Il sottosegretario per l’Informazione e l’Editoria, Alberto Barachini, da Firenze spiega che il cambiamento e la trasformazione dell’editoria non è sinonimo di crisi del giornalismo. “In questo momento il giornalismo è il miglior argine alle fake news, l’esperienza professionale, la capacità, l’approfondimento giornalistico è la migliore strada per recuperare i pezzi di un mosaico sempre più complesso”.
Il settore infatti, sta vivendo un momento difficile, non solo lo smottamento causato dall’Intelligenza Artificiale (IA), ma soprattutto per il brusco e continuo calo delle vendite sia dei cartacei che dei digitali e per il rallentamento del mercato pubblicitario.
Inoltre, il momento internazionale e la situazione geopolitica è “di grande complessità con crisi internazionali di difficile racconto”.
L’intervento concreto del governo
Gli interventi di cui l’editoria ha bisogno sono molti e diversificati, per questo i DPCM varati coprono uno spettro ampio di soluzioni. I due ultimi fondamentali approvati riguardano l’inizio e la fine della catena editoriale.
Il primo, approvato a fine marzo scorso, riguarda il sostegno economico per le edicole. “Perché dobbiamo non pensare soltanto ai giovani che magari oggi cercano l’informazione digitale, ma anche alle persone meno giovani che hanno bisogno di un rapporto fisico e che ancora amano il giornale di carta”.
L’edicola diventa non solo un punto di ritrovo cittadino, ma un polo culturale, di scambio di informazioni e quindi fondamentale per il benessere cittadino e sociale. Interi comuni italiani, soprattutto nelle aree appenniniche e dell’entroterra collinare, rimangono sempre più spesso sprovvisti di punti vendita. La crisi si è espansa fino a coinvolgere i piccoli paesi anche fino ai 5mila abitanti. Esempi eclatanti in Toscana e Lazio, con edicole che abbassano permanentemente la saracinesca per la difficoltà di reperimento dei giornali e per il costo (che supera di gran lunga le entrate).
Il DPCM a cui si faceva riferimento, prevede 17 milioni a sostegno delle edicole, di cui 10 per i soli punti vendita esclusivi.
Il secondo DPCM invece copre la “parte iniziale” del processo editoriale, che coinvolge le nuove forze e i giovani. Infatti, “consente agli editori facilitazioni per l’assunzione di professionisti under 36 con esperienze tecnologiche e digitali. Perché se l’editoria vuole andare nel futuro ha bisogno anche di professionisti che sappiano parlare il linguaggio del futuro”.
Innovazione e regolamentazione
Immancabile l’IA, protagonista anch’essa di una legge tutta italiana approvata lo scorso 25 giugno. Il governo dice sì all’innovazione e allo sviluppo, con progetti che nasceranno dal cuore delle migliori Università italiane. Ma tutto questo prevede anche delle limitazioni utili alla protezione degli utenti.
La legge infatti “protegge il diritto d’autore, il copyright, che è la base economica del sistema editoriale”. Per questo l’Italia è tra le prime nazioni al mondo a introdurre il reato di deepfake, “punibile da 1 a 5 anni di reclusione per coloro che che tramite gli strumenti di Intelligenza Artificiale modificano un contenuto e quindi mistificano la realtà tradendo la fiducia dei cittadini”.
Un segnale chiaro nella lotta alla disinformazione e alla rivalsa dell’editoria e delle istituzioni, che altrimenti rischiano di perdere credibilità e fiducia da parte dei cittadini. “Se perdono di fiducia, poi perdono anche la capacità critica, la capacità democratica, anche di partecipare alla vita politica e questo non lo dobbiamo consentire”, ribadisce Barachini in conclusione.
Articolo di T.S.
L’articolo Barachini: crisi editoria ma non giornalismo, servono aiuti e fiducia proviene da Notiziario USPI.