Comunicare “l’acqua” oggi

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25/08/2025

Matteo Colle, Consigliere nazionale

Matteo Colle, Consigliere nazionale FERPI e Direttore delle Relazioni Esterne e Sostenibilità del Gruppo CAP, intervistato da CSR Oggi, parla delle sfide più grandi per chi si occupa del settore idrico. 

Parlare di acqua oggi significa affrontare una delle sfide più complesse del nostro tempo: garantire quantità e qualità di una risorsa essenziale in un contesto segnato dai cambiamenti climatici, dall’urbanizzazione crescente e da una domanda sempre più elevata.

Nel nostro Paese, il tema delle perdite idriche è emblematico. L’Italia registra una media nazionale del 41%: un dato che ci colloca tristemente al primo posto in Europa. Nel territorio metropolitano di Milano, che Gruppo CAP gestisce, la situazione è più favorevole grazie a investimenti mirati che ci hanno permesso di abbassare le perdite al 19%. È un risultato importante, frutto di un rinnovamento infrastrutturale costante, ma che non ci deve far sentire arrivati: la sfida resta aperta.

Un altro fronte cruciale riguarda i consumi. In Italia l’utilizzo medio pro capite è di 215 litri al giorno, contro una media europea di 165 litri. Questo divario ci impone un impegno duplice: da un lato investire in tecnologie per una gestione più efficiente, dall’altro promuovere comportamenti più responsabili tra i cittadini.

In prospettiva, dobbiamo anche ripensare il sistema delle reti. Oggi l’acqua potabile è l’unica distribuita, anche per usi non potabili come l’irrigazione o lo scarico dei WC. È fondamentale sviluppare reti duali, che permettano di impiegare acqua depurata o di prima falda per scopi civili che non richiedono acqua potabile. Questo significherebbe non solo ridurre gli sprechi, ma anche valorizzare appieno risorse già disponibili.

Il settore idrico è tra i più energivori in Italia. Spostare l’acqua, pomparla dal sottosuolo e trattarla richiede grandi quantità di energia. Per questo l’innovazione tecnologica è al centro della nostra strategia.

Negli ultimi anni ci siamo concentrati sulla depurazione delle acque reflue, e la nuova frontiera è quella dei sistemi quaternari capaci di eliminare microinquinanti emergenti come microplastiche e residui di farmaci. Parallelamente, stiamo potenziando il riuso: oggi circa il 45% dell’acqua depurata dai nostri impianti viene riutilizzata in agricoltura, ma il potenziale è molto più alto. Per fare un salto di qualità servono dialogo e collaborazione con tutto il settore agricolo, dai consorzi di bonifica agli agricoltori.

La sicurezza dell’acqua potabile è un altro ambito prioritario. L’aumento delle temperature e la crisi climatica accrescono i rischi microbiologici, mentre la crescente complessità chimica dell’ambiente richiede sistemi di analisi sempre più sofisticati.

Gruppo CAP, ad esempio, è stata tra le prime aziende in Italia ad adottare un Piano di Sicurezza dell’Acqua, basato su un’analisi approfondita dei rischi. Questo strumento ci permette di monitorare costantemente centinaia di parametri, garantendo ai cittadini non solo acqua di qualità, ma anche un livello di protezione ulteriore sotto il profilo sanitario.

Non va dimenticato il tema dei fanghi di depurazione, veri e propri rifiuti speciali. Ogni anno gestiamo oltre 80mila tonnellate di fanghi: si tratta di quantitativi significativi, che richiedono processi adeguati per non generare impatti ambientali. Anche qui la chiave è l’economia circolare. Siamo stati i primi in Italia a produrre biometano a partire dai fanghi di depurazione, trasformando un problema in una risorsa.

Come si può comprendere, la sostenibilità, per noi, non è solo innovazione tecnologica: è anche trasparenza. Con l’adozione della nuova direttiva europea CSRD abbiamo rivisto i nostri processi di rendicontazione introducendo la logica della doppia materialità. Questo significa analizzare non solo l’impatto che la nostra attività genera sull’esterno, ma anche gli effetti che i cambiamenti climatici e sociali hanno sul nostro business. Non un mero esercizio burocratico, ma uno strumento che orienta la strategia industriale e le scelte quotidiane.

Siamo in un momento storico complesso. Alcuni settori mostrano segnali di arretramento rispetto agli impegni di sostenibilità. Questo ci impone una riflessione: forse abbiamo comunicato troppo, o non abbiamo dato abbastanza spazio al racconto dei benefici concreti della transizione ecologica.

Per quanto ci riguarda, la direzione è chiara: innovare, ridurre gli sprechi, valorizzare ogni goccia, e farlo mantenendo un dialogo costante con i cittadini, le istituzioni e tutti gli stakeholder. È l’unico modo per costruire un futuro in cui l’acqua resti una risorsa sicura, accessibile e sostenibile per tutti. E in questo contesto così contrastato, credo che nasca l’opportunità per distinguere chi in tema di sostenibilità è seriamente impegnato da chi fino a oggi ha fatto solo greenwashing.

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