Dallo scorso 26 ottobre, giorno in cui le Forze di Supporto Rapido (RFS) hanno preso il controllo della città di El Fasher, nel Darfur Settentrionale, sono centinaia le persone uccise in maniera indiscriminata e in migliaia i civili sfollati. Noi ci siamo attivati nella città di Tawila per fornire alle persone in fuga cure mediche e protezione.
Violenze, uccisioni di massa, stupri, devastazione di villaggi: tutto questo sta accadendo in queste ore nella città di El Fasher, Nord del Darfur. A distanza di pochi giorni dalla conquista della città da parte delle RSF (Rapid Support Forces), sono centinaia i civili che sarebbero stati uccisi e migliaia risultano ancora dispersi. Molti sono sfollati, con famiglie costrette a fuggire a piedi in cerca di sicurezza, rischiando la propria vita lungo il cammino.
Gli attacchi illegali contro le persone in fuga destano preoccupazione e si teme per la sorte delle decine di migliaia di civili che, fino alla scorsa settimana, erano rimasti nella città. In questo momento molte persone stanno arrivando in località come Tawila, Al Malha, Melit e Kosti senza alcun bene e con un disperato bisogno di aiuti umanitari.
“Stiamo cercando di intervenire per soccorrere le persone in fuga e in arrivo qui a Tawila”, racconta Fabrizio Cavallazzi – operatore umanitario INTERSOS in Darfur – “I numeri degli arrivi sono incerti perché in questo momento l’uscita e l’entrata dalla città sono state chiuse. Neppure le autorità statali riescono ad avvicinarsi per via delle continue atrocità e razzie che le RFS stanno compiendo lungo la via di fuga dalla città di El Fasher. Le prime cifre che abbiamo a disposizione parlano di circa 1500 famiglie, dunque più o meno 7000 persone, che sono riuscite a raggiungere Tawila”.
La presa di potere di El Fasher è il culmine di un assedio durato 18 mesi e di incessanti attacchi da parte di parti in conflitto e che si compie all’interno della drammatica crisi sudanese a seguito dell’inizio del conflitto interno nell’aprile del 2023. Da più di due anni la fame e l’assenza di ogni bisogno primario si radicano ovunque, soprattutto nei campi degli sfolatti all’interno e nei dintorni della città.
INTERSOS, presente nella regione dall’inizio della crisi, è impegnata nella risposta all’emergenza in corso dopo la caduta della città: accogliamo gli sfollati a Tawila, dove operiamo con una clinica mobile e un team che si occupa dei bisogni di protezione e sicurezza. Abbiamo riattivato un centro medico e un’unità sanitaria lungo le vie di fuga da El Fasher, a KT e Maagla, in cui forniamo cure d’emergenza e trattiamo casi di malnutrizione e disidratazione grave.