La presidenza danese: attività e obiettivi del prossimo semestre - BistonciniPartners

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Luglio 2025

5 minuti di lettura

La presidenza del Consiglio dell’UE e lo scenario danese

Dal 1° luglio al 31 dicembre 2025, la Danimarca deterrà per l’ottava volta la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea. Con la presidenza, la Danimarca eredita dalla Polonia il ruolo di “honest broker” tra i 27 Stati membri: una figura centrale chiamata, tra le altre cose, a presiedere tutte le riunioni del Consiglio, ad agire da mediatore tra le posizioni degli Stati membri e a rappresentare il Consiglio in sede di trilogo nelle negoziazioni con il Parlamento.

Nonostante il ruolo imparziale e “super partes” ricoperto dalla presidenza, la composizione politica dell’esecutivo dello Stato in carica può dare un’idea indicativa della possibile direzione che potranno prendere le diverse negoziazioni. Tuttavia è bene ricordare che le attività della presidenza non riflettono interamente la volontà politica della capitale di riferimento, considerando la forte concertazione necessaria per raggiungere gli accordi in sede europea.

In Danimarca è attualmente in carica il Governo Frederiksen II, guidato dalla socialdemocratica Mette Frederiksen (Ministro di Stato). La leader del partito socialdemocratico danese (Socialdemokratiet- S) è stata confermata nel suo ruolo dopo le elezioni del 2022, quando ha scelto di costruire un governo assieme ai partiti di stampo liberale, Venstre e Moderaterne. Si tratta quindi di uno dei pochi paesi dell’UE senza un esecutivo di centrodestra e che non annovera ministri di partiti aderenti al PPE.

Tuttavia, è importante sottolineare che su alcuni temi, la posizione del governo danese è vicina a quella di leader europei più conservatori. Sul tema dell’immigrazione, ad esempio, è nota la sinergia con il Presidente Giorgia Meloni con cui, anche a livello europeo, sono in fase di elaborazione possibili proposte per dare più potere ai governi nella gestione del fenomeno.

Non ci sono elezioni per la presidenza del Consiglio: ciascun paese la esercita a rotazione. Ciò significa che ogni Stato membro, piccolo o grande che sia, detiene la presidenza ogni 13 anni e mezzo. Alla Danimarca subentrerà Cipro (dal 1° gennaio al 30 giugno 2026); la prossima presidenza guidata dall’Italia sarà da gennaio a giugno 2028

Il programma della presidenza danese

Come ogni semestre l’avvio della nuova presidenza è preceduto dalla pubblicazione del programma di lavoro, documento in cui vengono descritte le attività da svolgere e gli obiettivi che la presidenza intende raggiungere nel corso del semestre.

La presidenza danese ha individuato due priorità. La prima (dal titolo “Un’Europa sicura”) pone al centro la sicurezza europea, focalizzandosi sull’agenda relativa alla difesa, sulla gestione dell’attività migratoria, sullo Scudo europeo contro la disinformazione (European Democracy Shield), sul rafforzamento dell’influenza politica dell’UE e sulla sicurezza economica.

La seconda priorità (“Un’ Europa competitiva e verde”) riprende il filone della competitività, tematica centrale fin dalla fase di formazione della nuova Commissione europea, affiancandolo alle tematiche della sostenibilità ambientale. La posizione segue di pari passo il cambio di direzione tra i due diversi mandati di Ursula von der Leyen, nel passaggio dal Green Deal al Clean Industrial Deal, con una crescente considerazione delle necessità dell’industria all’interno della transizione verde.

Volendo individuare un’azione simbolica per il tema della competitività, la presidenza danese avrà il compito di proseguire lungo la linea di semplificazione portata avanti dalla Commissione. Oltre a portare avanti e, laddove possibile, finalizzare i pacchetti omnibus di semplificazione già presentati – al momento dell’insediamento dei danesi erano cinque relativi a sostenibilità, investimenti, agricoltura, pmi e difesa -, la presidenza dovrà anche avviare le discussioni in Consiglio sulle nuove proposte, a cominciare da quella relativa al settore chimico, presentata l’8 luglio.

Per quanto riguarda le tematiche ambientali, a livello strutturale, saranno intavolate le discussioni in merito al nuovo target climatico, che prevede una riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040. L’obiettivo proposto è incastonato all’interno dell’ambiziosa Climate Law approvata nella scorsa legislatura, che prevede la neutralità climatica dell’UE entro il 2050.

Guardando ai singoli temi, la presidenza danese punta a finalizzare – o ad avvicinare alla conclusione – diversi dossier di primaria importanza, come ad esempio l’accordo EU-Mercosur, il Programma per l’industria della difesa europea (EDIP), la direttiva sulla tassazione dell’energia, le normative su servizi di pagamento ed euro digitale, le nuove norme in merito al Codice doganale o il pacchetto farmaceutico.

I danesi avranno anche il compito di aprire il dialogo in merito alle proposte che la Commissione presenterà da qui alla fine del 2025, quali ad esempio l’estensione del Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM), la revisione della normativa REACH sulle sostanze chimiche, l’introduzione dello European Business Wallet per facilitare le comunicazioni tra PA e imprese o la nuova Agenda dei consumatori 2025-2030.

L’inizio del semestre anticipa inoltre di pochi giorni la presentazione, da parte della Commissione europea, della proposta per il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale post-2027 (QFP), prevista per il 16 luglio 2025. Sarà questa una delle principali sfide politiche della presidenza danese che si è posta l’obiettivo di presentare una prima bozza del “negotiating box” per guidare i negoziati.

Le discussioni saranno importanti non solo in termini di budget generale dell’Ue, ma anche per le diverse policy specifiche. Il tema, infatti, non rientra solo negli ordini del giorno delle riunioni del Consiglio affari generali, ma anche in quasi tutte le formazioni settoriali, dalla difesa alla competitività.

In generale la roadmap proposta dalla presidenza danese è ambiziosa, sia per l’alto numero di dossier che saranno trattati, sia per le crescenti tensioni politiche, come dimostrato anche dal possibile ritiro della proposta di direttiva sui cd. Green Claims, opzione che incontra il favore del PPE ma non degli altri gruppi che hanno sostenuto la conferma di von der Leyen lo scorso luglio (S&D, Renew e Verdi).

Sarà quindi interessante vedere se il percorso procederà senza intoppi o se si presenteranno nuovi ostacoli politici capaci di rallentare il programma.

Recapiti
Simone Vellucci