Un lungo viaggio è terminato. O meglio, è arrivato alla sua prima importante fermata. Con l’uscita di Vento e Verità si chiude il primo ciclo delle Cronache della Folgoluce, la saga epic fantasy di Brandon Sanderson che ha segnato diverse tappe dell’evoluzione di Chiacchiere Letterarie.
Se siete qui dagli inizi, saprete già che i libri di questo autore sono una costante che ritorna con cadenza più o meno regolare fin dalla fondazione del blog: tra recensioni, approfondimenti, review party, abbiamo seguito molti degli sviluppi del Cosmoverso, sempre in attesa di una nuova rivelazione, di un nuovo tassello che andasse a soddisfare le mille domande generate da questo universo letterario sconfinato.
Ebbene, con Vento e Verità di risposte ne arrivano parecchie, ed è interessante tornare su questa saga dopo tanto tempo e tanti cambiamenti, e non solo dal punto di vista narrativo. Perché con Sanderson e le sue Cronache della Folgoluce io ci sono praticamente cresciuta: sono passata dall’essere una giovane studente inesperta appena arrivata a Pisa, ad essere una donna spezzata (e dunque estremamente affine ai personaggi della saga) e ad arrivare infine a un approdo più o meno stabile come donna che ha capito (abbastanza) dove sta andando e cosa la muove davvero.
In tutto questo viaggio Sanderson mi ha fatto compagnia. E mi sembra molto adeguato dunque aprire questa recensione con le parole del Primo Ideale dei Cavalieri Radiosi che rappresentano molto bene questa esperienza: Viaggio prima della destinazione. Ancora non siamo giunti a destinazione, ma che viaggio che è stato fin qui! Dentro e fuori dai libri.
Vento e Verità: la chiusura di un ciclo, l’apertura di un ciclo nuovo
Difficile parlare del quinto libro di una saga senza fare spoiler sui quattro precedenti. Praticamente impossibile quando si tratta di una saga di Sanderson, così intrecciata alle altre saghe già esistenti da contenere in sé rivelazioni che oltrepassano i confini del pianeta Roshar per estendersi in tutto il Cosmoverso.
Quello che posso dire senza rischiare di rovinare l’esperienza a chi ancora si sta addentrando nell’universo sandersoniano è che questo volume costituisce davvero un punto di arrivo: la grande guerra che ci ha tenuto compagnia fin dall’apertura de La via dei re arriva infine a un punto di svolta importante. Non proprio una fine, quanto piuttosto un nuovo sbocco, che ha respiro perfino più ampio e universale di ciò che abbiamo visto fino qui.
Gli orizzonti si allargano, dettagli sulla creazione del Cosmoverso e sul suo sviluppo ci vengono infine rivelati o chiariti, mentre nuove forze si agitano per alterare ancora una volta i contorni del mondo – e dell’universo – al quale ci siamo ormai affezionate.
Stessi ingredienti, nuovi risultati
I nostri protetti – Kaladin, Shallan, Dalinar, Navani, Adolin, Renarin e l’elenco sarebbe troppo lungo se li citassi tutti – sono cresciuti e cambiati molto da quando li abbiamo conosciuti. E, a dirla tutta, anche noi siamo cambiate parecchio da quel lontano 2010 (o 2011, per chi legge in italiano) in cui hanno fatto la loro comparsa.
Eppure, alcune cose sono rimaste le stesse. Come ad esempio la prolissità (o meglio logorroicità, diciamocelo chiaramente) del nostro Sanderson, che anche in questo caso ci consegna un tomo di 1500 pagine che è decisamente più comodo da leggere in digitale che in cartaceo.
Come sempre, il libro scorre e finiamo a divorare pagine su pagine perdendo la percezione del mondo reale (unico lato positivo del ritardo di traduzione di Mondadori: qui in Italia lo abbiamo potuto leggere durante le vacanze). Erano davvero necessarie tutte quelle pagine? ci viene da chiederci a tratti, e la risposta razionale sarebbe probabilmente no, ma a Sanderson lo perdoniamo perché ormai è diventato un suo tratto distintivo. E dunque ci addentriamo in questo immenso quinto volume sapendo già che accumuleremo aspettativa e frustrazione in egual misura ogni volta che cambierà il punto di vista a un momento cruciale, ogni volta che ci soffermeremo sui polli e le piante e il crem invece che continuare a raccontare il misterioso passato delle persone di Roshar, ma anche che tratterremo il fiato ed esulteremo ad ogni nuovo giuramento pronunciato o, ahimé, infranto in questo volume.
Il ritmo è dunque altalenante, ma il crescendo si sente e tiene incollate fino all’ultima pagina, lasciandoci con la testa che gira e mille nuove domande, inaspettate, che probabilmente dovranno attendere altri quindici anni per ottenere risposta.
Ma quindi com’è questo viaggio?
Intenso, senza dubbio. E, nel mio caso, decisamente discontinuo. Quindici anni sono tanti – o meglio dieci, dato che sono approdata sul Cosmoverso solo nel 2016 – ed è difficile mantenere la stessa spinta emotiva in un viaggio così lungo. Ci sono stati momenti della mia vita in cui i percorsi di Shallan e Kaladin hanno riecheggiato fortemente dentro di me; periodi, come anticipavo, in cui mi sono sentita spezzata e infranta come loro, e nei quali le parole sagge di Arguzia davano anche a me lo stesso sollievo che davano a loro.
Dieci anni dopo sono una donna diversa, ma l’affetto per questa saga resta quasi del tutto intatto. Oggi ne vedo i difetti – la prolissità prima di tutto, davvero non necessaria; la forte componente spettacolare e commerciale, che offusca il lato estetico e letterario – ma continuo anche a vederne i grandi pregi: la capacità di trasportare in un mondo altro, che però risuona dentro di noi come fosse reale; l’abilità nel parlare a molte e molti, raccontando una storia che tutto sommato è il viaggio dell’eroe che già conosciamo, ma che diventa densa e complessa grazie a una passione per i sistemi magici e per la creazione di mondi che resta intatta e visibile in ogni libro; e infine la bravura nel tenere avvinti per così tanti anni, generando un mondo fuori dal mondo letterario, una comunità coesa che supporta e attende la saga con grande passione.
Di quella comunità continuo a sentirmi parte. Da fiera Tessiluce (se ancora non l’avete fatto, siete sempre in tempo per scoprire anche voi a quale Ordine appartenete), ho scoperto molte verità su di me in questi anni. Tra queste, alcune delle più importanti risuonano e continueranno a risuonare nelle Cronache della Folgoluce. Per questo, saluto questa prima metà del viaggio e mi preparo per godermi i quindici anni che ci si stendono davanti a noi. Viaggio prima della destinazione. Sempre.