Chiesa in stile sinodale - Azione Cattolica Italiana

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In questo “cambiamento d’epoca”, credo che sia profondamente necessario riconsiderare il ruolo delle nostre comunità. Esse hanno bisogno di riscoprire la loro vocazione alta, e cioè essere comunità generative. Il grembo generativo della Chiesa ci riporta all’esperienza fontale dell’amore che Dio ha manifestato ad essa nel suo Figlio Gesù. Desiderare, generare e prendersi cura sono i verbi che danno sapore a questo rinnovamento.

Il rinnovamento della comunità ecclesiale

Abbiamo bisogno di una pastorale che generi la fede avendo a cuore prima di tutto le persone, cercando di raggiungerle nelle dimensioni degli affetti, del lavoro e del riposo, delle fragilità, della tradizione e della cittadinanza. Una pastorale delle relazioni in cui si pone il primato delle persone, attraverso dinamismi nuovi e un’inventiva sinodale e generativa. Si tratta di “iniziare processi” in cui la carità pastorale manifesta l’interessamento per l’altro, la responsabilità di uno sguardo contemplativo sulla vita e di un ascolto che offre delle risposte, l’accompagnamento della crescita nella fede e nella libertà.

In particolare, si è chiamati a mettersi al servizio nella formazione di coscienze di laici desiderosi di vivere con gioia la propria vocazione battesimale e di orientare la propria vita ad un progetto di santità, ben consapevoli che ogni cristiano, nella misura in cui si santifica, diventa più fecondo per il mondo.

Nella cura delle persone, nella coltivazione della loro vita spirituale, in quell’azione discreta e incisiva che la vede accanto alle persone per aiutarne il cammino di discepoli del Signore, si esprime la bellezza di essere Chiesa, popolo di Dio in cammino.

Chiamati ad essere testimoni coraggiosi e credibili

Oggi più che mai, si è chiamati ad essere testimoni coraggiosi e credibili in tutti gli ambiti della società, affinché il Vangelo sia luce che porta speranza nelle situazioni problematiche, di difficoltà, di buio, che gli uomini d’oggi trovano spesso nel cammino della vita. Proprio per sostenere ogni persona nei passaggi dell’esistenza e della fede, facendo in modo che ciascuno sia aiutato ad essere fedele alla propria vocazione, la missione della Chiesa – attraverso la preghiera, lo studio, la partecipazione attiva alla vita ecclesiale – si rivolge al mondo con uno sguardo attento e positivo, nella continua ricerca dei segni dei tempi. 

«Si rende necessaria un’evangelizzazione che illumini i nuovi modi di relazionarsi con Dio, con gli altri e con l’ambiente, e che susciti i valori fondamentali. È necessario arrivare là dove si formano i nuovi racconti e paradigmi, raggiungere con la Parola di Gesù i nuclei più profondi dell’anima delle città […] Sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio» (Francesco, Evangelii Gaudium, 74.87).

Il dialogo come stile ecclesiale

La Chiesa, inviata e sostenuta da Dio, vive la sua missione per il mondo e in mezzo al mondo. L’unità “poliedrica”, che esprime la sua identità, non è tanto frutto dei nostri sforzi, ma dono di Dio. In questo senso, il cammino sinodale ci aiuta ad interpretare uno stile che rinnova la Chiesa dal suo interno.

Il fondamento della sinodalità è la fraternità, un dono che proviene dall’incontro personale e sempre nuovo con il Maestro. In questo rapporto intimo e fedele, l’uomo riscopre ed esalta la propria identità perché ascolta per la propria vita una Parola di speranza. In questa prospettiva è davvero fondamentale curare la propria interiorità e renderla, sempre meglio, specchio dell’immagine di Cristo: somigliando a Lui, alle sue amabili virtù, daremo nuova luce alle nostre opere.

Proprio in questa relazione dialogica con Dio viene interpellata la nostra responsabilità; ciò significa rispondere a una chiamata con l’agire della nostra esistenza e collaborare alla realizzazione del disegno di Dio per l’umanità. Solo così possiamo evitare la tentazione di vivere una spiritualità intimistica, disincarnata dalla realtà storica e dall’apertura all’altro.

La verità è lógos che crea diá-logos

Il Vangelo ci stimola a purificare sempre il vero volto del Dio di Gesù Cristo: in questo volto facciamo esperienza della pienezza di verità, di come questa verità ci renda autentici, «perché piena di verità, la carità può essere dall’uomo compresa nella sua ricchezza di valori, condivisa e comunicata. La verità, infatti, è lógos che crea diá-logos e quindi comunicazione e comunione. La verità, facendo uscire gli uomini dalle opinioni e dalle sensazioni soggettive, consente loro di portarsi al di là delle determinazioni culturali e storiche e di incontrarsi nella valutazione del valore e della sostanza delle cose.

La verità apre e unisce le intelligenze nel lógos dell’amore: è, questo, l’annuncio e la testimonianza cristiana della carità» (Benedetto XVI, Caritas in veritate, 4). Aderire totalmente alla verità di questo Volto è indispensabile per la costruzione di una società fraterna che instaura uno sviluppo umano vero e integrale. La comunità cristiana, attraverso la testimonianza dell’agape fraterna, è chiamata ad allargare sempre meglio i suoi orizzonti per essere sacramento, epifania di Dio per la vita del mondo.

«Non si salva il mondo dal di fuori; occorre, come il Verbo di Dio che si è fatto uomo, immedesimarsi, in certa misura, nelle forme di vita di coloro a cui si vuole portare il messaggio di Cristo. […] Bisogna, ancor prima di parlare, ascoltare la voce, anzi il cuore dell’uomo; comprenderlo, e per quanto possibile rispettarlo e dove lo merita assecondarlo. Bisogna farsi fratelli degli uomini nell’atto stesso che vogliamo essere loro pastori e padri e maestri. Il clima del dialogo è l’amicizia. Anzi il servizio». (Paolo VI, Ecclesiam suam, 90).

Recapiti
Francesco Marrapodi