Produzione zootecnica, OCSE-FAO: prevista una crescita del +13%

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La produzione di carne a livello globale è destinata a crescere del 13% nei prossimi 10 anni. Questa la previsione contenuta nel nuovo rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), che analizza la futura produzione e domanda alimentare fino al 2034 (OECD-FAO Agricultural Outlook 2025-2034).

LA PRODUZIONE. Confermato il primato della carne avicola

La produzione mondiale di carne è destinata a crescere del 13%, ovvero di 46 milioni di tonnellate, raggiungendo circa 406 milioni di tonnellate entro il 2034. Più della metà (il 55%) di questa crescita avverrà in Asia, trainata da un aumento di 15 milioni di tonnellate nella produzione di carne avicola.

Il primato della carne avicola, infatti, si rafforza: rappresenterà il 62% dell’aumento totale della produzione di carne nel prossimo decennio. Spinta dalla domanda interna, la produzione avicola si espanderà più rapidamente nei Paesi a reddito medio-alto. I vantaggi di questo settore sono noti: cicli di produzione brevi, elevata efficienza di conversione dei mangimi, basso impatto ambientale e costi di produzione inferiori.

Tuttavia, diversi fattori potrebbero limitarne la crescita. La diffusione dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) è una preoccupazione crescente e, sebbene una migliore sorveglianza e contenimento possono limitarne l’impatto, aumentano anche i costi per il settore (ad esempio, investimenti in biosicurezze e campagne di vaccinazione).

Il settore zootecnico sta affrontando, a livello globale, pressioni su più fronti, tra cui alti costi dei fattori produttivi, normative ambientali e sanitarie più severe, ed epidemie. In risposta, il settore si sta concentrando sull’aumento della produttività attraverso una gestione ottimale degli allevamenti e pratiche migliorate utilizzate in tutte le fasi della produzione. Questi miglioramenti sono fondamentali non solo per la gestione dei costi, ma anche per accrescere la sostenibilità di fronte alla crescente concorrenza delle fonti proteiche alternative.

IL CONSUMO. +21 per la carne avicola

Secondo il report, il consumo globale di carne avicola, ovina, bovina e suina è destinato a crescere rispettivamente del 21%, 16%, 13% e 5% entro il 2034. A livello pro-capite, si prevede che il consumo totale di carne aumenterà del 3%, raggiungendo i 29,3 kg all’anno.

I consumatori con redditi più elevati sono sempre più attenti al benessere animale e all’impatto ambientale degli alimenti, il che in alcune zone sta portando a una stagnazione o, addirittura, a un calo del consumo pro-capite di carne. Ad esempio, per il Canada e l’Unione Europea, il rapporto OCSE-FAO prevede una continua sostituzione della carne bovina, suina e ovina con il pollame, portando di fatto a una stagnazione del consumo totale di carne pro-capite.

Nello specifico, il consumo globale di carne avicola raggiungerà i 173 milioni di tonnellate entro il 2034, rappresentando il 62% dell’aumento totale del consumo di carne a livello mondiale. Questa crescita, già evidente nell’ultimo decennio in Asia (soprattutto in Cina, India, Indonesia, Pakistan e Vietnam), è destinata a proseguire, con un forte incremento previsto anche in Brasile, Egitto, Messico, Filippine e Stati Uniti.

La carne avicola sta consolidando il suo ruolo di fonte proteica principale tra le carni, un trend in atto da decenni. Entro il 2034, secondo il report, fornirà il 45% delle proteine totali consumate. Questo successo è dovuto a diversi fattori: il costo basso (rimane la carne più economica), il suo profilo nutrizionale favorevole con un ottimo rapporto proteine/grassi, e il suo impatto ambientale, inferiore ad altre tipologie di carne, che la rende attraente anche agli occhi dei consumatori attenti alla sostenibilità.

L’IMPATTO AMBIENTALE: -7% le emissioni di gas serra in Europa

Secondo le proiezioni, le emissioni di gas serra (GHG) sono destinate ad aumentare del 6% entro il 2034: l’Africa si posiziona in cima a questa crescita, con un aumento delle emissioni del 18%, mentre l’Europa si muove in controtendenza, prevedendo una diminuzione del 7%.

Il report evidenzia un dato positivo: l’aumento delle emissioni del 6% è nettamente inferiore all’incremento del 13% della produzione di carne. Questo risultato è il frutto di due fattori chiave: lo spostamento del mercato verso il pollame, una carne con un’impronta di carbonio inferiore alle altre tipologie di carne, e l’adozione di iniziative nazionali volte a promuovere pratiche di allevamento più sostenibili. Il vero motore di questa efficienza è l’aumento della produttività. Migliorare l’efficienza degli allevamenti permette di produrre la stessa quantità di carne con un minor numero di animali. Dato che le emissioni sono strettamente legate al numero di capi di bestiame, la produttività si conferma la strategia più efficace per ridurre l’impatto ambientale per ogni chilo di carne prodotto.

Report: OECD-FAO Agricultural Outlook 2025-2034
Fonte immagine: OECD

Recapiti
Unione Nazionale Filiere Agroalimentari