Cecilia Sala: l'ultimo libro è I figli dell'odio
Cecilia Sala ha poco più di trent’anni, ma è già una delle firme più riconoscibili del giornalismo italiano. È diventata nota per i suoi reportage dalle zone di crisi, per la capacità di raccontare la contemporaneità con uno sguardo preciso, diretto, senza filtri. Ha scritto da Kabul, da Kiev, da Teheran. Ha viaggiato e lavorato dove altri non arrivano, anche a costo della libertà personale.
Nel 2024 è stata arrestata in Iran mentre lavorava al suo podcast Stories con un visto da giornalista. È rimasta prigioniera fino all' 8 gennaio 2025, giorno della sua liberazione, avvenuta dopo un intenso lavoro diplomatico e di intelligence. Il suo nome è circolato tra le diplomazie internazionali e nelle redazioni dei giornali.
Ora, dopo il grande successo de L’incendio uscito nel 2022, torna in libreria con il suo ultimo libro: I figli dell’odio, un libro essenziale per comprendere i conflitti che definiscono il nostro tempo. Un ritratto complesso, inedito e profondamente umano di un Medio Oriente in trasformazione.
I figli dell’odio: il Medio Oriente visto da dentro
Hebron, Cisgiordania. Un gruppo di ragazze ebree, ancora minorenni, solleva uno striscione contro i matrimoni misti.
Tulkarem, campo profughi: adolescenti palestinesi appendono ai fucili le foto degli amici uccisi. Si preparano a combattere i soldati israeliani.
Teheran: Abbas piange il cugino impiccato dal regime. Intanto guarda all’attacco lanciato dallo Stato ebraico contro la Repubblica islamica con un misto di paura e aspettativa.
Questo è il punto di partenza di I figli dell’odio, il nuovo reportage narrativo di Cecilia Sala. Un viaggio dentro tre grandi fratture: la radicalizzazione di Israele, la distruzione della Palestina, il collasso dell’Asse della resistenza che ha il suo centro a Teheran.
Con uno stile vivido e in presa diretta, la giornalista attraversa i check-point, entra nei raid, nelle case dei leader militari, dei sopravvissuti, delle vittime e di chi ha scelto di combattere. In ognuno di questi contesti emerge lo stesso nodo: uno scontro generazionale profondo, che plasma il presente ma resta poco raccontato.
Tra i “pacifisti esausti” che in Israele osservano il proprio paese deragliare, cresce una generazione di coloni giovanissimi e più violenti che mai. In Palestina, un padre come Firas continua a credere nella diplomazia; suo figlio Samih, invece, vede nei fucili d’assalto l’unica risposta possibile all’occupazione. In Iran, mentre il potere tenta di nascondere la propria fragilità, le ragazze senza velo che sfidano le telecamere sono diventate centinaia di migliaia.
Il libro include interviste a figure centrali: Hossein Kanaani, uno dei fondatori dei pasdaran; Ronen Bergman, giornalista premio Pulitzer, che racconta il fallimento di Israele nel difendersi dal proprio estremismo armato; Imad Abu Awad, analista palestinese, che non crede più né alla diplomazia né alla guerra, e vede una possibilità solo in una guerra civile interna allo Stato ebraico.
I figli dell’odio è un ritratto umano, rigoroso, necessario. Un libro che mette insieme le voci e le contraddizioni di un Medio Oriente che sta cambiando, mentre il mondo guarda altrove.