Appuntamento Soave: stare “in ascolto” per essere pronti ai cambiamenti

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Appuntamento Soave: stare “in ascolto” per essere pronti ai cambiamenti

Soave, Settembre 2025

L’evento, organizzato al Circolo Ufficiali di Verona dal Consorzio di Tutela del Soave in collaborazione con Strada del vino, si è confermato per il secondo anno consecutivo un momento di generale confronto su temi che, dal mondo del vino, hanno lambito la stretta attualità.

Tra nuovi equilibri geopolitici, cambiamento climatico, mutamento nei trend di consumo, tanti gli stimoli per il mondo dell’impresa.

Premiato da un pubblico selezionato e competente il banco d’assaggio dove si è potuto apprezzare il Soave d’annata e quello più evoluto.

Verona, 8 settembre 2025 – «È un momento molto particolare quello che sta vivendo il vino italiano, e l’Europa in generale. In questa fase che potremmo definire di “temporaneo smarrimento” è saggio rimanere “centrati”, in ascolto della propria identità e del proprio valore, per capire. Chi fa vino è, per definizione, radicato alla terra e questo viene certamente in aiuto. Non si tratta di restare fermi, quanto semmai “in ascolto” dei venti di cambiamento, cercando di capirli e di gestirli, senza il rischio di subirne le conseguenze in maniera pesante».

Queste le parole con cui Cristian Ridolfi, presidente del Consorzio del Soave, ha esortato i produttori associati e il mondo del vino italiano in generale, ad una riflessione profonda, nell’ambito del talk “Soave: autentico, autoctono, contemporaneo”, condotto da Luciano Ferraro, vicedirettore del Corriere della Sera, all’interno dell’evento Appuntamento Soave, a cui hanno preso parte Michele Cannone, Lavazza Global Brand Director from Home; Achille Scudieri, Vicepresidente Gruppo Adler – Amministratore delle Tenute Scudieri; Barbara Ferro, Amministratrice Delegata di Veronafiere Spa; Jeff Porter, corrispondente per l’Italia di Wine Enthusiast; Mons. Bruno Fasani, Presidente della Fondazione Biblioteca Capitolare di Verona e direttore di Telepace.

Appuntamento Soave, tenutosi lunedì 8 settembre al Circolo Ufficiali di Verona, è l’evento organizzato dal Consorzio di Tutela del Soave, in collaborazione con l’Associazione Strada del Vino Soave e con il sostegno di Banco BPM, dedicato alle migliori interpretazioni dell’iconico bianco italiano.

L’evento, alla sua seconda edizione, vuole essere insieme l’occasione per fare il punto sulla denominazione e sulla versatilità del vino Soave – d’annata o più evoluto – e nello stesso tempo porsi come momento di riflessione e di analisi su temi che, partendo dal vino, hanno immediati collegamenti con l’attualità, il costume, la società.

Oltre quaranta le aziende associate al Consorzio che hanno preso parte alla giornata e che hanno messo in degustazione le loro differenti interpretazioni di Soave, sia fresco che più evoluto, sulla terrazza più bella di Verona, a testimonianza di come l’eleganza, elemento distintivo per eccellenza nel vino Soave, sia riscontrabile sia nei vini d’annata sia nelle referenze con qualche anno di affinamento in bottiglia. Soddisfazione da parte delle aziende per il numeroso pubblico, attento e qualificato, che ha preso parte all’evento.

L’ampia presenza di ristoratori, di operatori di settore, di stampa specializzata e a seguire di appassionati, ha testimoniato la bontà del format di una sola giornata, con attività suddivise per target così da assicurare ai partecipanti la possibilità di lavorare e di approfondire la conoscenza del Soave e della sua zona di produzione.

Contemporaneo, autoctono, elegante sono stati gli aggettivi che sono spesso tornati nel corso della giornata, a partire dai quali hanno preso il via masterclass e seminari, con ampio spazio anche per l’analisi del potenziale evolutivo che caratterizza il Soave. Eleganza, che nel Soave si riscontra sia quando si è di fronte un calice d’annata, più fresco e fruttato, sia quando si è di fronte ad un calice più evoluto, con rimandi alla mineralità e ai sentori terziari.

Il seminario AIS “Il Soave, dalla freschezza alla longevità”

Successo per il seminario formativo della mattina, “Il Soave, dalla freschezza alla longevità” curato da AIS, con una approfondita lezione sul Soave, tenuta Alberto Toffanello, Miglior Sommelier del Veneto 2025, e fortemente voluto dal Consorzio del Soave, nella convinzione che aggiornamento e formazione siano essenziali per essere dei buoni ambasciatori del vino Soave, in grado così di divulgare il patrimonio che sta dietro ogni singolo calice.

La masterclass “Soave Seven, dalla freschezza alla longevità”

Sold out per la successiva masterclass “Soave Seven, dalla freschezza alla longevità” guidata da Jeff Porter, firma di Wine Enthusisat, e rivolta ai ristoratori, agli operatori e alla stampa specializzata con l’obbiettivo di raccontare le differenti anime del Soave in una sorta di viaggio trasversale prima da ovest, suolo calcareo, ad est, suolo vulcanico, e poi dalle annate più fresche fino a quelle più evolute, a dimostrazione di come il Soave sia un vino dotato di una forte capacità di evoluzione nel tempo. «Siamo molto contenti per l’esito di Appuntamento Soave – ha proseguito Ridolfi – che, alla sua seconda edizione, riporta il nostro vino nel centro storico di Verona e che ha visto una partecipazione ampia e trasversale, dai ristoratori ai sommelier fino al pubblico di appassionati. Accanto a questo risultato, rileviamo un numero crescente di aziende che, con la loro partecipazione, credono nella bontà di questo format e rinnovano la loro fiducia al Consorzio e al suo operato, promuovendo le politiche di gestione della denominazione realizzate negli ultimi tre anni, alla luce degli attuali trend di mercato».

Il Talk show “Soave: autentico, autoctono, contemporaneo”

Notevoli gli spunti emersi durante la tavola rotonda “Soave: autentico, autoctono, contemporaneo”, moderata da Luciano Ferraro, vicedirettore del Corriere della Sera, dove partendo dal vino si sono affronti argomenti di stretta attualità, dalla situazione economica e politica internazionale alla rivoluzione nel modo di approcciarsi al cibo e alle bevande tra i consumatori più giovani, risultato di contaminazioni culturali a livello globale.

E proprio di nuovi paradigmi di consumo ha parlato Michele Cannone, Lavazza global brand director away from home, evidenziando come le esperienze guidino l’evoluzione di una categoria.

«Il vino è entrato in una fase delicata perché stanno cambiando i modelli di consumo, soprattutto tra i giovani, e l’offerta non ha ripensato abbastanza le esperienze in cui il vino viene bevuto. Può risultare interessante osservare quello che è accaduto nel mondo del caffè: in 50 anni il caffè, spinto da codifiche nate negli Stati Uniti – da Starbucks negli anni ’90 ai coffe shop degli anni 2000 – ha trasformato luoghi, rituali e linguaggi, mettendo l’esperienza – più che il prodotto in sé – al centro. Per il vino la sfida non è solo “quanto alcol” (9, 10 o 12 gradi): abbassare il tenore alcolico ha senso solo se cambia il paradigma di consumo, creando contesti accessibili, frequenti e desiderabili, come hanno fatto birre e catene della ristorazione, dove il brand-prodotto diventa un “ingrediente” di un’esperienza più ampia. Il mondo del vino, talvolta, è un po’ autoreferenziale. Accanto a questo, l’innalzamento dei prezzi in sala, la perdita del bar come luogo di socialità, la pressione regolatoria e il salutismo contribuiscono ad accentuare il problema: chi non frequenta ristoranti stellati, o comunque di fascia alta, oggi fatica a trovare occasioni di consumo e competenze di servizio adeguate. Servono quindi contenitori nuovi, formati più “morbidi” e leggibili, possibili linee low/no alcol ben progettate, e una comunicazione collettiva meno elitaria. In altre parole, ripensare i modelli di fruizione (fuori casa e poi a casa), contaminarsi con altri mondi e riportare il vino al centro di esperienze contemporanee, non solo di etichette e disciplinari».

Dal mondo del caffè, a quello dell’automotive, Achille Scudieri, vicepresidente del Gruppo Adler, leader internazionale nella progettazione, nello sviluppo e nella produzione di componenti e sistemi per l’industria del trasporto, ha parlato della sua esperienza nella viticoltura con il progetto Abraxas a Pantelleria. «Quanto stiamo portando avanti a Pantelleria non è solo un investimento economico, ma anche culturale e valoriale, ispirato dal legame profondo con la terra e con il Sud. In un contesto globale complesso, segnato da concorrenza, instabilità geopolitica e cambiamenti climatici, il vino diventa una sfida affascinante per chi desidera investire in bellezza, cultura e umanità. La scelta di investire nel mondo del vino, attraverso le Tenute Scudieri e in particolare con il progetto Abraxas a Pantelleria, non è stata né improvvisata né puramente economica. È stata una scelta di valore, prima ancora che di business. Sono sempre di più le grandi aziende – anche fuori dal settore agroalimentare – che decidono di investire nel vino perché il vino oggi rappresenta un asset strategico, capace di raccontare un territorio e di dialogare con il mondo.

Tuttavia, oggi, investire nel vino, significa anche accettare una sfida complessa e affascinante: dalla concorrenza internazionale fortissima, alle tensioni geopolitiche, dall’introduzione dei dazi al cambiamento climatico che impone nuove tecniche agronomiche. Eppure, proprio per questo, le grandi aziende possono e devono dare un contributo: portare know-how, visione industriale, capacità logistiche e commerciali per valorizzare territori che rischiano lo spopolamento o la marginalità. Con questo progetto, abbiamo voluto dare concretezza a un’idea che ci è sempre appartenuta: non dimenticare da dove veniamo.  Nonostante l’internazionalizzazione e la crescita del nostro gruppo, abbiamo sempre sentito il bisogno di restare legati ai territori d’origine, al Vesuviano, alla terra, alla natura».

È uno scenario in forte cambiamento e in costante evoluzione quello con cui sono chiamati a confrontarsi le stesse istituzioni e gli stakeholder di riferimento, in particolare le fiere, tra sostenibilità, cambiamento climatico e cambio dei trend di consumo, specie tra i giovani.

Ne ha parlato Barbara Ferro, Amministratrice delegata di Veronafiere Spa, evidenziando che «Il ruolo di una fiera è anche quello di interpretare i trend e accompagnare i settori di riferimento nei periodi di cambiamento dei mercati, come quello che il vino sta vivendo non solo in tema tariffario. In questo Vinitaly a Verona offre nel proprio ambito una pluralità di proposte che rappresentano tutte le nuove tendenze, dalla mixology ai NoLo, ma anche formazione e lettura dei dati economici che orientano l’attività promozionale lungo tutto l’anno. Attività rivolta ai principali mercati, tradizionali come gli USA e potenzialmente nuovi come l’Asia, l’Eurasia e il Sud America, con una modalità che sempre di più cerca di incontrare e integrare i costumi e le abitudini dei paesi a cui si rivolge. Con Vinitaly and the City, inoltre, promuoviamo la cultura del vino e del bere consapevole, contribuendo ad attivare modalità nuove di approccio verso il pubblico dei giovani con un linguaggio che faccia della contemporaneità, versatilità e freschezza gli elementi distintivi per una domanda che cambia e che non si riconosce più nei modelli delle generazioni precedenti, anche a tavola e nelle bevande che accompagnano le scelte gastronomiche.

Oltre le sfide verso nuove modalità di porsi per una domanda che cambia, il settore enologico oggi affronta anche quelle imposte dal cambiamento climatico e dall’intelligenza artificiale che impongono investimenti in termini di sviluppo di competenze e tecnologia. Il momento storico richiede che le imprese in questo vengano supportate, soprattutto laddove l’elemento dimensionale può diventare un ostacolo.»

Interessante poi il contributo di Jeff Porter, firma per l’Italia di Wine Enthusiat, che ha commentato le differenti interpretazioni del Soave, regalando ai presenti una sorta di istantanea della degustazione precedentemente guidata. «Il Soave è in un momento ideale per imporsi come grande bianco internazionale, grazie alla sua qualità e capacità di emozionare. I consumatori globali chiedono freschezza, autenticità e cultura dietro il vino. Negli USA la sfida è il posizionamento, poiché i vini italiani costano spesso troppo rispetto ad alternative locali o di altri paesi. La chiave sarà unire qualità, narrazione culturale e politica di prezzo sostenibile».

A chiusura del talk, una riflessione di taglio culturale, proprio perché il vino non è una bevanda come le altre, dato che è l’unica ad avere un contenuto spirituale e religioso fin dall’antichità. Ne ha parlato Mons. Bruno Fasani, Presidente della Fondazione Biblioteca Capitolare di Verona e direttore di Telepace. «È sempre difficile trasferire una lettura teologico-biblica al versante economico commerciale, perché c’è il rischio di finire dentro letture moralistiche. Eppure, a me affascina sempre pensare a quanto Dio ci mette sulle labbra, per aiutarci a pensare. Se prendiamo ad esempio il Salmo 79, siamo davanti al Sogno di Dio, e questo sogno ci racconta che Lui immagina l’umanità come una vigna e quando avrà la percezione che questa vigna non sia più in grado di produrre, sarà Lui stesso, attraverso il suo inviato, Gesù, a proporsi come la Vigna. “Io sono la vite, voi i tralci”. È chiaro che la vigna diventa una metafor

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