La Commissione europea applica il Digital Services Act (DSA) nella sua forma di prevenzione dei diritti dei cittadini Ue. Infatti, per valutare se le piattaforme sotto osservazione stiano davvero smuovendo le loro policy interne per assicurare l’identificazione e la rimozione di contenuti illegali, l’Ue ha inviato delle richieste ufficiali di informazione.
Le Big Tech in questione sono Google, Microsoft, Apple e Booking. Secondo un portavoce Ue le richieste hanno il solo scopo di “monitorare e richiedere informazioni su come si assicurano che i loro servizi non vengano utilizzati in modo improprio dai truffatori”.
Passaggio di prevenzione
Nonostante la richiesta ufficiale sia un primo passo verso ulteriori possibili indagini, non è un’azione legale che porta le 4 aziende in tribunale. A seconda delle informazioni e delle risposte che le Big Tech forniranno alla domanda posta dall’Ue, la Commissione deciderà se approfondire con indagini legali o eventualmente impartire sanzioni fino al 6% del fatturato globale.
“È un passaggio essenziale per proteggere gli utenti Ue da alcune di queste pratiche e per assicurarsi che anche le piattaforme nell’Ue svolgano il loro ruolo”, ha puntualizzato il portavoce Ue.
Le pratiche menzionate dall’Ue ritornano anche nel discorso della commissaria Ue per la Sovranità tecnologica Henna Virkkunen, che al Financial Times ha sottolineato la pericolosità e la deabilitazione economica che le frodi fiscali delle Big Tech possono causare. Le perdite, infatti, sono stimate intorno ai 4 miliardi di euro l’anno e, avverte Virkkunen, potrebbero gonfiarsi i dati con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale (IA) non regolata.
“Dobbiamo assicurarci che le piattaforme online facciano davvero tutto il possibile per individuare e prevenire questo tipo di contenuti illegali”, conclude la commissaria Ue.
Articolo di T.S.
L’articolo Ue applica DSA: inviate richieste di informazioni a 4 Big Tech proviene da Notiziario USPI.