Affettività e sessualità a scuola: è il tempo delle scelte
“Anche sul sesso gli stessi sotterfugi. Credevano che bisognasse parlarne di nascosto.” (Lettera ad una professoressa- Don Lorenzo Milani)
Il 15 ottobre 2025 La Commissione Cultura della Camera ha approvato alcuni emendamenti al disegno di legge intitolato “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico”, altresì chiamato Ddl Valditara o Ddl Sasso. Un emendamento in particolare ha suscitato reazioni a dir poco contrastanti nel contesto della commissione. La proposta in questione prevede il divieto (valido non solo per la scuola dell’infanzia e primaria, ma anche per quella secondaria di primo grado) per attivisti o esperti esterni di poter parlare di tematiche legate alla sfera sessuale. Per la scuola secondaria di secondo grado invece, l’emendamento prevede il consenso informato delle famiglie, in modo tale da essere preventivamente informate sui temi che verranno affrontati, sul materiale didattico utilizzato e sulle competenze degli esperti che interverranno in classe su argomenti considerati sensibili. Il testo del disegno di legge modificato dovrà passare successivamente in Parlamento.
È importante tuttavia precisare che il disegno di legge non elimina del tutto la possibilità di affrontare in classe temi legati alla sessualità. Il testo chiarisce infatti che il divieto si applica nel rispetto di quanto stabilito dalle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, che già prevedono tra gli obiettivi di apprendimento l’acquisizione di conoscenze sulla riproduzione, sulla sessualità e sullo sviluppo puberale — obiettivi confermati anche nella bozza delle nuove Indicazioni nazionali pubblicata lo scorso giugno.
Questo evento chiaramente ha provocato una reazione decisa da parte dell’opinione pubblica, in quanto nelle scuole italiane da diverso tempo si sta cercando faticosamente di avviare un processo per l’introduzione dell’educazione all’affettività. A rendere la notizia mediaticamente rilevante è il fatto che sia capitata all’indomani dell’ennesimo femminicidio avvenuto nel nostro Paese.
Educazione all’affettività in Italia: un ritardo allarmante/preoccupante
Secondo il rapporto “Comprehensive sexuality education (CSE) country profiles”[1], pubblicato da Global Education Monitoring dell’UNESCO il 15 febbraio 2023, l’Italia, oltre ad essere uno dei pochi stati membri dell’UE in cui l’educazione all’affettività non è obbligatoria nelle scuole, si colloca tra gli ultimi Paesi europei in termini di educazione sessuale “comprensiva”. L’educazione sessuale comprensiva prevede un insegnamento trasversale e unitario: integra cioè aspetti cognitivi, emozionali, fisici e sociali all’interno delle materie scolastiche, anziché trattarli come un insegnamento separato.
Alcuni punti fermi
Di fronte a questo dato preoccupante, e alla luce del travagliato dibattito che non sembra trovare una soluzione definitiva ravvicinata, vogliamo porre al centro alcuni punti:
1. L’educazione sessuale “comprensiva” mira a fornire agli studenti e alle studentesse una visione unitaria e completa della sfera affettiva, che riveste un ruolo cruciale nello sviluppo dell’individuo, soprattutto durante il passaggio dalla pubertà all’adolescenza. In questa fase di transizione delicata, riteniamo che la scuola debba essere il luogo dove studenti e studentesse possano comprendere e accogliere questa dimensione con piena consapevolezza.
2. Questo insegnamento non solo è funzionale a rendere accessibile l’informazione e la prevenzione relativa alla sfera sessuale e relazionale ma è necessario agli studenti e alle studentesse nel loro percorso di formazione al fine di diventare cittadini e cittadine consapevoli in grado di relazionarsi con gli altri. Come MSAC[2] lo abbiamo già più volte affermato: la Scuola Costituzionale ha il dovere di farsi capofila di un’edizione di questo tipo. Per questo motivo l’inserimento dell’educazione all’affettività nelle nostre scuole deve essere considerato un ausilio fondamentale e irrinunciabile per il perseguimento degli obiettivi dell’educazione civica, in quanto può davvero favorire la crescita dell’inclusività, della tolleranza e della fraternità.
3. La scuola è luogo principe in cui trattare le tematiche importanti per la sfera personale ma con risvolti nella collettività. Un’educazione di questo tipo non può essere solo una “questione privata”.
4. La possibilità di mettere a disposizione conoscenze e metodologie specialistiche ha l’importante funzione di colmare lacune provenienti da quei contesti familiari e sociali che non sono in grado di fornire una formazione adeguata. Lo Stare bene nella società ci richiede capacità di relazione, a partire dalle relazioni più strette per poter quindi essere in grado di coltivare amicizie significative e di sviluppare una sincera condanna di ogni violenza.
5. La scuola deve essere il luogo dove gli studenti e le studentesse vengono percepiti/e soprattutto come individui all’interno di un percorso di conoscenza di sé. La scuola per questo è chiamata ad accompagnare in modo specifico e personale, dando sempre maggiore rilevanza al tema del benessere psicologico. In questo senso l’educazione all’affettività si traduce anche in conoscenza dei propri stati d’animo, in scelte a livello emozionale, in accettazione di sé e dell’altro nella sua diversità. Questa attenzione educativa non solo agevola la trasmissione di concetti quali la parità, ma può anche divenire strumento di prevenzione efficace per fenomeni quali il bullismo o qualsiasi tipo di violenza fisica o verbale.
É necessario dialogo
Pertanto la posizione espressa da questo emendamento è fortemente limitante, e non si pone in ascolto di studenti e studentesse che prima di tutto sono giovani in crescita. La libertà di potersi formare come cittadini e cittadine consapevoli/e, che è uno dei principi fondanti dell’ordine democratico (sancita dalla nostra Costituzione), passa soprattutto attraverso la profonda conoscenza di sè e della propria dimensione relazionale. Limitare o abolire un’opportunità tanto preziosa quanto necessaria, senza aver prima aperto uno spazio di dialogo e confronto con la realtà scolastica e giovanile, significa trascurare un approccio condiviso e partecipato che è la base della nostra democrazia. Come MSAC, sosteniamo che, soprattutto riguardo a questo tema, la voce degli studenti e delle studentesse del nostro Paese sia preziosa e non possa restare inascoltata. Vogliamo un progetto concreto di educazione all’affettività la cui attuazione sia effettiva nelle scuole. Desideriamo un confronto autentico e costruttivo, per questo ci poniamo alcune domande nella speranza che possano stimolare ulteriori processi di riflessione:
Non riteniamo forse che una delle priorità della nostra Scuola sia di accompagnare gli studenti e le studentesse verso una piena conoscenza di sé sin dalla giovane età? Non crediamo che il valore del rispetto e del consenso siano principi da ribadire, dato il contesto odierno, anche e soprattutto all’interno della sfera dell’affettività? Non pensiamo che la scuola debba curarsi di fornire gli strumenti adeguati agli studenti e alle studentesse per poter indagare le propria soggettività, al fine di formare cittadini e cittadine del domani?
[1]https://www.unesco.it/it/news/pubblicato-il-global-education-monitoring-report-dellunesco-sulleducazione-sessuale-in-50-paesi-del-mondo/