Malattie rare animali: tanti passi avanti negli ultimi decenni, ma servono più risorse

Compatibilità
Salva(0)
Condividi

Dr. Marco Melosi (ANMVI): “La speranza di vita di cani e gatti è cresciuta, e hanno fatto la loro comparsa patologie prima sconosciute, esattamente come nell’uomo”

Poco frequenti e difficili da classificare: le malattie rare che colpiscono gli animali presentano una serie di criticità in più rispetto a quelle umane. Difficoltà che sono ben note a Marco Melosi, presidente dell'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani. L'ANMVI, nata nel 1999, riunisce le società scientifiche più rilevanti del settore veterinario, come la Società Culturale Italiana Veterinari per Animali da Compagnia (SCIVAC), la più grande d’Europa, che da quasi mezzo secolo è il riferimento per l’aggiornamento scientifico dei medici veterinari.

Per la medicina veterinaria occorre rifarsi a dati empirici, alla casistica che emerge dalla professione sul campo”, spiega Melosi. “Non è disponibile, infatti, un sito web dedicato, come quello creato nel 2020 dall’ISS e dal Ministero della Salute per le malattie rare nell’uomo. Non è quindi possibile basarsi su un database pubblico, per ragioni che hanno a che fare anche con le peculiarità delle malattie animali, e non è stato definito nemmeno un criterio di classificazione del loro grado di rarità. Un eventuale criterio di classificazione su base statistica dovrebbe riferirsi a una popolazione animale, specie-specifica, con numeri sicuramente diversi da quelli della popolazione umana. La grande varietà di specie animali che vengono trattate dai medici veterinari, domestiche e selvatiche, rappresenta uno dei fattori di complessità del settore, che sta alla base delle difficoltà anche nella ricerca, inclusa la ricerca farmaceutica. Le stesse malattie animali sono gestite diversamente, dal punto di vista sanitario, a seconda che siano riferite ad animali produttori di alimenti oppure da compagnia”.

In fatto di malattie rare, le maggiori analogie con l’approccio della medicina umana potrebbero essere rappresentate dalla clinica per gli animali da compagnia, cane e gatto in particolare, anche detti ‘animali familiari'. “Per loro esiste una clinica veterinaria molto sviluppata, così pure una diagnostica, una chirurgia e una disponibilità terapeutica molto avanzate. Questo perché, come nell’uomo, c’è una domanda di cure da parte dei proprietari che accudiscono il loro cane o gatto per tutta la durata naturale della vita. Tuttavia, un parallelo tra malattie rare negli animali e nell’uomo è azzardato, anche se è chiara la condivisione di numerosi fattori di rischio (soprattutto quelli ambientali) che possono concorrere alla patogenesi delle malattie”, prosegue il presidente dell'ANMVI.

La geriatria veterinaria è sicuramente un settore in grande espansione, proprio perché negli ultimi 40-50 anni cani e gatti vengono curati fino all’ultimo giorno. Così la loro speranza di vita è cresciuta e contemporaneamente hanno fatto la loro comparsa malattie prima sconosciute, esattamente come nell’uomo. È una storia scientifica molto giovane, che offre spazi di ricerca sempre più ampi al crescere dell’importanza della salute animale. I disturbi alimentari, per esempio l’obesità, e i disturbi comportamentali e cognitivi dei cani e dei gatti offrono enormi potenziali di studio, soprattutto in qualità di modelli animali delle malattie umane”.

In questo momento, però, la medicina veterinaria è afflitta, al pari di quella umana, dalla carenza di terapie mirate. “Su questo fronte, l’impegno delle aziende farmaceutiche e delle Istituzioni è evidente, ma servirebbero più risorse. In generale, è necessario far presente che la medicina veterinaria offre livelli di cure molto avanzate e sempre più specialistiche, al pari della medicina umana. Se escludiamo le malattie di tipo congenito ed ereditario, si lavora di prevenzione e con buoni risultati”, continua Melosi.

Dal punto di vista farmaceutico il settore veterinario, per le sue peculiarità, ragiona per MUMS, “Minor Use, Minor Species[una politica che incentiva lo sviluppo di medicinali veterinari per trattare malattie poco comuni o per specie animali meno comuni, ovvero tutte tranne cavalli, cani, gatti, bovini, maiali, tacchini e polli, classificate come specie maggiori, N.d.R.]. Dal punto di vista della ricerca clinica e dell’avanzamento delle conoscenze, c’è una vasta letteratura e c’è soprattutto lo scambio tra medici veterinari attraverso seminari e congressi che rappresentano la più importante risorsa per un approccio pratico a casi clinici, anche molto particolari, che vengono portati dall’esperienza di campo per essere presentati e discussi con beneficio collettivo per la comunità veterinaria e, beninteso, per i pazienti animali”.

Anche l’ascolto attivo dei colleghi, soci dell'Associazione, consente di intercettare i bisogni di formazione attinti dall’esercizio professionale quotidiano. “Come ANMVI ci siamo dati soprattutto il compito di valorizzare presso le istituzioni la professione veterinaria e il suo ruolo, ad esempio nello sviluppo e nell’uso dei sistemi informativi veterinari attualmente messi a disposizione del Ministero della Salute”, conclude il dr. Melosi. “Cito solo il sistema della Ricetta Veterinaria Elettronica, per evidenziare il monitoraggio dei farmaci veterinari nella lotta all’antibiotico-resistenza, un'emergenza “One Health” che interessa sia gli animali che le persone”.

Recapiti
info@osservatoriomalattierare.it (Francesco Fuggetta)