È morto Gianni Berengo Gardin, il grande fotografo dell’Italia in bianco e nero

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Si è spento a 94 anni Gianni Berengo Gardin, tra i più grandi maestri della fotografia italiana del Novecento. Nato a Santa Margherita Ligure nel 1930, veneziano d’adozione, ha attraversato oltre settant’anni di storia con il suo sguardo poetico e insieme documentario, lasciandoci una straordinaria memoria visiva del Paese.
Alcuni dei suoi celebri scatti saranno esposti al Meeting di Rimini 2025, nella mostra I sentieri del Sacro a cura di Micol Forti e Alessandra Mauro.

Una vita in immagini

Nato il 10 ottobre 1930, Berengo Gardin considerava Venezia la sua vera città. È lì che ha mosso i primi passi con la macchina fotografica, dando avvio a una carriera che lo avrebbe portato in tutto il mondo.
Nel corso della sua vita ha prodotto oltre due milioni di negativi (il suo archivio è oggi gestito dalla Fondazione Forma per la Fotografia), pubblicato più di 260 libri e allestito oltre 360 mostre personali. Ha vissuto tra Venezia, Roma, Lugano, Parigi e Milano (dal 1965), dove si era stabilito. Ha lavorato per le principali testate italiane e internazionali, tra cui Domus, L’Espresso, Time, Stern, Le Figaro, dedicandosi però soprattutto alla sua forma espressiva prediletta: il libro fotografico.

Un fotografo celebrato in tutto il mondo

Gianni Berengo Gardin è stato il fotografo italiano più premiato e riconosciuto a livello internazionale.
Nel 1972, Modern Photography lo inserisce tra i 32 World's Top Photographers. Nel 1982, lo storico dell’arte Ernst Gombrich lo cita come unico fotografo nel saggio L’immagine e l’occhio. Nel 2008, riceve a New York il Lucie Award alla carriera, già assegnato a giganti come Cartier-Bresson. Nel 2009, ottiene la Laurea Honoris Causa in Storia della Critica d’Arte all’Università Statale di Milano. Nel 2014, riceve il Premio Kapuściński per il reportage. Nel 2017, entra nella Leica Hall of Fame.
Ha esposto nei più prestigiosi contesti internazionali, dal Victoria and Albert Museum di Londra alla mostra The Italian Metamorphosis al Guggenheim di New York, fino all’Expo di Milano 2015 e alla Biennale di Venezia.

Tra le sue mostre recenti: Vera fotografia. Reportage, immagini, incontri (Palazzo delle Esposizioni di Roma, 2016); L’occhio come mestiere (MAXXI di Roma, 2022).

Le sue foto nei musei più prestigiosi

Le opere di Berengo Gardin sono custodite nei più grandi musei e archivi del mondo, tra cui: MoMA di New York, Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi, Reina Sofía di Madrid, Maison Européenne de la Photographie, Guggenheim Museum di New York, MAXXI e Istituto Centrale per la Grafica di Roma, Centro Studi e Archivi di Comunicazione dell’Università di Parma.

Lo sguardo di un poeta dell’umanità

I suoi soggetti? I baci rubati, i treni affollati, le fabbriche, i rom, gli anziani, le donne, i bambini, i riti religiosi. Con un’attenzione costante all’umanità, colta con uno stile sobrio e partecipe, mai retorico. "Prima viene la Leica, poi le donne, poi i gelati", amava dire sorridendo.
Molti lo hanno definito il "Cartier-Bresson italiano", ma lui di sé preferiva dire: "Sono il Willy Ronis italiano. Ma conservo con orgoglio una dedica di Cartier-Bresson: A Gianni Berengo Gardin con simpatia e ammirazione. Avere l’ammirazione di lui, vuol dire che si può morire in pace".

I sentieri del Sacro, la mostra al Meeting 2025

Nel Giubileo della Speranza, il Meeting 2025 ospiterà la mostra I sentieri del Sacro, con scatti di Berengo Gardin accanto a quelli di Antonio Biasiucci, Giorgia Fiorio, Mimmo Jodice, Mario Giacomelli, Ferdinando Scianna e grandi fotografi internazionali come Sebastião Salgado e Harun Farocki.
La mostra racconta il senso del sacro nei cammini di pellegrinaggio: gesti e sguardi, riti e processioni, emozioni e fatica. Un’indagine visiva sul rapporto tra corpo e spirito, sul cammino come esperienza di fede, memoria, radici, appartenenza.

Il ricordo del ministro Giuli

“Con Gianni Berengo Gardin perdiamo un maestro indiscusso della fotografia. Un autentico esploratore dell’umano, capace di illuminare con il suo sguardo la storia del Novecento”. Così ha commentato la notizia della sua scomparsa il ministro della Cultura Alessandro Giuli, che sarà ospite al Meeting il 22 agosto 2025.

Recapiti
Filomena Armentano