Google sotto indagine Ue: danni a piccoli editori su Search - Uspi

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Possibile violazione del Digital Markets Act (DMA) per Google, che si ritrova in un’altra diatriba legale con l’Ue. Stavolta la Commissione europea apre un procedimento a difesa dei piccoli editori che sembrano essere stati sormontati e bypassati dalla Big Tech in alcuni ambiti.

La violazione riguarda il servizio di Search di Google. Il colosso americano secondo i parametri del DMA è nella lista delle piattaforme considerate gatekeeper, ossia azienda dominante nel settore tech. Come già molte altre indagini, il problema nasce dalla policy Google della “politica di abuso della reputazione del sito” applicata su Search. 

Il sospetto della Commissione Ue è la possibilità che nella schermata di ricerca le news dei piccoli giornali e media siano retrocessi. Verrebbe meno dunque il trattamento equo imposto per legge dal DMA e che Google non starebbe rispettando. 

Discriminazione dei contenuti 

Gli algoritmi, quegli invisibili meccanismi a cui ci si appella per la visibilità sui motori di ricerca, e la pubblicità sembrano gli unici detentori del successo di un editore. Mentre la Commissione sostiene che Google indicizza e dà priorità solo ai grandi editori per la pubblicazione di contenuti sponsorizzati, collaborazioni con terzi e con piattaforme commerciali, Google risponde che la propria policy dà visibilità ai contenuti di qualità. 

In pratica, la policy dell’azienda tech contro “l’abuso della reputazione del sito” vieta lo sfruttamento della reputazione di un sito autorevole con contenuti terzi. Questa viene considerata una pratica SEO parassitaria. Secondo questa logica, pubblicazioni di bassa qualità potrebbero scalare la Search Engine Results Page (SERP).

Tuttavia, la Commissione vede in questa policy la probabile retrocessione nella query di ricerca di editori più piccoli, che vedono limitata la loro capacità di collaborare con partner esterni, di innovare l’approccio. 

In caso l’indagine rivelasse un trattamento discriminatorio da parte di Google (violazione Art. 6(5-12)DMA) l’impatto sull’ecosistema dell’informazione sarebbe rilevante e pericoloso. Non solo ricavi pubblicitari minori e visibilità ridotta per un settore già in difficoltà, ma un inaccettabile indebolimento del pluralismo informativo. 

L’indagine prende forma

Nessuna violazione è accertata e siamo per ora ad un primo passo formale. Tuttavia, l’apertura dell’indagine serve per raccogliere prove, intervistare esperti del settore ed editori per valutare l’impatto della policy Google e valutare il reale funzionamento dell’algoritmo. Il tempo che la Commissione si è messa a disposizione è 12 mesi. Un anno in cui se emergeranno elementi non conformi si procederà a una comunicazione formale delle accuse specifiche e dei cambiamenti che Google dovrà applicare. 

In caso di violazione del DMA, la Commissione prevede multe fino al 10% del fatturato, ma in caso di recidiva la percentuale si alza fino al 20%.

La vicepresidente esecutiva per la Sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, Henna Virkkunen, sottolinea che il primo interesse di questa indagine è la protezione dei “finanziamenti degli editori, la loro libertà d’impresa e, in ultima analisi, il pluralismo dei media e la nostra democrazia”. Per questo il DMA è fondamentale al benessere del mercato europeo, essendo garanzia di equità e innovazione per l’Ue, per le imprese e i consumatori.

L’articolo Google sotto indagine Ue: danni a piccoli editori su Search proviene da Notiziario USPI.

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