Hai mai scelto una meta perché l’hai vista in un video su TikTok o in un reel su Instagram?
Non sei il solo. Oggi i viaggi cominciano molto prima di una valigia o di un biglietto aereo: iniziano online, tra immagini, emozioni e storie che ci fanno sognare.
Ed è stato questo l’argomento del mio speech al SIHE di Lugano, la principale fiera internazionale del turismo in Svizzera, dove lo scorso 2 novembre sono stata invitata per parlare del mio lavoro di travel blogger e content creator. È stata un’esperienza incredibile poter condividere con professionisti del settore come il mondo dei viaggi sia cambiato negli ultimi anni e quale ruolo giochiamo noi creator in questa trasformazione.
Il tema del mio intervento? “Da un video a un biglietto aereo: come i creator influenzano le nostre scelte di vacanza”. Un argomento che mi sta particolarmente a cuore e che vivo quotidianamente attraverso il mio blog e i miei canali social.
Parlare al SIHE di Lugano è stato un onore e un’occasione per riflettere sul mio lavoro e sul settore del turismo digitale. Da un semplice video può davvero nascere il desiderio di prenotare un biglietto aereo, di scoprire un luogo nuovo, di vivere un’esperienza indimenticabile.
Ma questo potere va utilizzato con responsabilità, etica e passione. Perché il nostro compito non è solo far viaggiare le persone, ma far sì che lo facciano nel modo migliore possibile: rispettando i luoghi, le culture e le persone che incontrano lungo il cammino.
Il viaggio, in fondo, comincia sempre da un’emozione. E quella, noi creator, abbiamo il privilegio e la responsabilità di saperla raccontare.
Da anni racconto il mondo sul mio blog di viaggi e sui miei canali social, Instagram e TikTok.
Ho iniziato questo lavoro circa 13 anni fa, quando il “blog di viaggi” era quasi un diario personale, con poche foto scattate con la reflex e tanto tempo dedicato alla scrittura. Oggi invece mi ritrovo a montare video in verticale, scegliere musiche, studiare gli algoritmi e raccontare i luoghi in 30 secondi.
L’evoluzione del travel blogging: dalla passione alla professione
In questi anni ho visto cambiare tantissimo il modo di vivere e comunicare il viaggio, passando da una passione personale a una vera professione, da un racconto lungo a una narrazione immediata e visiva, da una community piccola e affezionata a un pubblico globale che sceglie la prossima meta mentre scorre il feed.
Ma non solo. In questi anni è cambiato non solo il modo di comunicare il viaggio, ma anche il modo di viaggiare. Il viaggio non comincia più quando prenotiamo, ma quando vediamo un’immagine che ci emoziona, una storia che ci ispira, un video che ci fa sognare.
È proprio da qui che nasce la domanda di oggi: quanto noi travel blogger influenziamo davvero la scelta di una destinazione?
Il viaggio oggi comincia prima di partire. Prima ancora di scegliere dove andare, iniziamo a immaginare grazie a ciò che vediamo online.
Oggi il viaggio inizia quando vediamo un’immagine che ci emoziona, non quando prenotiamo. I social media come Instagram, TikTok e YouTube non sono più solo “vetrine”, ma veri e propri motori di ispirazione che ci spingono a scoprire luoghi che non avremmo mai considerato.
Non cerchiamo più solo informazioni, ma emozioni.
Vogliamo capire come ci si sente a essere lì, in quel posto, in quel momento.
Basta un reel per farci immaginare di passeggiare tra i canali di Amsterdam o tuffarci in un mare greco al tramonto.
E spesso, senza rendercene conto, salviamo quel post, lo riguardiamo e… iniziamo a pianificare.
Il viaggio comincia così: con un desiderio digitale che diventa reale.
Il potere dell’ispirazione visiva
Un reel di pochi secondi può far scoprire una destinazione remota, un borghi sconosciuto, un ristorante nascosto. La comunicazione è diventata immediata, emotiva e altamente coinvolgente. Non si tratta più solo di informazioni pratiche, ma di emozioni che vogliamo vivere.
I video brevi, le storie autentiche e i contenuti immersivi hanno il potere di trasformare un semplice scroll in un desiderio concreto di partire. È questo il vero impatto dei content creator nel turismo moderno.
I nuovi narratori del viaggio
I travel blogger e i content creator sono diventati i nuovi narratori del mondo.
Non si limitano a mostrare luoghi, ma li fanno vivere: raccontano esperienze, emozioni, imprevisti, momenti autentici.
E la differenza è tutta qui: non è il numero di follower a rendere un creator influente, ma la fiducia che ispira.
Chi segue un creator lo fa perché ne riconosce la voce, la coerenza, la capacità di emozionare.
Un creator efficace non vende un prodotto, ma un’emozione.
E quell’emozione, spesso, è la scintilla che ci fa dire:
“Voglio andarci anch’io.”
Dallo scroll alla prenotazione: come nasce un viaggio digitale
Oggi il processo che ci porta a scegliere una meta è rapidissimo — e quasi invisibile.
Tutto parte da uno scroll distratto: vediamo un video, lo salviamo, lo riguardiamo, lo mandiamo a un amico. Ne cerchiamo altri simili per conferma, che continuiamo a salvare e riguardare. Poi arriva la conferma sociale. Iniziamo a vedere amici e creator che seguiamo che partono per quella stessa destinazione.
A questo punto cerchiamo voli, hotel, informazioni.
In poche ore passiamo da spettatori a viaggiatori.
È così che un contenuto diventa un biglietto aereo.
Gli algoritmi, nel frattempo, fanno la loro parte: più interagiamo con video di viaggio, più i social ci mostrano luoghi simili.
È un ciclo infinito di ispirazione e desiderio, che alimenta la nostra voglia di partire.
Ma come in ogni storia, anche qui ci sono due facce. una positiva e una ahimè più negativa.
Con l’accento di Instagram e dei reel, sono nati anche i luoghi “instagrammabile” che portano un turismo che cerca solo di apparire e di scattare quel determinato tipo di foto.
Basta un video virale per cambiare il destino di un luogo.
Pensiamo al Lago di Braies, diventato simbolo di Instagram, tanto da dover introdurre limitazioni per gestire i flussi.
Oppure a Hallstatt, il borgo austriaco conosciuto come “il paese di Frozen”, travolto da migliaia di turisti dopo i video virali.
O ancora a Santorini, dove per scattare una foto al tramonto si fanno vere e proprie file.E ancora Venezia, che ha deciso di inserire una tassa di ingresso per limitare il flusso di turisti.
Non è colpa dei social, ma del modo in cui li usiamo.
Quando viaggiamo solo per replicare un’immagine, smettiamo di vivere l’esperienza.
Fortunatamente, esistono anche storie meravigliose.
I social possono diventare un alleato prezioso per la valorizzazione di territori meno noti.
Penso a borghi come Civita di Bagnoregio, Matera o Orta San Giulio, riscoperti da creator e viaggiatori digitali.
O a regioni come il Molise, la Basilicata o il Friuli rurale, raccontate da chi le vive davvero e ne mostra la bellezza quotidiana. O anxcora i paesi dell’Asia centrale, come Armenia o Moldavia, che fino a qualche anno fa nessuno conosceva.
Anche cittadine come Colmar o Česky Krumlov sono diventate mete amate grazie a contenuti autentici e sensibili.
Quando un contenuto nasce dall’amore per un luogo, non è consumo: è valorizzazione.
Il fenomeno dell’overtourism e il ruolo dei creator
Con grande potere viene grande responsabilità. La viralità di un luogo può portare a conseguenze inaspettate: l’overtourism, il turismo di massa che rischia di rovinare proprio quei luoghi che vogliamo far conoscere.
Come creator, ho imparato che è fondamentale avere una responsabilità etica nel modo in cui racconto le destinazioni. Non si tratta solo di mostrare i luoghi più belli, ma di farlo in modo consapevole e sostenibile.
Ed in effetti, ogni volta che viaggio, cerco di portare i miei followers anche nei luoghi meno turistici, facendo vedere che oltre alle solite cose inflazionate, c’è molto altro. E nel mio piccolo provo a farlo anche con Napoli, la mia città, che da qualche anno è stata invasa dal turismo di massa, come se tutti avessero iniziato a scoprirla ora (eppure è sempre esistita!).
Napoli dal post pandemia soffre di overtourism in alcune zone iconiche come il centro storico, Spaccanapoli e il lungomare, dove la massa di turisti rischia di compromettere l’esperienza autentica della città.
Per questo motivo, nei miei video su Napoli mi concentro sempre più sulle hidden gems e sui luoghi nascosti: quartieri meno conosciuti come Rione Sanità, piccole botteghe artigiane, trattorie dove vanno solo i napoletani, chiese meno inflazionate ma straordinarie come San Severo al Pendino, o panorami segreti come quelli del Parco Archeologico del Pausilypon.
Il mio obiettivo è distribuire i flussi turistici e far scoprire la Napoli autentica, quella che non finisce su tutte le cartoline ma che regala esperienze uniche e indimenticabili. Raccontare le hidden gems significa proteggere i luoghi più famosi e valorizzare quelli meno conosciuti, creando un turismo più equilibrato e rispettoso.
Qui un esempio:
Come comunico il viaggio in modo responsabile
Nel mio lavoro di content creator, cerco sempre di bilanciare l’ispirazione con la sostenibilità.
Ecco alcuni principi che guido la mia comunicazione:
Valorizzare destinazioni meno conosciute: invece di concentrarmi sempre sulle mete più famose, cerco di dare visibilità a borghi, città minori e l