di Nautilus
C’è qualcosa di nuovo, anzi di antico nella discussione pubblica italiana. Era dai tempi della guerra fredda che la qualità delle invettive non precipitava ad un livello così greve. Siamo ad un imbarbarimento che rischia di portare verso uno scadimento complessivo della politica italiana, che non porta bene a nessuno, neppure a chi si oppone. Protagonisti principali di questa drastica involuzione sono personalità di diversa caratura e con responsabilità di diverso peso. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni – che è orgogliosamente di destra ma in linea di massima prova a “tenersi” anche quando polemizza duramente – stavolta l’ha fatta grossa. È arrivata ad equiparare le opposizioni italiane ad Hamas. Uno sfondone serio: talora le opposizioni saranno pure un po’parolaie ma accusarle di terrorismo, seppur verbale è un fuor d’opera. Grave, molto grave. Un personaggio come Francesca Albanese, elevata a star da un sistema mediatico malato, ha fatto una doppietta: prima ha umiliato pubblicamente il sindaco di Reggio Emilia che le aveva appena conferito (con gesto temerario) la cittadinanza onoraria, poi è arrivata a sostenere che la sofferenza di Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah, è una pietra di inciampo che le impedisce di essere lucida. Parole terribili, un insulto alla sofferenza e alla memoria di milioni di persone eliminate dalla follia nazista. Qualche giorno dopo si è fatta avanti la ministra Roccella, di Fratelli d’Italia, a sua volta arrivata a dire che i viaggi promossi dalle scuole e dai comuni sono “gite organizzate per dire che l’antisemitismo è solo fascista”. Difficile capire quali altre prove provate si possano mostrare a dei ragazzi sui danni tremendi dell’antisemitismo se non la visita ai campi di concentramento nazisti. Tre esternazioni non collegate logicamente tra loro, ovviamente non coordinate ma frutto di un contesto sempre più compromesso: oramai, per farsi largo nella discussione pubblica, si insultano gratuitamente gli altri. È una deriva di lungo corso, ma è anche uno degli effetti indiretti dell’ascesa di un personaggio come Donald Trump, per il quale le parole non contano. Sono pietre. Ma quando si prende questa china, si sa come si finisce: molto male.