Nonostante la tentata mediazione americana il conflitto russo-ucraino si sta protraendo con un giusto accordo di pace che appare ancora lontano. Il ruolo dell’UE come parte negoziale sembra essere ancora marginale, sebbene il sostegno all’Ucraina sia un punto saldo della politica estera europea. Dal punto di vista economico, l’UE ha da un lato supportato l’Ucraina e dall’altro ridotto drasticamente i rapporti commerciali con la Russia, pur non avendoli eliminati del tutto. In questa partita, i prodotti energetici giocano un ruolo fondamentale in quanto costituivano la maggior parte delle importazioni totali nel flusso di merci e servizi tra l’UE e la Federazione Russa. Quale la situazione attuale?
UN PRIMO SURPLUS NELLA BILANCIA COMMERCIALE
Per quanto riguarda la bilancia commerciale complessiva europea nei confronti della Russia, quindi esportazioni meno importazioni di beni, i dati Eurostat mostrano come l’UE sia stata un’importatrice netta di beni negli anni recenti, esibendo una bilancia particolarmente sfavorevole proprio nei trimestri di inizio del conflitto. A partire dal secondo semestre del 2022 il deficit commerciale dell’UE è andato riducendosi e, per la prima volta dall’inizio del monitoraggio, nel secondo trimestre 2025 vi è stato un leggero surplus nella bilancia commerciale fra i due paesi, a significare che le esportazioni verso la Russia hanno superato le importazioni.
Fig 1: Bilancia commerciale UE con la Russia, T1 2021-T2 2025
Fonte: Eurostat
Nel dettaglio, sia considerando l’intera serie storica che il periodo delle sanzioni, i prodotti che pesano di più nel deficit commerciale sono quelli energetici. La buona notizia è che in poco più di tre anni il deficit associato ai beni energetici è passato da un valore di -42,6 del primo trimestre 2022 a -4,2 de secondo trimestre 2025: una diminuzione del 90%.
Fig.2: Bilancia commerciale UE con la Russia, per tipologia di beni, T1 2021- T2 2025
Fonte: Eurostat
Dal 2022 l’UE ha drasticamente diminuito le importazioni di gas russo, che sono passate dal 45% delle importazioni totali al 18%. Nel corso di quest’anno la riduzione dovrebbe essere ancora più marcata. Le importazioni di petrolio sono scese raggiungendo il 3% del totale, partendo da un valore del 30% nel 2021. Il petrolio attualmente fornito dalla Russia è principalmente rivolto a Ungheria e Slovacchia tramite l’oleodotto Druzhba.
LE SANZIONI E LA PROPOSTA DI PHASE-OUT COMPLETO NEL 2027
Questo risultato è frutto dell’attività sanzionatoria dell’UE verso la Federazione Russa. Le sanzioni europee si sono sviluppate in diciotto pacchetti susseguitesi da febbraio 2022 fino a luglio 2025, e presumibilmente saranno ancora più numerosi con il passare dei mesi visto il proseguimento del conflitto. Nel caso prettamente energetico, il focus delle sanzioni è quello di ridurre drasticamente le entrate statali derivanti dalle esportazioni energetiche. L’approccio combina restrizioni immediate sui ricavi con limitazioni a lungo termine sullo sviluppo tecnologico e infrastrutturale del settore energetico russo.
Le sanzioni energetiche europee operano attraverso una strategia integrata che blocca simultaneamente gli investimenti futuri nel settore energetico russo, impedisce l’accesso alle tecnologie e attrezzature petrolifere occidentali, e limita drasticamente le importazioni di combustibili russi. Questa combinazione di misure strutturali e immediate mira a ridurre sia le capacità operative che le entrate russe, con l’embargo sul petrolio greggio via mare che rappresenta il colpo economico più significativo.
Una delle misure più innovative implementate dall’UE, in coordinamento con il G7, è il tetto al prezzo del petrolio russo. Questo meccanismo rappresenta un approccio sofisticato che mira a limitare le entrate russe mantenendo al contempo i flussi energetici globali. Il price cap permette l’acquisto di petrolio russo solo sotto un prezzo prestabilito, riducendo i profitti russi senza bloccare completamente le esportazioni, evitando così shock energetici eccessivi sui mercati internazionali. L’efficacia di questo strumento dipende dalla sua implementazione coordinata a livello internazionale e dalla capacità di monitorare e far rispettare i prezzi stabiliti. Le sanzioni si estendono anche ai servizi di supporto al settore energetico. L’UE proibisce la fornitura di servizi di trasporto per il petrolio russo, limitando ulteriormente la capacità di esportazione. Inoltre, è vietato a persone fisiche e giuridiche russe di prenotare capacità di stoccaggio del gas nell’Unione, riducendo la flessibilità operativa russa nel mercato energetico europeo. Le restrizioni marittime completano questo quadro con il divieto di accesso ai porti UE per navi battenti bandiera russa, in particolare per quelle che trasportano petrolio russo con sistemi di navigazione manipolati.
L’efficacia delle sanzioni energetiche è amplificata da misure complementari in altri settori. Tra queste, l’isolamento finanziario attraverso il blocco delle riserve della Banca Centrale Russa e la disconnessione di alcune banche russe dal sistema SWIFT, i controlli all’esportazione di tecnologie avanzate (inclusi semiconduttori e computer quantistici) e restrizioni su consulenza tecnica, servizi informatici e trasferimento di proprietà intellettuale ne sono un esempio.
Per mettere un punto definitivo alla dipendenza energetica dalla Russia, il 17 giugno 2025 la Commissione UE ha proposto una roadmap per un phase out completo dall’acquisto di combustibili fossili di provenienza russa. Vi sono scadenze specifiche sia per il gas (compreso il GNL) che per il petrolio, ma la cessazione completa dell’acquisto di tutti beni energetici dovrà avvenire entro la fine del 2027.
IL SODALIZIO RUSSO-CINESE
Tuttavia, in generale e soprattutto a dispetto delle sanzioni imposte dell’UE, la Russia è ancora un importante esportatore netto di beni, con i beni energetici, primariamente greggio e gas, che giocano un ruolo fondamentale nel mantenere questa posizione. Anche se non per l’intero ammontare che veniva scambiato con l’Europa, la Russia ha ripiegato su un altro partner commerciale per l’esportazione di gas naturale: la Repubblica Popolare Cinese. Pochi giorni prima il conflitto scatenato dalla Russia in Ucraina nel 2022, Cina e Russia avevano congiuntamente dichiarato un partenariato energetico potenzialmente senza limiti. Da quel momento in poi, infatti, i legami commerciali fra i due paesi si sono intensificati. In questa partnership, i beni energetici hanno assunto sempre più importanza strategica soprattutto per la Russia, colpita dalle sanzioni europee e dal conseguente calo drastico dell’export di gas naturale verso il Vecchio Continente.
Attualmente i volumi di gas importati in Cina dalla Federazione Russa provengono dal gasdotto Power of Siberia, lungo 3.000 km, nell’ambito di un accordo trentennale del valore di 400 miliardi di dollari avviato alla fine del 2019. Secondo Reuters, nel 2024 le esportazioni hanno raggiunto i 31 miliardi di metri cubi e nel 2025 raggiungeranno la massima capacità di 38 miliardi di metri cubi. Un secondo canale di esportazioni verrà attivato nel biennio 2026-2027: un gasdotto dall’Isola di Sakhalin che dovrebbe fornire ulteriori 10 miliardi di metri cubi alla Cina. La Russia e la Cina sono ancora in una fase preliminare di discussione in merito alla realizzazione di un nuovo gasdotto, il Power of Siberia 2, in grado di trasportare 50 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Russia alla Cina attraverso la Mongolia. Per quanto riguarda il GNL, nel 2024 la Russia è stata il terzo fornitore della Cina. Relativamente al petrolio, la Russia è il primo fornitore cinese ed ha esportato verso Pechino – complessivamente via oleodotto e via mare – 108,5 milioni di tonnellate metriche di greggio. La modalità primaria di esportazione è il trasporto via mare dal porto di Kozmino nell’Estremo Oriente russo grazie alla sua prossimità territoriale con la Cina.
CONSIDERAZIONI FINALI
Il conflitto in Ucraina non sembra avvicinarsi a una pace giusta. L’Europa è stata efficace nel sostegno all’Ucraina e nel sanzionare la Federazione Russa con pacchetti variegati che hanno intaccato le entrate statali. In questo processo, le delicate sanzioni sui beni energetici hanno giocato un ruolo cruciale, in quanto, sia per il gas naturale che per il petrolio, l’UE dipendeva dalla Russia per percentuali molto elevate delle importazioni di queste materie prime energetiche. Nel rapporto commerciale UE-Russia complessivo, nel secondo trimestre 2025 si è verificato per la prima volta un surplus nella bilancia commerciale, sebbene il deficit rimanga per i beni energetici. Infatti, nel complesso, la Russia è ancora un’esportatrice netta di beni. Per essere riuscita a mantenere questa posizione, non si può sorvolare sul ruolo della Cina: gli acquisti di gas e petrolio dalla Russia da parte della potenza asiatica sono infatti in crescita, a dispetto delle sanzioni imposte dai paesi occidentali.