La notizia ha un sapore amaramente simbolico: entro la fine del 2025, MTV chiuderà i suoi canali dedicati ai video musicali (MTV Music, MTV 80s, MTV 90s, Club MTV e MTV Live) lasciando attivo solo quello dei reality.
È la fine ufficiale di un linguaggio che per trent’anni ha definito la relazione tra musica, immagine e generazioni.
MTV non era solo un canale: era un’icona culturale, un’estetica, un suono di sottofondo costante nei pomeriggi e nelle notti di milioni di ragazzi.
Era il luogo dove la musica si faceva immagine e le immagini diventavano identità.
Oggi, quel linguaggio si è spostato altrove.
YouTube, TikTok, Spotify e persino Instagram hanno ereditato la missione di MTV: trasformare la musica in esperienza visiva e sociale.
Il video musicale non è più un appuntamento televisivo, ma un flusso continuo di contenuti personalizzati, remixati e riscritti da chiunque.
Eppure, qualcosa di quell’energia resiste.
Il modo in cui comunichiamo i nostri gusti, i nostri stili e perfino le nostre appartenenze nasce proprio da MTV: la cultura della playlist, del videoclip, del logo, del look.
MTV è finita come canale, ma è sopravvissuta come codice visivo.
La sua chiusura non è quindi una fine, ma un passaggio di testimone.
Dalla televisione alla rete, dall’industria all’utente, dalla programmazione alla partecipazione.
Il pop non muore: cambia piattaforma.