A cura di Future Proof Society e il think-tank Tortuga
La sfida è con noi stessi: L’Europa paga cara la propria frammentazione. Barriere interne equivalenti a dazi del 44% sui beni e del 144% sui servizi impediscono alle imprese europee di competere su larga scala, rendendo piùcostoso fare affari tra Stati membri che con partner extra-UE.
Servono tutte le 400 pagine di regolamentazione digitale? L’Unione Europea eccelle nella tutela dei diritti dei consumatori, ma l’attuale quadro normativo digitale (GDPR, DSA, DMA, AI Act) presenta una complessità legale che distoglie le imprese dall’innovazione. La nuova Commissione Europea si sta impegnando a rivedere questo equilibrio: occorre massimizzare la protezione dei cittadini senza costituire un onere competitivo per le nostre aziende.
La corsa all’IA procede senza di noi: L’Europa fatica a posizionarsi tra i leader dell’intelligenza artificiale per carenza di input fondamentali. Nonostante l’ottima produzione di capitale umano, i costi energetici elevati, l’assenza di produzione di chip, l’incertezza regolatoria e gli alti costi di raccolta del capitale rendono il contesto europeo inadatto all’innovazione in questo settore.
Serve più Europa, non meno: Le sfide odierne – dai costi dell’energia alla capacità di calcolo, dalla difesa alla transizione digitale – sono di scala tale che nessuno Stato membro può affrontarle autonomamente. Solo una maggiore integrazione e pianificazione strategica a livello europeo possono sbloccare i 1.200 miliardi annui di investimenti necessari per colmare il divario con gli Stati Uniti. In questo periodo di incertezza politica l’Italia può assumere un ruolo guida in questa direzione.
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