L’economia civile, in un certo senso è da salvare. Tuttavia, prima di compiere questo delicato compito, occorre conoscerla, e questo testo ha sicuramente il merito di riuscirci. Chi meglio di loro, Luigino Bruni e Stefano Zamagni (foto), possono ripercorrerne la storia, descrivere il presente, e andare “verso l’infinito, e oltre”?
La Domenica del Il Sole 24 Ore del 26 ottobre ha proposto a noi affezionati lettori un testo tratto dalla prefazione del loro libro “Introduzione all’economia civile” (Edizioni Città Nuova, pagg.146, euro 17,90). Economia civile “una sigla – scrivono gli autori – che non abbiamo mai voluto, né preteso, creare un’ortodossia che obbligasse tutti a intendere con queste parole la stessa cosa”.
E in effetti, quando si parla di economia civile è facile sentire più e più articolazioni di pensiero. “Non lo faremo neanche questa volta – aggiungono gli autori – sapendo che ogni lettore e studioso lo userà per aprire porte di stanze o case diverse”.
Però una cosa i due raffinati studiosi voglio no chiarire. “Lo spirito nordico e protestante, quello analizzato da Max Weber o da Werner Sombart, è diverso dallo spirito cattolico dell’economia. Si assomigliano in alcune cose ma l’umanesimo cattolico non coincide con quello protestante e quindi le rispettive economie presentano tratti non perfettamente sovrapponibili”. E spiegano perchè.
“Noi – scrivono avviandosi a concludere – siamo frutto della tradizione civile e cattolica italiana, ma abbiamo studiato con maestri della tradizione anglosassone. E per questo abbiamo fatto e facciamo di tutto per salvare l’economia civile dal parrocchialismo o da confini nazionali e confessionali troppo angusti”.
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