Prof. Nicola Scotti (Dental School di Torino): “All’inizio ero scettico, oggi sono felice di essermi ricreduto. La dog therapy si è rivelata un’esperienza preziosa”
Un ospedale non è mai un luogo facile da vivere per un bambino, soprattutto se deve affrontare terapie complesse o visite che possono far paura. Alla Dental School di Torino, però, da tempo accade qualcosa di speciale: l’arrivo di due cani che, insieme ai loro coadiutori (certificati IAA - Interventi Assistiti con Animali), trasformano la sala d’attesa e lo studio odontoiatrico in spazi meno ostili.
È la dog therapy del progetto “Basta una zampa”, promosso da For a Smile Onlus, con la collaborazione di Purina, che accompagna i piccoli con problemi psico-fisici e disabilità, anche gravi, fino alla poltrona del dentista, per offrire sostegno emotivo e abbassare l’ansia.
L’iniziativa è attiva in otto ospedali italiani e ovunque raccoglie risultati positivi, perché l’incontro con un amico a quattro zampe riesce a generare un sollievo che la sola medicina non può dare. Un esempio concreto di come umanità, scienza e innovazione possano convivere anche nei reparti più delicati.
A credere fortemente in questa integrazione tra cura clinica e attenzione alla persona è Nicola Scotti, Professore ordinario di Odontoiatria Preventiva e Restaurativa all’Università di Torino, Direttore della Scuola di Specializzazione in Odontoiatria Pediatrica e Presidente della Federazione Europea di Odontoiatria Conservativa. Con lui abbiamo parlato di prevenzione, formazione e del ruolo che progetti come questo hanno nel cambiare il volto dell’odontoiatria contemporanea.
Come nasce il progetto e a quali pazienti è rivolto?
“Il progetto è nato circa nove anni fa alla Dental School, una struttura ospedaliera universitaria che fa parte della Città della Salute e della Scienza di Torino, il più grande ospedale della città. Siamo stati il primo centro sanitario ospedaliero in Italia a introdurre la pet therapy in ambito odontoiatrico. Un contesto un po’ “anomalo”, perché di solito gli Interventi Assistiti con Animali sono impiegati nel percorso di recupero post-operatorio. Noi, invece, l’abbiamo attivata direttamente nel reparto che si occupa di pazienti con disabilità, che sono tuttora i principali destinatari di queste attività, perché si è visto che ne traevano il maggior beneficio. In particolare, è rivolta ai bambini all’interno dei reparti di odontoiatria pediatrica e HCP, che segue i pazienti con disabilità, della Dental School. Parliamo di disabilità in senso ampio, cioè di pazienti con patologie che li rendono non autonomi e non collaboranti. Per fare alcuni esempi, rientrano persone con autismo, sindrome di Down, diversi tipi di ritardo cognitivo e disagi psicologici. Ma anche bambini con malattie rare e sindromi di varia natura, che comportano fragilità e difficoltà di collaborazione durante le terapie”.
State portando avanti uno studio clinico?
“Quello che ci aspettavamo quando abbiamo iniziato, era di creare un ambiente più favorevole per ridurre l’ansia e la vecchia e ben nota paura del dentista, che riguarda un po’ tutti. Ma soprattutto questi piccoli pazienti, che già per le loro patologie non sono collaboranti. Per i bambini, andare dal dottore o dal dentista è già di per sé un momento molto difficile, ci vuole pazienza, collaborazione per portare a termine i trattamenti e non è pensabile anestetizzarli o sedarli ogni volta che devono sottoporsi a una visita odontoiatrica. Nei bambini con disabilità questo problema è amplificato all’ennesima potenza. Quindi, la nostra idea era di offrire un momento di tranquillità fin dall’ingresso in ambulatorio. L’attività si svolge, infatti, nella sala d’attesa, dove il bambino, invece che stare seduto a guardare l’orologio in attesa del proprio turno, trova un cagnolino con cui giocare. Poi, all’uscita, può salutarlo, concludendo così in modo positivo l’esperienza. La prima fase di valutazione è stata condotta attraverso questionari psicologici validati scientificamente e presenti in letteratura. Tali questionari sono stati consegnati ai genitori dei bambini per valutare la percezione dello stato d’ansia e di tranquillità dei propri figli, prima e dopo la visita odontoiatrica, sia in presenza che in assenza della pet therapy”.
Ci sono già dei primi dati?
“Sì, e dai risultati è emerso chiaramente che quando i bambini trovano il cane ad attenderli, la loro ansia da dentista si riduce sensibilmente. Da sei mesi abbiamo poi avviato uno studio più scientifico, per così dire. In questo caso non ci basiamo solo su questionari, ma eseguiamo dei prelievi di saliva attraverso semplici tamponi salivari in collaborazione con il Prof. Giovanni Berta del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche. I prelievi sono eseguiti dai genitori in diversi momenti: il giorno prima della visita, al mattino al risveglio, all’arrivo in struttura e prima di tornare a casa dopo l’intervento. Da questi tamponi, si estraggono e si analizzano due indicatori biologici legati in modo diretto ad ansia e stress, il cortisolo e l’alfa-amilasi. In questo modo, invece di basarci sulla percezione soggettiva, possiamo avere un parametro oggettivo, un dato biologico. Nello specifico, il cortisolo è l’ormone che definisce l’ansia legata alla paura immediata. È quello che hanno tutti gli animali, umani compresi, ed è responsabile delle reazioni istintive attacco o fuga. L’alfa-amilasi, invece, è il cosiddetto enzima dello stress da lavoro, legato a quello stato ansioso che si manifesta con il mal di stomaco, le famose “farfalle nello stomaco”. Oggi sappiamo che la combinazione dei due parametri definisce in modo preciso lo stress biologico e quello che abbiamo osservato, con la maggior parte dei campioni già analizzati, è una netta riduzione dei livelli di ansia nei bambini. Naturalmente si tratta di uno studio scientifico e la numerosità del campione è un aspetto fondamentale, ma con circa il 70% dei dati previsti già raccolti, i risultati sono molto chiari. Nei bambini in generale si registra una riduzione dell’ansia compresa tra il 12 e il 17%. Se però restringiamo l’analisi al gruppo dei bambini con disabilità, i dati diventano ancora più significativi. Si arriva a picchi di riduzione dell’ansia fino al 40-50% rispetto ai bambini che hanno affrontato la visita senza la pet therapy. È un dato molto importante, perché dimostra l’efficacia di questo servizio”.
Ci sono benefici concreti anche per lo staff medico?
“Certo. Uno degli aspetti più difficili del lavoro del medico è proprio questo: curare le persone sapendo che stanno soffrendo, sia fisicamente sia psicologicamente. Quando i piccoli urlano o piangono non è per niente semplice. Se il paziente è meno stressato e si lascia curare, anche il medico lavora in un clima più tranquillo. Il dentista, per definizione, ha bisogno di collaborazione. Il paziente deve sedersi, stare fermo, aprire la bocca e già con un adulto a volte è complicato, pensiamo a un bambino che ha anche altri problemi. La categoria dei pazienti pediatrici odontoiatrici è molto fragile, in particolare i bambini autistici o con sindrome di Down, che spesso presentano grossi problemi dentali che si traducono in difficoltà a mangiare, rischio di malnutrizione, problemi di comunicazione, un malessere che ricade anche sulla famiglia. Sembra una cosa piccola, ma in realtà incide profondamente sulla quotidianità”.
Che tipo di cani si impiegano?
“È la Onlus a scegliere e portare i cani. In passato avevamo solo il Lagotto, un cane che non perde pelo ed è molto adatto a questi ambiti. Oggi, invece, vengono anche dei Golden Retriever e alcuni Labrador. I cani poi ruotano in base al loro stato di salute e di benessere, perché è importante non sovraccaricare sempre lo stesso animale. Anche capire come i cani vivano questa esperienza è un aspetto che stiamo approfondendo. In ogni sessione arrivano in genere da due a quattro cani, che restano in struttura circa quattro ore, dalle 9 alle 13. Hanno i loro giochi, le loro crocchette e sono addestrati e selezionati appositamente per stare con i bambini. Devo dire che fa un certo effetto entrare in una struttura ospedaliera e vedere cagnolini che giocano con i bambini in sala d’attesa, ma ormai qui è diventata una piacevole consuetudine”.
Il vostro centro è convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale?
“La Dental School è una struttura universitaria, quindi di proprietà dell’Università. Fa parte del corso di laurea in Odontoiatria. La struttura ha due piani: al terzo ci sono le aule, dove si svolgono le lezioni per gli studenti, mentre il secondo piano è dato in convenzione all’azienda ospedaliera. Qui sono visitati i pazienti del Sistema Sanitario Nazionale. Nella struttura lavorano medici e docenti universitari, come me, e naturalmente anche gli studenti che qui svolgono i loro tirocini in base al percorso di studi. L’accesso dà priorità ai pazienti più vulnerabili dal punto di vista sanitario, perché siamo l’unica grande struttura ospedaliera in Piemonte a svolgere questa attività. Per questo vediamo soprattutto pazienti con problematiche complesse e bambini con disabilità”.
Fate parte di una rete di ospedali che utilizza la dog therapy?
“Che io sappia, la Onlus For a Smile eroga la dog therapy in dieci o più strutture ospedaliere in Italia. Noi siamo gli unici a farlo in ambito odontoiatrico. Il supporto di Purina permette alla Onlus di chiederci solo un rimborso spese per il trasporto dei cani e la gestione logistica. Di fatto si tratta di una donazione. Da quando Purina è intervenuta, negli ultimi due anni, i costi per la struttura pubblica sono praticamente nulli e questo non è un dettaglio da poco. Vorrei sottolineare un aspetto: io nasco come docente universitario e, per formazione, sono abituato a cercare prove scientifiche. Nove anni fa, quando abbiamo iniziato, ero il primo degli scettici riguardo alla dog therapy. Oggi, invece, sono felice di essermi ricreduto. Adesso stiamo anche cercando di capire quali altri sviluppi possano esserci in questo ambito. Ma non posso che esprimere la mia contentezza e la mia fortuna nell’essere tra i privilegiati che hanno potuto ospitare e vivere un’iniziativa di questo tipo”.