Armida e le molte altre - Azione Cattolica Italiana

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Il 1919 è un anno importante nella vita di Armida Barelli (e del movimento cattolico italiano) e segna uno spartiacque nella sua esperienza umana e spirituale. Sebbene per la memoria liturgica della beata Barelli si sia dovuto scegliere un singolo giorno (il 19 novembre), tuttavia il contesto nel quale si colloca questo giorno è decisamente più ampio.

Dopo una lunga ricerca vocazionale, tra il 1918 e il 1919, infatti, Armida arriva a comprendere definitivamente la sua strada. Da tempo p. Agostino Gemelli, con il quale collaborava, le suggeriva l’idea di una consacrazione a Dio restando nel mondo. Una scelta innovativa, audace, non ancora riconosciuta dalla Chiesa. Armida è incerta, sogna una vita più contemplativa o la missione in un Paese lontano. Nel settembre del 1918, tuttavia, quando il papa Benedetto XV la chiama a fondare la Gioventù femminile di Azione cattolica (G.F.) in tutta Italia, le ricorda: «la sua missione è l’Italia»[1].

È la parola del papa che sembra suggellare l’esperienza che stava vivendo e darle un orientamento definitivo.

Un cammino condiviso e la nascita dell’Istituto secolare delle Missionarie della Regalità

Da questo momento Armida non ha più dubbi e quella che sembrava una vocazione “adatta solo a lei” diventa, nel suo sogno e nell’ascolto di molte giovani, un cammino condiviso, che apre una nuova strada nel variegato panorama della vita consacrata. Infatti, ad Assisi, subito dopo l’incontro con il papa, Armida aveva chiesto nella preghiera: «Mi darai, Signore, delle sorelle, che vogliano dedicarsi completamente all’apostolato, per farti conoscere e amare nel mondo, rinunciando a crearsi una famiglia propria?»[2].

Così alla fine del 1919, il 19 novembre appunto, nasce a san Damiano quello che sarà l’Istituto secolare delle Missionarie della Regalità: donne laiche consacrate per una missione nel mondo, senza la protezione di un convento, di un abito, agendo con responsabilità personale…ripensando in modo nuovo il rapporto chiesa-mondo.

Donne che, come molte altre, nelle diverse forme di vita che la G.F. seppe generare, divennero protagoniste della loro vita e seppero portare una ventata di novità nella vita ecclesiale, anticipando la scelta del Concilio Vaticano II sui laici e sulla vocazione universale alla santità.

Apostole vi voglio, apostole che amano e fanno amare il Signore!

Armida a tutte le “gieffine” ricordava: «Non accontentatevi di essere “buone alla buona”: apostole vi voglio, apostole che amano e fanno amare il Signore!»[3]. La santità fu l’anelito di tutta la sua vita e la proposta che rivolgeva alle giovani che la seguivano.

Il 1919 è anche l’anno del primo grande viaggio di Armida Barelli in tante regioni italiane per fondare la GF nelle diverse diocesi italiane.

La “signorina da salotto” come l’aveva definita Maria Sticco era divenuta l’instancabile viaggiatrice tra le macerie della prima guerra mondiale, l’affascinate oratrice che suscitava entusiasmo e adesione nelle giovani e le spingeva a superare i pregiudizi sociali e le paure personali, l’organizzatrice che sapeva proporre e mettere in piedi mille iniziative per diffondere il vangelo, l’educatrice che formava migliaia di giovani e le rende una presenza visibile.

La “signorina da salotto” diventa così la “sorella maggiore” che sapeva trasmettere la sua fiducia alle giovani di tutta Italia, che cambiò la loro vita rendendole consapevoli delle proprie scelte, coraggiose di fronte alle avversità e agli ostacoli e alle ideologie contrarie alla fede, capaci di testimoniare apertamente il loro essere cristiane, divenendo protagoniste nella Chiesa e nel mondo.

Una straordinaria “unità d’Italia” al femminile, dal nord al sud e di ogni ceto sociale

Armida realizza così una straordinaria “unità d’Italia” al femminile, unendo donne di ogni ceto sociale (dalle nobili alle operaie, dalle contadine alle insegnanti, dalle laureate alle analfabete…) dal nord al sud, “dall’Alpe nevosa all’isola ardente” … perché in tanta diversità di costumi e di storia queste donne si sentono unite e “sorelle”, disposte a dare la vita le une per le altre.

È la loro risposta alla fatica di un’unità politica, che si era realizzata solo pochi anno prima e che divideva anche la chiesa italiana.

Sempre nel 1919 per la prima volta si riunisce anche il Comitato promotore dell’Università Cattolica, e Armida Barelli assume l’incarico di cassiera. Il termine cassiera non ci deve trarre in inganno: certo Armida saprà sostenere economicamente la nascita e lo sviluppo della nascente Università, ma molto di più sarà colei che, con la sua fede genuina e sincera nel Sacro Cuore, spinge Gemelli a pensare alla nascita di questo ateneo e ne sarà la co-fondatrice. Un ateneo che apre le sue porta a uomini e donne e che diventa per tutta l’Italia luogo di pensiero e di formazione per le nuove generazioni.

La sua presenza scomoda ha cambiato profondamente la società italiana

La sua presenza “scomoda” come donna influente, che lavora alla pari con uomini e persone illustri, che mantiene rapporti intensi con tre diversi pontefici, che non dipende da p. Gemelli… ha fatto spesso porre in secondo piano l’opera straordinaria di questa donna, dimenticare la sua memoria.

La beatificazione è stata il momento per riscoprirla, per presentarla alle nuove generazioni, per dare voce a lei e alla sua testimonianza che ha cambiato profondamente la società italiana.

Il 19 novembre di ogni anno, con la celebrazione liturgica della memoria di Armida Barelli, è dunque come un segno che la Chiesa ci dona per non dimenticare il contributo di Armida e delle molte altre nella società e nella Chiesa.

Per conoscere Armida Barelli visita e condividi la mostra a lei dedicata, consultabile online: https://mostra.armidabarelli.net/

La mostra è stata realizzata da Azione Cattolica Italiana, Università Cattolica del Sacro Cuore e Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Cristo in occasione della beatificazione della Sorella Maggiore. (progetto Mediacor) 


[1] M. Sticco, Armida Barelli. Una donna fra due secoli, Vita e Pensiero, Milano 2021, 94.

[2] Idem, 96.

[3] A. Barelli, Testamento alla G.F.

Recapiti
Barbara Pandolfi