Prevenzione, ricerca e sostenibilità: voci e idee da FORUM Sanità

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Home Sanità Prevenzione, ricerca e sostenibilità del SSN: voci e idee da FORUM Sanità 2025

Continua la nostra raccolta delle interviste realizzate a margine di FORUM Sanità 2025, questa volta unite dal filone tematico “prevenire”. Dati, digitalizzazione e nuovi modelli di governance guidano le strategie per migliorare la presa in carico dei pazienti e la gestione delle risorse finanziarie, strutturali e tecnologiche. Centrale la necessità di investire nelle persone e nei processi organizzativi, clinici e digitali per la sostenibilità del SSN

7 Novembre 2025

Foto di Rachele Maria Curti - https://flic.kr/p/2rB5RRa

Dopo la straordinaria stagione di investimenti del PNRR, alcune domande si rivelano più attuali che mai: come possiamo continuare a garantire equità, innovazione e qualità delle cure in un sistema sempre più complesso? E quale sarà l’impatto reale sul territorio se non si investe, con la stessa determinazione, anche su chi nella sanità lavora? Sono queste alcune riflessioni portate a FORUM Sanità 2025. Restituiamo qui qualche anticipazione di quanto emerso durante la Manifestazione, attraverso la voce di alcuni relatori raccolta a margine dei due Talk “Programmazione e monitoraggio della spesa sanitaria: sfide e opportunità oltre il PNRR” e “Ricerca scientifica e strategie di prevenzione: sinergie, impatti, prospettive future”, accomunati dal filone tematico “prevenire”.

Le persone al centro tra risorse e competenze

Tra i principali fattori che oggi mettono sotto pressione la sostenibilità del SSN c’è la carenza di personale sanitario. “La sanità è fatta da persone, destinata alle persone”, sottolinea Tiziano Carradori, Direttore Generale dell’Azienda USL della Romagna. “Dobbiamo preoccuparci affinché l’investimento cospicuo, peraltro non ripetitivo – continua Carradori – nel corso del tempo possa dare il rendimento appropriato e, da questo punto di vista, dobbiamo risolvere problemi di inerzia organizzativa, di anacronismi normativi che attengono a quella che è la risorsa più preziosa, che fa in modo tale che le innovazioni tecnologiche o strutturali conferiscano efficienza ed efficacia all’azione, e cioè il personale”. L’Italia si caratterizza, tra i paesi del G13, per avere la dotazione di personale per abitanti, al netto della struttura della sua popolazione, più bassa in assoluto. Se sul personale medico siamo in linea con la media internazionale, sul fronte degli infermieri e di altre figure sanitarie la carenza è drammatica. Abbiamo chiesto molto a questi professionisti, domandando loro di investire anni in formazione e responsabilità, ma non abbiamo saputo arricchire il valore sociale e professionale del loro lavoro. Secondo Carradori, occorre cambiare prospettiva: un paese in buona salute è un paese teso alla prosperità futura e, nell’ambito in cui diamo valore alla salute di una popolazione, abbiamo anche gli spazi per valorizzare le professioni.

“Oggi la sanità è un mix unico tra uomo e tecnologia, nel caso specifico tra professionisti della sanità e tecnologia”, sostiene Massimo Annicchiarico, Direttore generale dell’Area Sanità e Sociale della Regione Veneto. Occorre lavorare fortemente sulla componente umana, perché contribuisca all’evoluzione di un modello organizzativo che sia in grado, grazie all’introduzione di tecnologia, di generare valore. Il PNRR è stato una grande opportunità per rendere attuabili i nuovi modelli di assistenza sanitaria territoriale che il DM 77/2022 ha introdotto, e rafforzare gli aspetti strutturali del sistema sanitario. Come declinare però le innovazioni avviate con il PNRR — dalla sanità territoriale alla telemedicina e alle farmacie di prossimità — all’interno di un sistema che si è fortemente modificato per le iniezioni tecnologiche, per la diversa composizione, anche culturale, della società e per il diverso livello di maturità del servizio sanitario? Una relazione, questa, caratterizzata da dinamicità, che, secondo Annicchiarico, richiede un cambio di paradigma di carattere culturale.

Dati, ricerca e prevenzione: innovare per una sanità personalizzata e sostenibile

Gli strumenti tecnologici offerti — come i sistemi di intelligenza artificiale — permettono di ottenere risultati in tempi molto più veloci e più efficaci nel fornire i dati, a supporto del ciclo decisionale clinico. L’elevato patrimonio informativo segna un momento particolarmente ricco all’interno del panorama della ricerca scientifica. Bisogna però essere capaci di guardare i dati in maniera adeguata. Callisto Marco Bravi, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, cita una nota frase di Alexis Carrel: “Poca osservazione e molto ragionamento portano all’errore, molta osservazione e poco ragionamento portano alla verità“, a sottolineare come sia necessario osservare con attenzione e come oggi si disponga di strumenti che ci aiutano in questo compito. In oncologia, ad esempio, le terapie vengono applicate in base alle informazioni fornite sulla componente genetica del singolo paziente. Un dettaglio non marginale: questo consente di indirizzare la cura e giungere a una reale medicina personalizzata. La ricerca scientifica rappresenta un motore fondamentale per l’evoluzione delle strategie di prevenzione, soprattutto se orientata all’impatto concreto sul territorio e sulla popolazione. 

Prevenire è anche evitare che il cittadino debba ricorrere all’ospedale se non in casi realmente necessari, spostando in avanti il momento in cui insorgono patologie croniche e, di conseguenza, la spesa per farmaci, visite e ricoveri. “Investire sulla prevenzione significa investire meno sugli altri livelli di assistenza”, sottolinea Vito Montanaro, Direttore del Dipartimento Salute Regione Puglia. Il futuro che ci attende è un futuro nel quale occorrerà trovare risorse finanziarie sufficienti a garantire i livelli essenziali di assistenza e garantirli anche attraverso il complesso sistema informatico di processi, di procedure evolute, implementate durante gli investimenti, frutto del percorso PNRR. Si pensi, ad esempio, ad alcuni investimenti: quello in telemedicina, nell’assistenza domiciliare integrata, nell’assunzione di personale. Montanaro ritiene che, per ragioni legate alla sostenibilità dei conti pubblici, occorra rivedere completamente l’assetto della governance, stressare al massimo i sistemi di controllo della spesa, dalla programmazione al monitoraggio, per trarre il massimo beneficio da ogni investimento. In Puglia questa iniziativa è stata attivata già dal 2019. “Abbiamo avviato un percorso di implementazione di un sistema di governance che abbiamo chiamato “monitoraggio della spesa sanitaria” che è sostanzialmente una filosofia che viene applicata al sistema attraverso l’informatica, attraverso le procedure e attraverso i processi che abbiamo di fatto rivisto”.

Equità territoriale. Innovare e digitalizzare per includere

La capacità di programmare bene diventa decisiva per garantire equità, appropriatezza e sostenibilità. Quali strumenti o leve — dati, digitalizzazione, nuovi modelli di governance — possono aiutare oggi Regioni e Aziende Sanitarie a governare meglio la domanda e a evitare sprechi, mantenendo gli standard raggiunti dopo il PNRR? Daniela Faraoni, Assessore alla Salute della Regione Siciliana, mette al centro la costruzione di una rete sul territorio – resa possibile proprio grazie al PNRR – che possa accogliere con facilità il paziente che deve superare gli ostacoli che, fino a oggi, ha subito all’interno di tutte le organizzazioni regionali. Questa strutturazione, realizzata attraverso le Centrali Operative Territoriali (COT), le case di comunità e le modalità innovative che la digitalizzazione dei processi può garantire, dovrà consentire l’immediata presa in carico del paziente e la soluzione delle problematiche connesse alle liste d’attesa, garantendo così un processo di equità e di cura. “In Sicilia è in corso una modalità che – afferma Faraoni – stiamo sperimentando, attraverso la quale poter far uscire dalle liste d’attesa tutti i cronici, tutti i pazienti inseriti nei PDTA, tutti i fragili, perché di queste persone conosciamo già il bisogno; quindi, non devono prenotare né mettersi in coda in nessuna parte della nostra organizzazione. Devono piuttosto essere accompagnati, ma accompagnati con disciplina, ordine e sicurezza, in modo tale che anche il cittadino possa fare affidamento al nostro governo del suo bisogno ed evitare, grazie a questa fiducia, di andare alla ricerca di ulteriori prestazioni che il sistema magari non è in grado di offrire subito, e per le quali, alla fine, decide anche di farsi carico delle spese economiche pur di poterle ottenere”. La digitalizzazione e l’uso dell’intelligenza artificiale aiuteranno anche a valutare l’appropriatezza dell’accesso alle cure, ma sarà fondamentale formare e informare tutti.

Lo ricordiamo: tre i filoni portanti del programma – prevenire, connettere, innovare – per i quali stiamo raccogliendo le interviste in ogni articolo tematico.

Recapiti
di Redazione FPA