La sfida educativa ci chiede una conversione di sguardi - Azione Cattolica Italiana

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Il Convegno nazionale educatori e animatori che l’Ac organizza a Riccione dal 5 al 7 dicembre, rappresenta un’occasione preziosa per tutti coloro che, con dedizione e passione, animano attraverso il loro servizio educativo e associativo le tante associazioni distribuite in tutta Italia, e in particolar modo gli educatori dei gruppi Acr, giovanissimi e giovani e gli animatori dei gruppi adulti, insieme ai responsabili di base sempre dei settori adulti, giovani e Acr.

Verso l’Alto

Nel solco dell’Anno giubilare ancora in corso e sulla scorta del cammino sinodale, siamo resi ancora più consapevoli che questo camminare insieme non è un progetto esclusivo, riservato a pochi, ma chiama tutti fortemente a una conversione di sguardo e di postura. 

Verso l’alto richiama l’annotazione che il giovane Pier Giorgio Frassati lascia in calce a una foto che lo ritrae mentre ascende una vetta, segno di un movimento spirituale che mette in relazione terra e cielo, ma riprende anche le parole con cui papa Francesco ha annunciato, nel 2021, l’avvio del cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia facendo riferimento a un movimento «dal basso fino all’alto». Un movimento che valorizzi le istanze della vita nella dimensione pastorale e comunitaria e indichi una direzione verso una tensione educativa che fa crescere ogni persona nella sua pienezza spirituale e umana. Il percorso che intraprenderemo ci porterà, e siamo alla veglia di preghiera del venerdì sera, a interrogarci sul senso profondo della vocazione al servizio educativo. 

Le vocazioni siano generate dalla comunità

La stagione che stiamo attraversando appare segnata dalla salvaguardia a ogni costo del tempo personale, da un certo narcisismo che spinge le persone a sottrarsi a qualsiasi responsabilità che implichi un impegno, una cura nei confronti dell’altro. La comunità cristiana fa i conti con questa disaffezione e può correre il rischio di occuparsi delle vocazioni al servizio educativo solo in termini funzionalistici e strumentali al fine di garantire e organizzare la “copertura dei servizi” propri di una comunità. Siamo di fronte a una situazione strutturale che ci sollecita a interrogarci sulle condizioni necessarie affinché le vocazioni scaturiscano perché generate dal grembo della comunità e possano essere accompagnate a trovare una propria solidità.

Ecco allora che, per parafrasare il titolo del convegno, essere fedeli al Vangelo e alla vita significa suscitare e accompagnare vocazioni autentiche al servizio educativo che esprimano una pienezza per chi le vive e per chi ne riceve i frutti. 

La ramificazione del percorso che vivremo il sabato poggiando sulla matrice comune della centralità della dimensione comunitaria dell’esperienza educativa, permetterà agli animatori degli adulti di credere che una formazione propria non solo è possibile ma è anche progettabile dentro a nuove visioni, metodi condivisi e percorsi che nascono dal vivere l’associazione come esperienza di comunità e di crescita.

Agli educatori dei giovani e giovanissimi, invece, di camminare insieme come educatori che si lasciano educare, come parte di una comunità che cresce condividendo il passo, le fatiche e la gioia della cura per riconoscere che, dietro ogni autentico itinerario, c’è la vita di una Chiesa che continua a generare.

Mentre agli educatori Acr di individuare nella fiducia e nella fedeltà le note di stile che caratterizzano l’essere educatore e la relazione educativa perché, se la chiamata al servizio educativo è esigente, essa merita una risposta consapevole e gioiosa, convinta e appassionata.

Ecco allora che, sempre per parafrasare il titolo del convegno, essere fedeli al Vangelo e alla vita significa camminare insieme.

Il programma

Ogni partecipante poi potrà prendere strade differenti seguendo le frecce che tracceranno, nel corso del sabato pomeriggio, le molteplici direttrici in cui la scelta educativa chiede oggi di essere declinata. E saranno dodici i miniconvegni in cui provare a dare forma a una scelta educativa che sia coinvolgente, spirituale, mobile, generativa, incarnata, inclusiva, che cura, democratica, consapevole, ecclesiale, fedele e creativa.

Ecco allora che, di nuovo, per parafrasare il titolo del convegno, essere fedeli al Vangelo e alla vita significa stare dentro il solco di una storia per aiutarci a crescere sempre più nel cammino di fede e di umanità.

Domenica mattina il valore sociale, educativo, pastorale dell’essere comunità ritornerà al centro della riflessione condivisa ponendo l’attenzione sulla dimensione pedagogica di una comunità che genera e accompagna, esprimendo cura e tutela per i minori e le persone adulte vulnerabili. Una comunità che dentro l’esperienza associativa scommette su una sintesi possibile di queste prospettive.

Ecco allora che, infine, per parafrasare il titolo del convegno, essere fedeli al Vangelo e alla vita significa comprendere che la promozione di ambienti educativi sicuri è l’esito di una postura proattiva che punta sulla generatività come finalità piena dell’umano.

Perché tutelare è educare e perché la tutela dei minori e delle persone adulte vulnerabili produce effetti circolari nella cura delle figure educative. Scriveva Anna Harent in Tra passato e futuro, che «nell’educazione si decide anche se noi amiamo tanto i nostri figli da non estrometterli dal nostro mondo lasciandoli in balia di sé stessi, tanto da non strappargli di mano la loro occasione d’intraprendere qualcosa di nuovo, qualcosa d’imprevedibile per noi; e prepararli invece al compito di rinnovare un mondo che sarà comune a tutti». Verso l’Alto si inserisce dentro questo impegno ordinario di rinnovamento nel quale tanti ragazzi, giovani e adulti si giocano ogni giorno. 

*l’articolo apre il numero di Segno inserto di Avvenire del 2 dicembre

Recapiti
Annamaria Bongio