Ddl IA, Italia approva la norma: già si discute di diritti e investimenti - Uspi

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Il Senato italiano approva il disegno di legge nazionale sull’Intelligenza Artificiale (IA). Proposto lo scorso 25 giugno, il testo non viene modificato e con 77 voti favorevoli, 55 contrari e solo 2 astenuti, l’Italia inizia la sua strada verso una regolamentazione di una strategia nazionale omogenea nel campo dell’IA. 

Obiettivo principale del ddl è imporre paletti per un giusto uso della nuova tecnologia, sottintendendo il parametro fondamentale: l’antropocentrismo tecnologico. Il potere decisionale dell’uomo rimane quindi il cardine fondamentale da cui si svilupperà l’intero approccio di ricerca, sviluppo, regolamentazione e diffusione dei sistemi di IA. 

La legge che delega il Governo in materia di IA si impegna dunque nell’applicazione, regolamentazione e rispetto dei diritti in ambito lavorativo, giuridico e sanitario.

Principi e pilastri del ddl

Il testo, composto di VI Capi e 28 Articoli, rimane coerente e conforme all’AI Act europeo e al GDPR, Regolamento Ue per la protezione dei dati personali. 

I Capi sono divisi in tal modo e prevedono:

Capo I: Principi e finalità per l’uso dell’IA, anche nella difesa e produzione del Paese. Trasparenza e diritti personali sono al primo posto.
Capo II: Regolamentazione dell’IA e del suo uso in ambiti specifici (sanità, ricerca scientifica, lavoro, pubblica amministrazione e attività giudiziaria). Difende la protezione dei dati personali e garantisce l’assenza di discriminazioni. 
Capo III: Redazione e aggiornamento della Strategia nazionale per l’IA, per favorire le collaborazioni pubblico-privato e promuovere la ricerca e la formazione. 
Capo IV: Misure per assicurare la tutela della privacy e dei diritti d’autore, tramite la regolamentazione dell’uso dell’IA nei processi di estrazione e manipolazione di contenuti. 
Capo V: Modifiche al codice penale per punire l’uso illecito dell’IA. Per chi contravviene a queste norme potrà essere penalmente perseguibile.
Capo VI: Introduzione delle disposizioni finanziarie e finali che prevedono anche la possibilità di concludere accordi di collaborazione con soggetti privati italiani e dell’Ue o anche di Paesi Nato. 

“L’Italia è il primo Paese UE con un quadro nazionale pienamente allineato all’AI Act”, sottolinea il Sottosegretario con delega all’Innovazione digitale Alessio Butti. “È una scelta che riporta l’innovazione nel perimetro dell’interesse generale, orientando l’IA a crescita, diritti e la piena tutela dei cittadini. Alle imprese diciamo con chiarezza: investite in Italia. Troverete una governance affidabile, regole trasparenti e un ecosistema pronto a sostenere progetti concreti in tutti i settori chiave del Paese”.

Modalità e focus

Per garantire un aggiornamento il più possibile al pari con il progresso tecnologico, il ddl prevede una strategia aggiornata ogni due anni dal Comitato interministeriale per la transizione digitale che sarà supportato dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio. La governance sarà affidata all’Agenzia per l’Italia Digitale (Agid), già impegnata in materia, e all’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (Acn), che curerà la vigilanza. In questo modo, il Parlamento avrà un rapporto annuale che aiuterà a monitorare eventuali cambi di rotta in itinere. 

Inoltre, sarà istituito un Osservatorio sull’utilizzo dell’IA in ambito professionale presso il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. In questo modo, potrà essere monitorato più da vicino le azioni e le applicazioni del ddl e individuare eventuali abusi, violazioni e discriminazioni. 

Con questo ddl si mette nero su bianco che:
– l’IA potrà essere usata per amministrare appuntamenti per le prestazioni mediche, con tutta la trasparenza e la supervisione umana del caso;
– l’IA aiuterà negli atti giudiziari, ma non sostituirà il giudizio umano;
– l’IA potrà aiutare nella produzione di contenuti, a patto che sia etichettato con relativo watermark. Pena il carcere da 1 a 5 anni, con sanzioni stringenti anche per i minori.

Progresso o occasione mancata?

Dal momento dell’uscita del testo, le critiche non sono mancate. Alcune minoranze alzano la voce e fanno confronti con Inghilterra e Francia. Infatti, nel ddl italiano non si parla di investimenti, ma solo di paletti e regole, sostiene il senatore Lorenzo Basso. I Paesi presi ad esempio infatti hanno stanziato relativamente 22 e 10 miliardi, improntando le proprie decisioni verso un approccio più proattivo ed economico. 

Le critiche arrivano anche nel fronte dei diritti. Infatti, la Rete per i Diritti Umani Digitali, organizzazione che sotto di sé raccoglie nomi quali The Good Lobby, Amnesty International Italia, Hermes Center, Period Think Tank, Privacy Network e Strali critica la mancanza di una strategia da parte del Governo, che preservi i cittadini da possibili errori dell’IA.

Articolo di T.S.

L’articolo Ddl IA, Italia approva la norma: già si discute di diritti e investimenti proviene da Notiziario USPI.

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