CBM Italia | Un passo avanti per i diritti delle donne con disabilità in Europa

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Lavorare insieme per un’Europa più giusta e inclusiva significa riconoscere le sfide, dare spazio alle voci, trasformare le buone pratiche in politiche concrete. Questo evento non è stato un punto di arrivo, ma l’inizio di un percorso condiviso.

Un confronto europeo per il cambiamento

Il 17 settembre, al Parlamento Europeo di Bruxelles, si è tenuto l’Exchange Forum “Buone pratiche per contrastare violenza e discriminazione intersezionale contro le donne con disabilità”, parte del progetto CARE-INT promosso da CBM Italia, insieme a Fondazione Libellula, Fondazione IREA, Konig Willem I College, e cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Erasmus+. 

È stata un’occasione unica per: 

  • condividere buone pratiche da tutta Europa; 
  • dare voce alle esperienze delle donne con disabilità; 
  • valorizzare il ruolo dei professionisti della cura nella prevenzione e nel contrasto della violenza.

Una delle organizzazioni partecipanti, Inclusion Europe, ha presentato alcune evidenze del rapporto “Life after violence” che rileva una percentuale più alta, rispetto a qualsiasi altro gruppo, di donne e ragazze con disabilità intellettive vittime di violenza. In particolare, violenza sessuale. 

  • Il 60% ha dichiarato di aver subito molestie sessuali dall’età di 15 anni. 
  • Il 25% ha dichiarato di essere stato vittima di stalking. 
  • Il 45% ha dichiarato di aver subito violenza fisica, sessuale o psicologica prima dei 15 anni.

I dati e le testimonianze emerse hanno sottolineato l’urgenza di agire: le donne con disabilità subiscono discriminazioni multiple, troppo spesso invisibili, che richiedono risposte sistemiche, coordinate e concrete. 

Le buone pratiche europee emerse al Forum

Al Forum europeo sono state presentate sei esperienze che dimostrano come contrastare la violenza e la discriminazione contro le donne con disabilità non sia solo necessario, ma anche possibile. 

In Italia, Fondazione Libellula ha formato oltre 400 operatori sanitari per riconoscere i segni, anche invisibili, della violenza domestica. Con il progetto Artemisia, LEDHA ha reso accessibili tre case rifugio e formato più di 200 operatori dei centri antiviolenza. 

Dal resto d’Europa arrivano esempi altrettanto importanti: ENIL – European Network on Independent Living, ha condotto in Montenegro una ricerca che ha dato voce direttamente alle donne con disabilità; EDF – European Disability Forum, porta avanti campagne e azioni di advocacy per inserire la prospettiva di genere in tutte le politiche sulla disabilità; Inclusion Europe spinge per un’educazione sessuale accessibile e strumenti concreti per prevenire gli abusi; EASPD – European Association of Service Providers for Persons with Disabilities, infine, con il progetto RESPONSE ha creato spazi di confronto innovativi tra professionisti e donne con disabilità in sei Paesi, producendo strumenti formativi e raccomandazioni politiche. 

Sei buone pratiche per un messaggio chiaro: la collaborazione, la formazione e l’inclusione possono fare la differenza per un’Europa più sicura.

Prospettive future e prossimi passi

L’Exchange Forum non si esaurisce con la giornata di Bruxelles perché: 

  • ha creato una rete internazionale di professioniste sul tema che potrà proseguire questo lavoro anche oltre il progetto; 
  • i risultati saranno raccolti in un compendio digitale di buone pratiche, diffuso a livello europeo. 

Il prossimo passo del progetto sarà sviluppare insieme ai partner un modulo di formazione da testare con i futuri professionisti della cura fornendo loro le competenze necessarie a riconoscere, affrontare e prevenire la violenza e la discriminazione intersezionale contro le donne con disabilità. 

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Recapiti
Samantha Parini