Libri sull'America di ieri e di oggi
Guardare oggi agli Stati Uniti significa confrontarsi con un Paese che continua a influenzare il mondo, ma che fa sempre più fatica a riconoscersi. Le elezioni presidenziali, la crisi climatica, le battaglie sui diritti civili e sul controllo delle armi, la questione razziale, l’impatto della tecnologia sulla vita pubblica: ogni tema sembra riflettersi e distorcersi nella società americana. Ma non è solo la cronaca a colpire. È il modo in cui certe tensioni diventano racconto, discorso culturale, materia letteraria.
Da sempre, la narrativa e la saggistica statunitense affrontano i propri conflitti in modo diretto, spesso scomodo. Non cercano consolazione, ma comprensione. E quando raccontano il presente, lo fanno senza smussare le asperità. Gli scrittori americani — giornalisti, romanzieri, poeti — non si limitano a descrivere ciò che accade. Interrogano la realtà, ne misurano le contraddizioni, danno voce a chi resta ai margini. È in queste pagine che si trovano, spesso prima che altrove, le domande giuste.
Leggere l’America oggi serve a questo. Non per inseguire un modello, né per giudicarlo da lontano. Ma per capire meglio il nostro tempo, le tensioni che lo attraversano. E forse anche per riconoscere qualcosa che ci riguarda più di quanto siamo disposti ad ammettere.
Questo percorso comincia da qui. Dai libri che raccontano il potere, la frattura sociale, l’identità. Passa attraverso le nuove voci della narrativa americana. E infine torna indietro, per rileggere i testi che hanno trasformato l’esperienza americana in mito — e in memoria collettiva.
Il potere e le contraddizioni: saggi per capire l’America di oggi
Il potere, in America, non si esercita soltanto nelle aule del Congresso o nelle sentenze della Corte Suprema. Si manifesta anche nei quartieri popolari delle grandi città, nei divari tra scuole pubbliche e private, nella distanza tra chi ha accesso a cure sanitarie e chi no. È lì, nella vita quotidiana, che le promesse della democrazia americana incontrano i loro limiti più evidenti.
Negli ultimi anni, la saggistica ha messo a fuoco questi punti ciechi con chiarezza. Lo ha fatto raccogliendo dati, seguendo persone, raccontando territori. Ne emerge il ritratto di un Paese che non smette di trasformarsi e che, nel farlo, espone le sue tensioni più profonde: tra ricchezza ed esclusione, tradizione e progresso, controllo e protesta. Capire questi meccanismi serve anche a leggere meglio il presente di chi, come noi, vive in società attraversate dagli stessi interrogativi.
A parlarne, sono grandi firme come Francesco Costa, Federico Rampini, George Packer, Henry A. Kissinger. Qui, tutti i saggi che pensiamo essere essenziali per conoscere l'America e costruirci un pensiero critico.
Voci emergenti e diversità: il nuovo volto narrativo degli Stati Uniti
Ci sono storie che non hanno trovato spazio per decenni nella narrativa americana. Non perché mancassero, ma perché non venivano ascoltate. Oggi quelle voci si fanno sentire con forza: raccontano la vita nei sobborghi trascurati, nelle riserve urbane, nei quartieri segnati dalla disuguaglianza. Raccontano cosa significa crescere dentro un’identità che non rientra nei canoni dominanti, ma che esiste, resiste, scrive.
La nuova narrativa americana arriva spesso da autori esordienti o da scrittori che hanno dovuto lottare per farsi pubblicare. Non ha paura di mescolare generi, di usare il linguaggio in modo spiazzante, di prendere posizione. Non cerca di rappresentare “tutta l’America”, ma una parte precisa, finora marginalizzata o mal compresa: nativi americani, afroamericani, asiatici, persone queer, poveri bianchi di provincia. In queste pagine non c’è nostalgia, e nemmeno idealizzazione. C’è realtà, trasformazione e voce.
È in questa direzione che si muovono alcuni dei romanzi più incisivi degli ultimi anni. E forse, oggi, leggere davvero l’America significa partire proprio da qui.
Focus: Colson Whitehead, "Narratore d'America"
Anche Colson Whitehead, "Narratore d'America" secondo il Time, ci racconta un angolo buio di storia statunitense con il suo toccante I ragazzi della Nickel, romanzo premiato del Pulitzer per la Fiction 2020.
Dopo aver raccontato con piglio avventuroso la schiavitù negli stati del Sud della prima metà dell'Ottocento ne La ferrovia sotterranea, Whitehead ci porta ancora nel Sud segregazionista, ma questa volta alla metà del Novecento. Sono gli anni dei discorsi di Martin Luther King, del boicottaggio dei bus pubblici dopo l'arresto di Rosa Parks, delle prime lotte civili che si scontravano con un razzismo dilagante.
Dopo il successo di questo romanzo, Whitehead torna in libreria con una trilogia di rocamboleschi romanzi sulla comunità nera, ma lo fa in un habitat urbano che è ormai un simbolo per tutti gli afroamericani e gli afrodiscendenti. Il ritmo di Harlem è una lettera d'amore dedicata al ritmo travolgente del quartiere più multietnico e artistico di New York, e Manifesto criminale prosegue questo straordinario inno ad Harlem.
In Sag Harbor l'autore intreccia invece il tema dell'identità razziale con quello dell'adolescenza. Il romanzo racconta la storia di Benji Cooper, uno dei pochi studenti di colore in una prestigiosa scuola privata.
D’estate Benji si rifugia a Sag Harbor, negli Hamptons, dove una piccola comunità di afroamericani benestanti si è costruita il proprio mondo: un mondo nel quale Benji si sente a disagio proprio come in quello dei bianchi dove vive per il resto dell’anno.
Storie fondanti e mito: madri e padri della grande letteratura americana
Alcuni libri hanno contribuito più di altri a costruire l’immaginario degli Stati Uniti. Hanno raccontato un Paese in espansione, in fuga, in cerca di qualcosa. Il viaggio, la ricchezza, la caduta, la frontiera: per molto tempo, la letteratura americana ha usato questi temi per riflettere su sé stessa. Ed è anche grazie a quei testi che oggi possiamo capire da dove arrivano certe ossessioni, certe illusioni, certe fratture.
Rileggere quei romanzi serve a spostare lo sguardo. Non per nostalgia, ma per rimettere in prospettiva. Alcune di quelle storie parlano con sorprendente precisione del nostro tempo. Lo fanno attraverso personaggi che resistono, si ostinano, crollano. E mostrano quanto la distanza tra il sogno americano e la realtà sia sempre stata parte del racconto, non una deviazione.
Libri sull'America: la poesia oltreoceano
La poesia americana è imbevuta dell'anima della beat generation con Lawrence Ferlinghetti, poeta ed editore, che con i suoi Greatest Poems ci regala una raccolta che esprime tutta la vitalità intellettuale e creativa della sua epoca.
La realtà prende forma attraverso l'impegno civile, negli affreschi del quotidiano, nel racconto del mondo come sofferenza, impegno, meditazione. La stessa energia espressiva si sente tra le pagine delle Poesie di guerra e di mare di Herman Melville (tradotte da Roberto Mussapi).
L'autore di Moby Dick rievoca le vicende storiche del suo Paese, si addentra nei campi di battaglia o negli scontri delle navi; si muove dal recitativo al canto, e con l’inesausta tensione di chi sa passare con naturalezza e arte da tinte forti, nette, fosche, che assorbono il lettore, alla dolcezza di chi osserva "le creature ridenti nel mattino". Un'altra voce chiave del secondo Novecento è quella di Mark Strand che si può apprezzare nel volume Tutte le poesie.
Un canto che ha influenzato un’intera generazione di poeti americani con la sua capacità di catturare la sottile musica della coscienza e di creare paesaggi di una fisicità quasi pittorica, emblemi di una condizione interiore. Ancora una volta l'America è paesaggio interno-esterno, una condizione di perenne divenire di cui la poesia può catturare l'essenza.