Le recenti dichiarazioni apparse sulla stampa nazionale in merito alla vicenda che ha interessato il Teatro La Fenice rappresentano un chiaro tentativo di strumentalizzazione politica di una questione che meriterebbe ben altro livello di approfondimento e rispetto istituzionale. Le cifre e i “privilegi” elencati con toni sensazionalistici sono oggetto di libere interpretazioni, spesso parziali e decontestualizzate, che ignorano volutamente la complessità del sistema lirico-sinfonico italiano, le specificità contrattuali del settore e il confronto con le realtà europee di pari livello artistico. Ci permettiamo di porre all’autore dell’articolo una domanda: evidenziando con tale enfasi questi presunti privilegi, si intende forse affermare che un’orchestra che godrebbe di tali condizioni non avrebbe diritto di esprimere un proprio pensiero? O, al contrario, solo un’orchestra priva di tutele potrebbe legittimamente farlo? La logica sottesa a tale impostazione risulta francamente incomprensibile e lesiva della dignità professionale di artisti di riconosciuto valore internazionale. È necessario ribadire un principio fondamentale: i teatri italiani non sono proprietà del Governo, non sono proprietà dei sovrintendenti e non sono nemmeno proprietà esclusiva degli orchestrali. I teatri appartengono a tutti i cittadini. Proprio per questo, Governo, sovrintendenti e dipendenti hanno il dovere comune di collaborare affinché il prodotto artistico sia di massimo livello qualitativo. L’obiettivo della qualità artistica e del servizio culturale al Paese rappresenta un bene superiore rispetto a sterili polemiche strumentali. È questo il terreno su cui tutti gli attori istituzionali devono impegnarsi con senso di responsabilità e visione comune. Invitiamo pertanto l’autore dell’articolo ad avere maggiore rispetto nei confronti degli Artisti e, qualora intenda formulare determinate affermazioni, a contestualizzarle adeguatamente citando fonti verificabili e dati oggettivi. In assenza di tale rigore giornalistico, si rischia di perdere ogni credibilità e di ridurre il dibattito culturale a mero esercizio polemico.
Pierluigi Filagna segretario generale Fiasl Spettacolo Cisal