Fino a ieri, le chiedevi del tempo. Le facevi impostare un timer per la pasta. Al massimo, le ordinavi di riprodurre la tua playlist preferita per mascherare la solitudine del lunedì sera. E lei, obbediente e un po’ tonta, eseguiva. Ma se da domani quella stessa voce iniziasse a capire davvero? Se, sbirciando una tua email, ti prenotasse un tavolo al ristorante? Se, analizzando la foto di un invito che hai lasciato sul tavolo, inserisse l’evento in calendario e ti proponesse di chiamare un Uber?
Non è un film. È l’inquietante, eccitante futuro che sta bussando alla porta. L’era degli assistenti vocali “utili” sta per finire. Benvenuti nell’era degli assistenti AI (o AI Agent) che sanno tutto. Forse troppo.
La promessa tradita (e finalmente mantenuta)
Ammettiamolo: per anni, Alexa e i suoi colleghi sono stati una mezza delusione. Ci avevano venduto il sogno di “Star Trek”, un computer onnisciente pronto a servirci, e ci siamo ritrovati con un gadget che faticava a capire una richiesta se non formulata con la precisione di un ingegnere. EPIC FAIL! Abbiamo convissuto con la sensazione che, in fondo, non stessero diventando più intelligenti. Ancora oggi qualche volta se chiedo ad Alexa “Mi canti una filastrocca” per mio figlio di un anno, funziona e cantiamo insieme una bella filastrocca ma se chiediamo “Ci canti un’altra filastrocca” ci risponde “Mi dispiace non c’è nessun libro nella tua libreria che si chiama così” ! EPIC FAIL!
Poi, è arrivata l’IA generativa. E ha cambiato tutte le carte in tavola.
Il maggiordomo che non hai mai avuto (e forse non volevi)
Quella che Amazon sta per lanciare con Alexa Plus non è un aggiornamento. È una mutazione genetica. L’idea è quella di un assistente che non aspetta i tuoi ordini, ma li anticipa. Un vero maggiordomo digitale che, con un’efficienza quasi sinistra, si offre di gestire pezzi della tua vita. Il tutto, almeno inizialmente, “gratis” con l’abbonamento Prime, perché si sa, la prima dose è sempre gratuita.
Questo passaggio da esecutore passivo a partner proattivo è il vero salto quantico. È il momento in cui la tecnologia smette di essere uno strumento e inizia a diventare una presenza.
Vivere nel futuro: comodo, ma a che prezzo?
Immagina di non dover più alzare un dito. Scatti una foto all’invito per il compleanno di Marco? Alexa vede, capisce e ti chiede: “Aggiungo ‘Compleanno di Marco’ al calendario per sabato alle 21?”. Legge un’email in cui un amico ti scrive “Vediamoci per un caffè la prossima settimana”? E lei ti propone: “Posso controllare le agende e trovare un momento libero per entrambi?”.
Questa è la magia promessa dall’integrazione con Gmail e Outlook. Una comodità senza precedenti, costruita su una cessione di privacy senza precedenti. L’assistente non ascolta più solo la tua voce: ora legge la tua posta, guarda le tue foto, interpreta le tue conversazioni. Ficca il naso nella tua vita per rendertela più semplice. Un patto col diavolo in versione 4.0.
La parentesi (assurda e necessaria) delle emoji
E mentre i nostri salotti si trasformano in ponti di comando di navi spaziali, l’umanità non smette di essere meravigliosamente banale. In un mondo che discute di intelligenze artificiali senzienti, ci si accapiglia ancora su quali faccine aggiungere alle nostre tastiere. La notizia del possibile arrivo dell’emoji del Bigfoot e la discussione sul complesso processo di approvazione di queste icone è il perfetto contraltare a tutto questo.
È un promemoria rassicurante: per quanto la tecnologia possa correre, i nostri desideri, a volte, sono ancora incredibilmente semplici e irrazionali (Dan Ariely docet!). Vogliamo un maggiordomo digitale, sì, ma vogliamo anche un modo migliore per dire “non ci credo!” con una singola immagine.
La scelta è solo tua
Siamo al dunque. La tecnologia per un’assistenza totale, quasi predittiva, è qui. Non si torna indietro. Possiamo abbracciarla con entusiasmo, rifiutarla con sospetto o, più probabilmente, accoglierla con un misto di entrambe le cose.
Ma la domanda che prima o poi dovremo farci non è più tecnica, è filosofica. Quanta parte di noi siamo disposti a delegare in cambio di comodità? Dove finisce l’aiuto e inizia l’intrusione? L’assistente del futuro è pronto. E tu, sei pronto a rispondergli?