parlamento appena resa pubblica, su cui presenteremo a breve una valutazione complessiva, a prima vista non presenta alcuna novità anche sui punti sopra esposti. Finché non ci sarà un coraggioso cambio di passo verso politiche meno repressive e più attente ai diritti e alla salute delle persone che usano sostanze – come abbiamo detto – nessuna novità positiva è possibile. Il sistema dei servizi per le dipendenze continua a risultare fortemente differenziato a seconda delle regioni, compromettendo la tutela di diritti fondamentali a partire dal diritto alla salute. La copertura in molti territori del paese, e specie al Sud, è del tutto inadeguata sia per l’offerta delle strutture terapeutiche residenziali e semi-residenziali/diurne sia per i servizi ambulatoriali e ancora di più per quelli di Rdd.

Il CNCA ha deciso di partecipare ai lavori della prossima Conferenza Nazionale Dipendenze, a Roma il 7 e 8 novembre prossimi, proprio per portare la propria cultura decriminalizzante, inclusiva e di tutela dei diritti fondamentali senza condizioni. Vorremmo che si uscisse dall’impostazione proposta dal Dipartimento politiche antidroga nei lavori preparatori, segnata da una cornice culturale che ci pare moralistica e patologizzante. Grave, ad esempio, è l’assenza dei temi relativi alla Rdd; il mancato coinvolgimento degli amministratori locali e in particolare della rete Elide, che riunisce numerosi enti locali per una politica innovativa sulle droghe; l’assenza delle associazioni dei consumatori; l’assenza di un gruppo di lavoro specifico sul tema del reinserimento socio-lavorativo e abitativo; la rimozione dei temi legati al dark web, che sono sempre più cruciali nei consumi di sostanze illegali. Il CNCA, insieme a molti altri soggetti della società civile, organizzerà nella capitale, a ridosso della conferenza governativa, una Contro conferenza in cui una larga parte di società civile impegnata su questi temi potrà confrontarsi liberamente su quanto rimosso dal governo e dare forza alle numerose proposte di riforma elaborate in questi anni, che avrebbero un impatto immediato e positivo nell’ambito delle politiche sulle droghe di questo paese, ma che continuano a essere ignorate.

Repressione, autoritarismo e stigmatizzazione sembrano le cifre più forti dei tempi che viviamo. Dinanzi a essi abbiamo ancora di più il dovere di prendere parola, non restare inerti di fronte alle ingiustizie, esserci con i corpi, i pensieri e le azioni.

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Mariano