AI ed energia nucleare: il futuro sostenibile dei data center

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Google punta sull’energia nucleare per potenziare le sue infrastrutture di intelligenza artificiale

Il ritorno del nucleare: un nuovo capitolo per l’energia globale

Quando si pensa al nucleare è inevitabile che un brivido corra lungo la schiena.

Già perché l’associazione di idee tra la bomba atomica che colpì Hiroshima e Nagasaki e l’energia nucleare colpisce da sempre l’immaginario collettivo.

Le giovani generazioni poi, che hanno studiato i casi storici ma non scientifici, non possono ricordare che nel 1954 una bomba termonucleare alimentata a idruro di litio, incendiò con una spaventosa palla di fuoco il cielo sull’atollo di Bikini, nelle isole Marshall.

Dalla bomba al data center: il lungo viaggio del nucleare

L’ombra lunga dei test nucleari

Fu il primo test americano di quel tipo di bomba con conseguenze devastanti. Il materiale radioattivo fu spinto dal vento per centinaia di chilometri. Quattro isole dell’atollo sono ancora oggi inabitabili, deserte e prive di vita, un piccolo peschereccio, ancora una volta giapponese, fu colpito: i 23 marinai a bordo furono esposti alle radiazioni e alcuni morirono nel giro di pochi mesi.

L’esplosione, a cui non seguirono altri test nucleari, come da promessa mantenuta dall’allora Presidente USA Eisenhower, restò così impressa nell’immaginario collettivo degli americani che, quando la bellissima attrice Rita Hayworth indossò un costume a due pezzi, considerato “esplosivo”, venne spontaneo chiamarlo bikini. Nel ‘63 fu firmato un trattato che proibiva “ogni test nucleare nell’atmosfera, nello spazio, sott’acqua o in alto mare.”

Seguirono altri trattati per impedire questi pericolosissimi test, alcuni però non furono mai firmati, né rispettati. Indimenticabili sono poi gli anni della guerra fredda, vissuti nel terrore che le grandi potenze potessero “sganciare la bomba” espressione che è diventata anche un modo di dire.

AI e consumo energetico: perché il cloud ha bisogno di centrali

Il nucleare come energia pulita

Il nucleare in alcuni Paesi è diventato una fonte di energia, ma il dibattito è aperto soprattutto tra gli ecologisti che si dividono tra i fautori, che sottolineano l’aspetto della “pulizia”, si tratta infatti di un’energia che non produce gas  a effetto serra e i detrattori, che invece si soffermano sulla generazione di scorie radioattive pericolose per migliaia di anni, sul fatto che non sia rinnovabile e sui costi di smaltimento molto elevati; in Italia ricordiamo il referendum del ‘87 che, complice lo sgomento dell’opinione pubblica dopo l’incidente nella centrale russa di Chernobyl, ebbe come risultato la volontà popolare di non produrre più energia nucleare nel Paese, anche se la vicinanza geografica alla Francia, che invece ha adottato il nucleare come fonte di energia, ci rende comunque vulnerabili nell’eventualità di un incidente, considerazione questa non trascurabile.

Google e la centrale Duane Arnold: un caso di studio sull’AI sostenibile

Il nucleare torna agli onori delle cronache

Oggi si riapre una pagina che sembrava chiusa per sempre: l’annuncio di Trump sulla possibile ripresa dei test nucleari da parte degli USA, “su base uguale a quelli di altri Paesi”, affermazione non poco ambigua, saranno test senza esplosioni?

Quanto c’entrano le dichiarazioni della Cina e di Putin in fatto di riarmo nucleare? Stiamo facendo un balzo indietro di 60 anni? Ricordiamo infatti che la minaccia nucleare durante la Guerra Fredda è culminata nella crisi dei missili di Cuba nel 1962, che ha portato il mondo sull’orlo di una guerra nucleare.

Ha fatto molto scalpore la notizia che Google vuole riaprire la centrale nucleare in disuso nello Stato dell’Iowa per alimentare le proprie infrastrutture cloud e di Intelligenza Artificiale. La centrale Duane Arnold, entrata in funzione nel 1974, era stata chiusa nel 2020 da NextEra, decisa a orientarsi verso l’energia eolica, più redditizia dal punto di vista economico. La centrale, situata a Palo Alto, è l’unica struttura nucleare in Iowa.

Lo scopo del gigante del tech è usare l’impianto per alimentare le infrastrutture dell’Intelligenza Artificiale.

Oltre questo ci sono altri due impianti nucleari dismessi sui quali gli appetiti di AI hanno già messo gli occhi.

La riapertura è prevista nel 2029, in base all’accordo della durata di 25 anni siglato con NextEra Energy, Google acquisterà energia a emissioni zero per la sua infrastruttura cloud e di Intelligenza Artificiale nello Stato.

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Quanto consuma l’AI

Le operazioni legate all’Intelligenza Artificiale consumano grandi quantità di energia elettrica e, con l’aumento della domanda di software di AI, le principali aziende tecnologiche si stanno rivolgendo sempre più al nucleare. L’anno scorso sono stati annunciati i piani per riavviare un reattore nella centrale dismessa di Three Mile Island in Pennsylvania per alimentare i data center di Microsoft.

Méta, la società madre di Facebook, si è invece assicurata la piena potenza di una centrale nucleare in Illinois per i prossimi 20 anni.

La scelta del nucleare come fonte primaria rappresenta una strategia di lungo periodo. Secondo Google, il progetto mira a garantire “energia affidabile, pulita e scalabile” per sostenere l’espansione dei suoi servizi cloud e AI.

Google ha già investito in impianti eolici e solari nella regione, ma l’AI richiede una continuità energetica che solo il nucleare può garantire.

I data center sono il cuore pulsante dell’economia digitale. Con l’avanzare dell’AI, il loro fabbisogno energetico è destinato a crescere in modo esponenziale. Secondo uno studio del Mit, entro il 2030 l’energia necessaria per alimentare i data center globali potrebbe superare il 10% della produzione elettrica mondiale.

Sembra paradossale oggi che una nuova forma di comunicazione, di supporto in tutti i campi della vita di ognuno, un’espressione di modernità come l’AI, richiami l’utilizzo di una forma di energia così controversa.

E la sostenibilità?

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La riapertura della centrale Duane Arnold si inserisce in questa visione: non solo come risposta alla domanda energetica, ma come modello di integrazione tra innovazione digitale e transizione ecologica. Infatti, Duane Arnold fornirà a Google “energia a zero emissioni di carbonio 24 ore su 24, 7 giorni su 7” per supportare la “crescente infrastruttura cloud e AI dell’azienda tecnologica”

La partnership con Oklo è un elemento chiave. Fondata nel 2013, la startup è nota per lo sviluppo di reattori modulari avanzati, capaci di operare in modo sicuro e con scarti radioattivi minimi.

Il modello proposto da Oklo prevede reattori compatti, automatizzati e integrabili con sistemi di gestione AI, rendendo il binomio nucleare-AI ancora più sinergico.

L’Intelligenza Artificiale, per crescere, ha bisogno di energia. E questa energia deve essere pulita, stabile e scalabile.

Tra progresso e responsabilità: le sfide etiche del binomio nucleare e AI

Il futuro ci riserva un ecosistema AI sostenibile?

Di sicuro il futuro dell’AI non può prescindere da una riflessione profonda sulle fonti energetiche. Soprattutto, quanto siamo disposti a rinunciare per sventolare la bandiera del “sostenibile”? Quanto è pesante il rovescio della medaglia? Pensiamo alle auto elettriche: sembravano la svolta, finalmente si pensava di poter guardare a un mondo senza emissioni di ossido di carbonio, senza l’odioso fenomeno dello smog che tante volte ci ha costretto a lasciare i motori spenti, ma davvero nessuno aveva pensato allo smaltimento delle batterie? Il costo per lo smaltimento di batterie a litio si aggira intorno ai 4,00 – 4,50 euro al Kg, una cifra considerevole e soprattutto le case automobilistiche e i proprietari di auto lo fanno nel modo corretto?

Ecco il mio timore è che ad alcune domande le risposte arriveranno tra forse una decina d’anni e non ci piaceranno affatto.

Che ne sarà quindi dei rifiuti radioattivi? Adesso l’entusiasmo nell’aver trovato il modo di recuperare “cibo” per l’AI non rischia di mettere in ombra le possibili conseguenze dell’utilizzo di questa fonte di energia, osteggiata da buona parte della popolazione mondiale?

Il futuro dell’Intelligenza Artificiale non si può misurare solo dalla sua velocità, ma si deve misurare soprattutto dalla capacità di scegliere come e a quale prezzo alimentare la propria intelligenza.

Ma, cosa più importante di tutte, non bisogna smettere, ottenebrati dall’abbaglio del progresso, di alimentare l’intelligenza e la lungimiranza umana, che rimangono il vero propulsore di ogni forma di progresso!

Nelide Quarato

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Sara