RISORSE UMANE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Compatibilità
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I colloqui che ricordo davvero non sono quelli in cui il candidato “si è venduto bene”.

Sono quelli in cui, tornando a casa, mi è rimasto addosso qualcosa.

Una pausa troppo lunga prima di rispondere.

Una parola detta sottovoce.

Uno sguardo che non coincideva con le frasi pronunciate.

La verità, spesso, non arriva durante.

Arriva dopo.

Sovente la ritrovo la sera, quando al mio PC scrivendo la relazione sul colloquio, attivo il mio Plaud Note e torno sull’audio oppure rileggo la trascrizione dell’incontro.

Il riassunto generato dalla trascrizione automatica e perfettamente organizzato spesso mi sorprende: non perché dica qualcosa che non ho sentito, ma perché mi costringe a vederlo con altri occhi.

Lo guardo inseguendo le infografiche, lo ascolto traducendo in automatico in una delle 112 lingue disponibili e tutto cambia.

Il mio piccolo assistente intelligente potenziato dall’intelligenza artificiale mi permette di analizzare le sfumature che in diretta mi sono perso, perché magari preso dal ritmo, dalle domande, dalla voglia di valutare… e mi sono dimenticato di sentire davvero.

I silenzi non mentono.

Le pause rivelano.

Il non detto, a volte, dice tutto.

Per questo credo che il valore di un colloquio non stia solo nelle risposte.

Ma nell’intervallo tra una parola e l’altra.

Mi sbaglio?

(Qui → https://bit.ly/3Td4apn trovi il mio assistente personale potenziato con l’IA)

In collaborazione con Plaud Note.
Recapiti
Massimo