Home PA Digitale Come ripensare l’e-leadership e guidare la trasformazione nell’era dell’IA
La domanda che oggi dovremmo farci non è ‘che cosa potrà fare l’IA’, ma ‘che cosa vogliamo che faccia l’IA per noi’. Servono persone in grado di guidare questo cambiamento verso un utilizzo consapevole e sostenibile dell’IA. Bisogna ripensare l’e-leadership mettendo al centro l’attenzione ai processi e alla creazione di conoscenza individuale e collettiva all’interno di “organizzazioni intelligenti”. Una sfida urgente soprattutto per la PA. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Iacono — esperto di processi di innovazione e coordinatore del programma “Repubblica Digitale” – prendendo le mosse dal suo nuovo libro dedicato proprio a questi temi
17 Ottobre 2025
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Michela Stentella
Direttrice testata www.forumpa.it
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L’evoluzione rapida e dirompente dell’Intelligenza Artificiale sta determinando una vera propria rivoluzione digitale e antropologica, il che rende necessario ridefinire le modalità di governo e di guida della trasformazione all’interno delle organizzazioni, sia pubbliche che private. È su questo scenario che interviene Giuseppe Iacono — esperto di processi di innovazione e coordinatore del programma “Repubblica Digitale” presso il Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri — con il suo nuovo libro, Come cambia l’e-leadership con l’Intelligenza Artificiale (FrancoAngeli, 2025), con la prefazione di Luca De Biase.
Un testo pensato come uno strumento operativo e di orientamento, che invita chiunque abbia un ruolo in questo processo di cambiamento a superare una visione limitata dell’innovazione.
La miopia dell’adozione tecnologica e la crisi culturale
Molte organizzazioni stanno affrontando con superficialità l’introduzione dell’IA. E l’adozione delle nuove tecnologie, spesso, non è supportata da una strategia organizzativa e culturale adeguata.
“Il libro – sottolinea Iacono – nasce dalla sensazione che, nelle organizzazioni, il cambiamento legato all’intelligenza artificiale sia spesso limitato alla ricerca di efficienza. Da una parte l’IA viene usata come elemento di marketing, dall’altra è adottata esclusivamente per ridurre i costi”.
Un approccio che rischia di essere miope, specialmente nelle PMI dove l’adozione si limita spesso a strumenti di intelligenza generativa individuale. L’errore fondamentale risiede nel non affrontare il cambiamento in modo strutturale.
“Manca un vero cambiamento culturale, fondamentale per sfruttare al meglio l’evoluzione tecnologica – aggiunge Iacono -. Le organizzazioni non stanno affrontando adeguatamente il tema di come integrare l’AI nei propri processi. Un altro aspetto chiave riguarda il fattore competenze, persone e conoscenza: troppo spesso legato solo a regole ed etica, quando invece dovrebbe essere affrontato in modo strutturale, come motore di crescita.”
Oltre il mito: l’IA come scelta sociale e “positiva”
Da dove ripartire quindi? Prima di tutto si dovrebbero abbandonare le narrazioni estreme che circondano l’IA — siano esse adoranti o apocalittiche — perché l’evoluzione tecnologica non segue un percorso già tracciato e ineluttabile, ma è una scelta sociale, che deve essere orientata al benessere collettivo, non limitandosi solo a controlli o mitigazione degli impatti.
Questa consapevolezza porta al concetto di “IA positiva”, che deve supportare la società e migliorare la vita degli individui. “Possiamo direzionare l’IA verso l’obiettivo di supportare la società nel rendere migliore la vita dei suoi individui. Insomma, utilizzarla per realizzare uno scenario desiderabile socialmente – commenta Iacono – la domanda da porsi non è ‘che cosa potrà fare l’IA’, ma che cosa vogliamo che faccia l’IA per noi’.”
La rimodulazione dell’e-leadership
L’e-leader deve guidare un utilizzo consapevole e sostenibile dell’IA orientato alla costruzione di “organizzazioni intelligenti”.
“Non bisogna ridurre la leadership alle sole capacità comunicative o di supporto ai collaboratori – precisa Iacono – l’e-leadership è soprattutto attenzione ai processi e alla creazione di conoscenza individuale e collettiva, consentendo e abilitando una partecipazione critica e consapevole alla definizione e all’attuazione della strategia organizzativa.”
In queste organizzazioni basate sulla conoscenza, l’e-leader deve promuovere la partecipazione del personale e garantire che l’IA abbia compiti di supporto e non decisionali, anche grazie alla comprensione delle criticità legate agli algoritmi e ai bias.
Non si tratta solo di innovazione tecnologica, ma di riorganizzare i flussi di lavoro e favorire il lavoro in team. “La formazione tecnica è solo una parte – aggiunge Iacono – occorre un approccio ampio, che permetta di integrare rapidamente i nuovi strumenti, adattando le modalità di lavoro e promuovendo la collaborazione.”
La sfida urgente per la Pubblica Amministrazione
Nel contesto della Pubblica Amministrazione, l’urgenza di una riflessione strategica è ancora più sentita. Nonostante i progressi, siamo infatti solo agli inizi di una vera trasformazione.
“Manca una visione chiara e condivisa su come l’AI possa ridisegnare i processi organizzativi – sottolinea Iacono – si cominciano a vedere applicazioni e attività formative, ma non c’è ancora una vera operazione di ripensamento dei processi nel loro complesso.”
Il rischio per la PA è di non guidare il cambiamento, ma di subirlo, limitandosi a iniziative frammentate e individuali, come già accaduto in passato con altre ‘mode’ tecnologiche.
L’IA potrebbe fornire lo stimolo per una strategia di medio-lungo termine, basata sulla “e-leadership diffusa”, perché “l’innovazione si realizza solo con la partecipazione sia interna sia esterna all’organizzazione. Bisogna lavorare per costruire competenze diffuse e favorire processi collaborativi”, conclude Iacono.