Ghiglione, Cgil: «A pagare sarebbero ancora una volta i lavoratori. Serve una vera riforma previdenziale»
«Stiamo valutando di proporre che il Tfr fermo all’Inps, delle imprese sopra i 50 dipendenti, possa essere una rendita, per dare un ristoro e avere pensioni un po’ più forti». Questa la proposta del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, che consentirebbe ai lavoratori di andare in pensione a 64 anni con 25 di contributi, utilizzando il Tfr detenuto presso l’Inps come rendita extra per raggiungere la soglia limite di 3 volte l’assegno sociale – pari a 1.616 euro.
«Significherebbe far pagare direttamente a lavoratrici e lavoratori il costo della pensione anticipata – commenta Lara Ghiglione, segretaria della Cgil nazionale – Ma il Tfr non è un fondo da usare a piacimento, è salario differito, parte integrante della retribuzione, e toccarlo vuol dire colpire diritti certi conquistati con il lavoro».
«Questo Governo – prosegue Ghiglione – aveva promesso il superamento della legge Fornero. La verità è esattamente l’opposto: la flessibilità in uscita è stata progressivamente azzerata, come dicono chiaramente i dati Inps. Dal 2022 ad oggi la soglia economica per andare in pensione anticipata con il contributivo è stata innalzata da 2,8 volte l’assegno sociale (da circa 1.300 euro) a 3 volte (poco più di 1600 euro), e nel 2030 arriverà a 3,2 volte (più di 1.700 euro). Parliamo di un aumento di oltre 400 euro al mese: un muro invalicabile che cancella di fatto ogni possibilità di pensionamento a 64 anni per chi ha carriere povere e discontinue».
«Siamo di fronte a un Governo che non mantiene le promesse -conclude Ghiglione – che colpisce chi lavora due volte: prima non facendo nulla per aumentare i salari reali, poi cancellando la possibilità di andare in pensione in modo dignitoso. Continueremo a batterci per una vera riforma previdenziale, riportando nel sistema principi di equità e introducendo una vera flessibilità nel sistema previdenziale».
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