Come salvare le destinazioni dal collasso: l’equazione della sostenibilità turistica - Marketing Italia

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Chi sono i “lifers” e perché da loro dipende il futuro delle destinazioni. L’equazione di Visit Italy per custodire l’anima dei luoghi e contenere l’overtourism.

di Ruben Santopietro

In Visit Italy li chiamiamo “lifers”, perché semplicemente residenti non basta più. Sono coloro che abitano davvero un luogo, ne tengono vivo il genius loci, il respiro profondo che lo distingue.

Mandano avanti le scuole e i negozi, pagano gli affitti, tengono viva l’identità dei quartieri con rituali e relazioni. È un termine semplice che rimette al centro ciò che spesso abbiamo dimenticato. Una città senza chi la vive non è più una città, è un palcoscenico per selfie.

Il punto di partenza è questo: i luoghi possono avere i turisti, ma i turisti non possono avere i luoghi. Sembra un gioco di parole, invece è la base di un turismo che funziona.

È una riflessione che negli ultimi anni ha iniziato a farsi strada in modo concreto, perché le grandi città del mondo stanno arrivando tutte, prima o poi, allo stesso bivio. A Barcellona, il sindaco Collboni ha scelto di vietare gli Airbnb entro il 2028, dichiarando apertamente che la priorità è restituire le case ai residenti.

A New York, il neoeletto sindaco Mamdani (34 anni), definito da molti “il trionfo della Gen Z”, ha proposto una visione ancora più ampia, affrontare la crisi abitativa e quella turistica insieme, costruendo nuovi alloggi, regolando il FarWest degli affitti brevi e investendo sul turismo come parte di un ecosistema urbano più giusto e vivibile.

Due continenti diversi, due storie differenti, ma una stessa domanda di fondo: stiamo progettando città per chi vive o esclusivamente per chi visita?

“FUCK Airbnb” firmato dai lifers della Bay Area, California. Opera satirica di Eugenio Negro.

In fondo, è la stessa domanda da cui, nel 2016, nasce Visit Italy. L’idea originaria era ed è tuttora quella di trasformare il turismo in una forza positiva, non soltanto per chi viaggia ma soprattutto per le comunità che accolgono. Significa non subire i flussi, ma governarli; non inseguire i numeri, ma costruire equilibrio e valore.

Nel tempo, lavorando con territori italiani molto diversi, da Arezzo a Courmayeur, da Ragusa al nord Sardegna, da Genova a Tropea, ho compreso come il turismo, se non è progettato, tende inevitabilmente a sfuggire di mano, a diventare casuale. E quando il turismo diventa casuale, smette di essere sostenibile.

Dopo cinquant’anni di studi sul ciclo di vita delle destinazioni, da Doxey a Butler, sappiamo leggere l’evoluzione dei luoghi e i segnali di saturazione. Ma oggi leggere non basta più. Serve una chiave di progettazione, un modo per connettere il benessere locale e la qualità dell’esperienza turistica dentro un’unica formula condivisa.

Madrid invasa da questi adesivi con un manifesto di protesta dei lifers

Da questa esigenza nasce quella che in Visit Italy chiamiamo “Equazione della sostenibilità turistica”, una sintesi che abbiamo sviluppato osservando da vicino la relazione quotidiana tra turismo e vita locale in decine di territori italiani.

L’equazione parte da una base chiara: solo dove il benessere dei residenti è alto, l’esperienza turistica può esserlo altrettanto. È una relazione diretta, non simbolica. Se la qualità della vita si abbassa, se il diritto all’abitare viene compromesso, se i servizi essenziali si riducono o se la tranquillità quotidiana viene sacrificata, allora il turismo stesso perde autenticità e valore.

La seconda variabile è la capacità di carico, ovvero il numero massimo di persone che un luogo può reggere senza snaturarsi. La terza è la qualità dell’esperienza, che si misura nel rispetto e nella connessione tra chi arriva e chi resta. Tre elementi interdipendenti, in equilibrio dinamico… se uno solo cede, l’equazione si rompe.

Questa formula rappresenta oggi un confine nuovo tra crescita e collasso. È un invito a guardare il turismo non come un flusso da massimizzare, ma come un equilibrio da mantenere. In molte città italiane, da Venezia a Firenze, da Roma a Napoli, il paradosso è ormai evidente: nel momento in cui i residenti non riescono più a vivere nei propri quartieri, anche l’esperienza dei turisti inizia a peggiorare.

Le città diventano set cinematografici, vittime inermi della Checklist Era. Il turismo non è il problema, il problema è quando diventa l’unica logica che guida la vita urbana.

Dietro i numeri positivi del turismo in Italia infatti, emerge un segnale preoccupante sul piano qualitativo. Dal nostro ultimo report risulta che il 64% dei visitatori ha incontrato fenomeni di overtourism durante il viaggio in Italia.

Per questo con Visit Italy abbiamo scelto un approccio diverso. Non lavoriamo solo per promuovere i territori, ma per costruire insieme a loro modelli di sviluppo turistico sostenibili e coerenti con la loro identità.

Significa partire dall’ascolto di chi abita i luoghi, distribuire i flussi in modo più equilibrato, come con la campagna “99% of Italy”, nata per spostare l’attenzione dal solito 1% del Paese a tutto il resto e collaborare con le amministrazioni per creare un turismo che generi valore e non pressione.

I risultati cominciano a essere visibili: Arezzo ha ritrovato centralità culturale e continuità di visitatori lungo tutto l’anno; i borghi delle Marche, come Treia, sono stati raccontati da testate internazionali come GEO France; il nord Sardegna, con il progetto “Salude & Trigu”, ha visto crescere del 33% il turismo americano, portando con sé nuove rotte aeree e nuove opportunità per le comunità locali.

Tutto questo dimostra che il futuro del turismo non è “senza turisti”, ma con più equilibrio. Un equilibrio che nasce dal riconoscimento di una verità semplice: non esiste turismo felice in luoghi infelici.

Non esiste esperienza autentica in contesti dove i residenti vengono spinti ai margini. E non può esserci crescita sostenibile se l’abitare e il visitare non convivono in armonia.

Il turismo può tornare a essere un patto di fiducia tra chi arriva e chi resta, ma questo patto deve partire dai lifers. Solo allora il turismo tornerà a essere non un peso da gestire, ma una forma di vita condivisa. E l’Italia potrà tornare a essere non solo la destinazione più desiderata del mondo, ma anche il miglior modello di turismo al mondo.

Ruben Santopietro

Imprenditore e CEO di Visit Italy, piattaforma culturale indipendente che racconta l’Italia lontano dai riflettori. Da anni lavora nel marketing territoriale, accompagnando destinazioni e comunità a costruire nuove narrazioni. È stato intervistato da BBC, CNN e Skift come una delle voci italiane più autorevoli sul turismo. Nel tempo libero coltiva la passione per l’arte, le due ruote e l’esplorazione dei luoghi più affascinanti del mondo.

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Ruben Santopietro