Marketing esperienziale e PR: costruire relazioni e amplificare l’impatto della comunicazione - Disclosers

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Negli ultimi anni il marketing esperienziale ha conquistato uno spazio crescente nelle strategie di comunicazione di brand e aziende. Non si tratta di un semplice trend creativo, ma di un approccio strutturato, supportato da dati che ne confermano l’efficacia nel rafforzare la relazione con i consumatori, generare copertura mediatica e consolidare la reputazione del brand. Per le PR, da sempre impegnate a costruire relazioni di fiducia e a trasformare messaggi complessi in narrazioni di valore, il marketing esperienziale rappresenta un alleato naturale e una leva di potenziamento.

Che cos’è il marketing esperienziale e perché funziona

Il marketing esperienziale si fonda sulla creazione di esperienze dirette, fisiche o ibride, attraverso cui le persone possono interagire con un brand in modo immersivo e coinvolgente.

Secondo insight di settore, le generazioni più giovani rappresentano il target perfetto per le strategie di marketing esperienziale. Nell’ultimo report “Fourth Spaces” di Eventbrite (2025), il 73% delle persone tra i 18 e i 35 anni prevede di partecipare ad almeno un evento dal vivo nei prossimi sei mesi. Inoltre, il 79% di questa fascia d’età è attratto da esperienze immersive che combinano più passioni, segno di una forte ricerca di connessioni significative e contenuti originali. Questi dati confermano come Millennials e Gen Z non considerino l’esperienza come un semplice plus, ma come un elemento centrale del loro rapporto con i brand, premiando le aziende in grado di creare momenti relazionali e condivisibili.

A differenza delle attività di comunicazione puramente informative, le esperienze infatti attivano più canali sensoriali ed emotivi, aumentando la capacità di ritenzione del messaggio e favorendo la condivisione spontanea (sia offline che online). Secondo dati recenti, il 98% dei consumatori che partecipa a un evento esperienziale crea contenuti digitali o social durante l’esperienza, amplificando organicamente la portata del brand ben oltre i confini dell’evento stesso. Questo fenomeno di user-generated content (UGC) ha un duplice valore: da un lato, aumenta la visibilità e l’awareness del marchio attraverso canali spontanei e non pagati, dall’altro, fornisce alle aziende una riserva di materiali utilizzabili per campagne successive o per attività editoriali. 

Questo porta alla conclusione che, essendo la fiducia nei messaggi pubblicitari tradizionali in forte calo e la competizione per l’attenzione molto elevata, le esperienze dal vivo diventano una risorsa strategica non solo per il marketing, ma anche per la gestione delle relazioni pubbliche.

Forme e applicazioni del marketing esperienziale

Il marketing esperienziale può assumere forme diverse, in base agli obiettivi di comunicazione e ai target di riferimento:

  • Eventi esclusivi su invito: cene private, anteprime di prodotto, talk riservati a giornalisti o top client. Sono occasioni per costruire un rapporto diretto e personalizzato con i propri stakeholder, con un forte impatto sulla percezione di esclusività e sulla qualità della relazione.
  • Eventi aperti al pubblico: concerti, installazioni, talk o open day. Questi format hanno come obiettivo primario la brand awareness e l’ampliamento del bacino di pubblico. Possono generare un’ampia copertura organica grazie alla partecipazione di un pubblico eterogeneo e all’attivazione di community online.
  • Pop-up e attivazioni territoriali: spazi temporanei, installazioni interattive o collaborazioni con luoghi iconici per il lancio di nuovi prodotti o iniziative speciali. Consentono di intercettare un pubblico mirato, creare engagement (anche locale) e amplificare la presenza del brand oltre i canali digitali.
  • Attività di guerrilla marketing: azioni sorprendenti (come ad esempio attività diffuse sul territorio tramite app o QR code) non convenzionali e basate sulla gamification, che rompono lo schema della comunicazione classica, attirando l’attenzione dei media e stimolando la condivisione virale.
  • Viaggi stampa e creator experience: format che uniscono la logica relazionale tipica delle PR (cura della relazione con giornalisti e creator) con l’impatto emotivo delle esperienze immersive. Consentono di creare contenuti dal vivo, favorendo racconti che vanno oltre il semplice comunicato stampa.
  • Installazioni interattive e immersive con l’uso della tecnologia
    Spazi temporanei o permanenti dove il pubblico può interagire con contenuti sensoriali, tecnologie immersive (realtà aumentata, realtà virtuale) o elementi fisici di grande impatto visivo. Esempio: musei brandizzati, sale esperienziali nei flagship store, percorsi multisensoriali.
  • Experience hub all’interno di eventi di terzi
    Attivazioni create all’interno di fiere, festival o grandi eventi culturali e sportivi, dove il brand sfrutta un pubblico già presente per offrire un’esperienza distintiva (stand interattivi, aree relax a tema, giochi immersivi).
  • Tour itineranti
    Roadshow con tappe in diverse città, spesso con allestimenti mobili (truck, container, van brandizzati) che portano l’esperienza direttamente al pubblico, coinvolgendo community diverse e generando contenuti locali.
  • Eventi ibridi e phygital
    Attività che combinano esperienze fisiche e digitali: dal live streaming di eventi con interazioni in tempo reale, a piattaforme immersive in cui il pubblico può partecipare anche da remoto, con kit esperienziali inviati a casa o interazioni in AR/VR.
  • Esperienze ad impatto sociale
    Attivazioni legate a cause sociali o ambientali, dove i partecipanti non solo vivono un’esperienza, ma contribuiscono a un impatto positivo (es. iniziative di volontariato di brand, esperienze green legate a progetti di sostenibilità).
  • Collaborazioni cross‑brand
    Esperienze co‑create da due o più brand appartenenti a settori diversi, che uniscono community e valori (es. un brand tech che collabora con un brand food per un’esperienza immersiva in store).

Queste sono solo alcune delle attività che possono essere realizzate e che possono dialogare con una strategia di PR: ma come si intersecano?

Marketing esperienziale e PR: un ecosistema interconnesso

Il legame tra marketing esperienziale, le PR e le media relations è più profondo di quanto possa apparire. Le PR tradizionalmente si occupano di costruire fiducia e credibilità e di generare una narrazione coerente e riconoscibile. Il marketing esperienziale, dal canto suo, offre strumenti e contesti per dare corpo a questi valori in modo tangibile.

Integrare i due ambiti significa progettare esperienze che catturino l’attenzione e che siano costruite per generare un racconto mediatico impattante nella vita delle persone. Un evento di brand, ad esempio, può diventare occasione per presentare una nuova linea di prodotto ai giornalisti in un contesto che possa farli sentire accolti e coinvolti, rafforzando la qualità della relazione e garantendo un contenuto notiziabile e distintivo. Allo stesso modo, un’installazione pop-up per esempio può essere progettata con elementi di storytelling pensati per i social, ma anche con spazi dedicati a interviste, shooting e attività di networking per la stampa. Le installazioni, specie se pubbliche e scenografiche, hanno un forte potenziale di notiziabilità: catturano l’attenzione dei media grazie all’effetto visivo e spesso generano contenuti foto e video che i giornalisti possono facilmente utilizzare. Se legate a un tema di attualità (es. sostenibilità, innovazione tecnologica), diventano opportunità per organizzare press preview dedicate e generare articoli con una componente maggiore di storytelling visivo.

Un roadshow invece offre l’opportunità di attivare media locali e costruire relazioni con giornalisti di territori diversi. Ogni tappa può diventare una “micro notizia”, moltiplicando la possibilità di ottenere copertura su media regionali, locali e verticali, e creando occasioni di networking con stakeholder territoriali (istituzioni, associazioni).

Ogni attività esperienziale può avere un gancio di narrazione interessante da raccontare alla stampa.

Inoltre, la convergenza tra esperienziale e PR risponde a una tendenza strutturale del mercato: l’analisi di Cision sullo stato delle PR (2024) evidenzia come l’85% dei professionisti ritenga essenziale integrare eventi e attivazioni fisiche nella propria strategia per migliorare la qualità della copertura earned e differenziarsi rispetto ai competitor.

Il marketing esperienziale, quindi, non sostituisce le PR, ma le potenzia. Permette di trasformare un messaggio in un’esperienza reale, creando un punto di contatto con le persone e amplificando quindi la portata della narrazione. Allo stesso tempo, le PR danno profondità e continuità a queste esperienze, trasformandole in storie che si estendono oltre il momento dell’evento e che contribuiscono a costruire reputazione, fiducia e relazione nel tempo.

Per i professionisti della comunicazione, questa sinergia rappresenta un’opportunità da integrare in modo strutturato, con la consapevolezza che il valore di un’esperienza non sta solo nel momento vissuto, ma nella storia che è in grado di generare.

In Disclosers lavoriamo ogni giorno per integrare creatività e strategia, costruendo progetti che uniscono l’immediatezza delle esperienze alla solidità di un piano di comunicazione strutturato.

Un approccio che ci ha permesso di affrontare sfide diverse, come quelle che abbiamo raccontato in modo approfondito nei casi studio di Rinaldi 1957, Lovrén, Fluidra e altri raccontati sui nostri canali social.


Se il nostro approccio – che condividiamo attraverso tutti i nostri canali – i risultati che otteniamo, il nostro metodo di lavoro e i valori che ci guidano risuonano con il tuo brand e con le persone che lavorano nella tua organizzazione, contattaci.

Siamo al fianco delle aziende per costruire relazioni con i media autentiche e durature, grazie a strategie di PR strutturate e mirate. Possiamo condividere decine di case study per mostrarti concretamente l’impatto del nostro lavoro.

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