I “semi del Verbo”, i frutti della Pasqua - Azione Cattolica Italiana

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Con la terza assemblea, e l’approvazione del documento di sintesi, il Cammino sinodale delle Chiese in Italia è certamente giunto al suo compimento ma non possiamo parlare della sua conclusione. Oltre alla fase di attuazione che potrà cominciare con la ricezione del testo da parte dell’Assemblea generale della Cei, il Cammino sinodale ci lascia una consegna precisa: sé stesso.

Quanti in questi anni hanno avuto la grazia di partecipare da vicino all’itinerario sinodale e hanno cercato di farlo entrare nella vita delle nostre Chiese Particolari portano in cuore una certezza, la convinzione che il frutto più grande non siano i testi o le proposizioni, che certamente riceviamo come direzioni importanti, ma lo stile di vita ecclesiale acquisito in questo tempo, la bellezza della conversazione nello Spirito e le relazioni nuove o rinnovate che devono diventare esperienza viva di ogni realtà ecclesiale.

Il tesoro prezioso: l’esperienza ecclesiale che nasce dal relazionarsi e dall’ascoltarsi

Il popolo dei credenti manifestato nell’esercizio sinodale è una Chiesa bellissima che sperimenta la presenza del Signore Risorto e ascolta la voce dello Spirito nelle relazioni. In tutto il tempo del Cammino sinodale il tesoro prezioso che abbiamo acquisito e che portiamo nelle nostre diocesi è proprio l’esperienza ecclesiale che nasce dal relazionarsi, dall’ascoltarsi con meraviglia e dal trovare nella voce e nella storia dell’altro i “semi del Verbo”, i frutti della Pasqua.

Se lo stile sinodale deve continuare non può prescindere da uno stile relazionale autentico all’interno e all’esterno della comunità cristiana.

Gareggiare nello stimarci a vicenda, come direbbe l’apostolo Paolo, è la via per trovare nell’altro un fratello, e non un concorrente con cui contendere spazi e ruoli all’interno di una Chiesa che così rischierebbe di assumere un modello aziendale, forse perfettamente funzionante ed efficiente, ma lontano dalla sua natura missionaria e fraterna.

La relazione tra laici, laiche, presbiteri e vescovi rende alta la misura della vita ecclesiale e credibile il Vangelo quando è sinceramente costruita sulla gratuita e la reciprocità del dono dell’esistenza condivisa, narrata e accolta.

Una Chiesa umile, inclusiva e non giudicante che condivide con il mondo la salvezza

Il Sinodo ci ha parlato anche di un’altra relazione, quella con il mondo. Un mondo non da inglobare forzatamente ma nel quale essere sale, luce e lievito, presenza che si percepisce dagli effetti e non dai proclami. Una Chiesa umile, inclusiva e non giudicante che condivide con il mondo la salvezza di colui che non è venuto a giudicare ma a salvare; cosciente che il dono della Buona Notizia non le viene dato come privilegio ma come responsabilità. Chiamati ad abbracciare davvero “tutti, tutti, tutti”, secondo l’espressione profetica di papa Francesco, senza la presunzione di dover trattenere qualcuno. Viene così fuori la costruzione di un noi più grande in cui c’è spazio veramente per tutti, anche per quelli che ancora non vogliono starci o che in qualche modo, inseguendo logiche poco evangeliche, abbiamo relegato ai margini.

Le relazioni non sono uno strumento per l’organizzazione della vita ecclesiale ma ne segnato l’identità, il Cammino sinodale non ha fatto altro che rendere pienamente visibile e riconsegnare ciò che fa parte dell’essenza della Chiesa ma che, spesso a causa della vastità e della impersonalità dei contesti ecclesiali, rischia di sfuggire; per questo motivo sarebbe utile costituire contesti ecclesiali a misura umana, non generalizzati, e concreti dove il volersi bene sia cosa possibile e il confronto obiettivo raggiungibile.

L’Azione cattolica e altri gruppi e movimenti, nel nostro tempo, hanno come scopo principale quello di rendere visibile, tangibile, realizzabile e verificabile la vita della Chiesa. Nella crescita l’uno accanto all’altro di ragazzi, giovani e adulti, nella relazione autentica tra sacerdoti e laici, nella presenza credibile nel mondo è attualizzabile, per il nostro tempo, la forma autenticamente sinodale della Chiesa: un popolo di compagni di viaggio che condivide la gioia del cammino verso la meta comune.

Recapiti
Carmelo La Magra