Tra i più comuni ci sono auto aziendale e polizze assicurative, ma i cosiddetti benefit accessori o compensi in natura possono essere diversi. Ecco perché inserirli in un piano di welfare aziendale e quali sono le novità per questo 2024.

Quando si parla di welfare aziendale e in particolare di fringe benefit, si pensa sempre all’auto aziendale concessa al lavoratore dipendente in uso promiscuo dal datore di lavoro ma, in realtà, ci sono molte altre possibilità.

I fringe benefit possono essere definiti come “compensi in natura” perché appunto non vengono erogati sotto forma di denaro, ma concessi sotto forma di beni e servizi dal datore di lavoro ai dipendenti. 

Benefit che, peraltro, come emerge dall’Osservatorio Welfare 2024 di Edenred, sono sempre più apprezzati: in riferimento alla composizione della spesa in welfare, infatti, nel 2023 prevalgono proprio i fringe benefit, con il 31,8% del totale. La sintesi dell’anno è stata: un terzo di fringe benefit, un terzo di vacanze e un terzo di sociale e i primi risultano più diffusi nella fascia d’età entro i 30 anni, nella quale pesano per il 40%.

Negli ultimi tre anni la soglia di esenzione dei fringe benefit ha subito diverse oscillazioni: con il Decreto Aiuti-bis, entrato in vigore il 10 agosto 2022, la cosiddetta tasca fringe è passata, da 258,23 euro a 600 euro, per poi essere ulteriormente incrementata a 3000 euro per il medesimo periodo d’imposta, come previsto dal Decreto Legge Aiuti quater pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 novembre 2022.
Nel 2023 la soglia esentasse è tornata a 258,23 euro, salvo che per i dipendenti con figli a carico, in favore dei quali il Decreto Lavoro ha prorogato, per il 2023, l’innalzamento della soglia di esenzione a 3.000 euro.

La novità più sostanziale riguarda, comunque, il 2024: la legge n. 213 del 30 dicembre 2023, meglio nota come Legge di Bilancio, ha previsto, per l’anno in corso, l’innalzamento della soglia di defiscalizzazione relativa ai fringe benefit: fino a 1000 euro per tutti i lavoratori dipendenti e fino a 2000 euro per chi ha figli a carico (compresi quelli nati fuori dal matrimonio e riconosciuti, i figli adottivi e affidati secondo le condizioni previste dall’articolo 12, comma 2, del TUIR).

Ma prima di addentrarci nelle novità, cerchiamo di capire ancora meglio cosa sono i fringe benefit, quali norme li regolano e alcuni esempi. 

Cosa si intende per fringe benefit e alcuni esempi

In tema di welfare aziendale, i fringe benefit, previsti da contratto o volontariamente dal datore di lavoro, vengono forniti al dipendente tramite beni o servizi.

Rappresentano, dunque, una forma di “retribuzione in natura”; l’art. 2099, comma 3, c.c., stabilisce che «il prestatore di lavoro può anche essere retribuito in tutto o in parte [con partecipazione agli utili o ai prodotti, con provvigione o] con prestazioni in natura».

I fringe benefit, costituendo parte della retribuzione, concorrono, dunque, alla formazione del reddito da lavoro dipendente.

Esiste, tuttavia, una deroga al principio di onnicomprensività che governa il reddito di lavoro dipendente (art. 51, comma 1, TUIR). L’art. 51, comma 3, ultimo periodo, TUIR prevede che i fringe benefit non concorrano a formare il reddito da lavoro dipendente se il loro valore non è complessivamente superiore, nel periodo d’imposta, a 258,23 euro.

Entro la medesima soglia, in applicazione del principio di armonizzazione delle basi imponibili fiscali e previdenziali (art. 6, D.Lgs. n. 314/1997), i fringe benefit quindi non concorrono alla formazione della base imponibile previdenziale.

Più in particolare, invece, l’art. 51, comma 4, TUIR individua alcuni dei beni e servizi che più frequentemente vengono concessi ai dipendenti, e cioè gli autoveicoli, i motocicli e i ciclomotori concessi in uso promiscuo, i prestiti, gli immobili e i servizi di trasporto ferroviario concessi gratuitamente ai dipendenti del settore ferroviario; per questi fringe benefit, sono stabiliti speciali criteri di determinazione forfetaria dei valori da assoggettare a tassazione.

Sempre più datori di lavoro scelgono di inserire i fringe benefit all’interno di un piano di welfare aziendale, consapevoli di come gli stessi costituiscano un’importante misura di sostegno ai bisogni dei propri dipendenti; ciò soprattutto in momenti storici difficili, come si prevede possa essere anche questo 2024.

L’attribuzione dei fringe benefit può avvenire anche senza formalità da parte del datore di lavoro; può essere, quindi, volontaria. Significa che non è prevista da un accordo collettivo o da un regolamento aziendale, e ad personam, ossia essere prevista in favore di un singolo dipendente e non in favore della generalità o di categorie di questi.

Tra i fringe benefit più comuni ci sono, per esempio, la già citata auto aziendale e i buoni acquisto, come quelli messi a disposizione da Edenred.

Cos’altro rientra nei fringe benefit? Possono esserlo beni e servizi dedicati al dipendente quali:

  • alcune tipologie di polizze assicurative;
  • polizze assicurative;
  • concessione di prestiti;
  • acquisti di azioni societarie (le cosiddette Stock option);
  • alloggi che vengono messi a disposizione del dipendente.

Fringe benefit 2024: cosa cambia e come assegnarli

Come accennavamo prima, una novità rilevante per i fringe benefit è quella che riguarda il 2024: la legge n. 213 del 30 dicembre 2023, meglio nota come Legge di Bilancio 2024, ha previsto, per l’anno in corso, l’innalzamento della soglia esentasse fino a 1000 euro per tutti i lavoratori dipendenti e fino a 2000 euro per chi ha figli a carico.

Da sapere: si considerano fiscalmente a carico i figli che non superano i 24 anni di età e hanno percepito nell’anno un reddito complessivo pari o inferiore a 4.000 euro e i figli
che superano i 24 anni e hanno percepito un reddito complessivo annuo non superiore a 2.840,51 euro.

Come si legge nell’articolo 1, comma 16, della Legge di Bilancio non concorrono a formare il reddito, entro il limite complessivo di 2000 euro per i lavoratori con figli e di 1000 euro per i lavoratori senza figli, i beni ceduti e i servizi prestati dai datori di lavoro – i cosiddetti fringe benefit – “nonché le somme erogate o rimborsate ai medesimi lavoratori dai datori di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale”.

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Novità 2024: tra i fringe benefit anche le spese di affitto e gli interessi sui mutui prima casa

Tra le novità c’è anche il fatto che, per la prima volta, rientrano nella soglia di esenzione dei fringe benefit anche “le spese per l’affitto della prima casa ovvero per gli interessi sul mutuo relativo alla prima casa”.

Come vengono assegnati i fringe benefit

Per quanto riguarda la soglia di esenzione, in attesa di nuove indicazioni, al momento resta valido quanto previsto dall’Agenzia delle Entrate con la circolare 23/E dello scorso agosto 2023, ha fugato ogni dubbio stabilendo che l’agevolazione spetta in misura intera a ciascun genitore anche in presenza di un unico figlio, purché il figlio sia fiscalmente “eleggibile” come a carico (indipendentemente dal fatto che per lo stesso spetti, in tutto o in parte, la relativa detrazione).

Quindi, nel caso di figlio a carico al 100% di uno dei due genitori (entrambi lavoratori dipendenti), entrambi potranno beneficiare dell’esenzione fino a 2.000 euro. Allo stesso modo, in caso di figlio a carico di ciascun genitore al 50%, entrambi potranno avere l’esenzione fino a 2.000 euro. Ovviamente, nel computo della cifra si devono conteggiare tutti i fringe benefit già erogati dal datore di lavoro nel 2024 (dal computo dei 2.000 euro sono esclusi i “buoni benzina”, disciplinati dal D.L. n. 5/2023).

Per l’applicazione della misura agevolativa, il datore di lavoro dovrà acquisire l’autocertificazione da parte dei dipendenti che, a loro volta, dovranno indicare di averne diritto precisando il codice fiscale dei figli.
L’Agenzia ha chiarito, inoltre, che il datore di lavoro dovrà conservare la documentazione (anche firmata digitalmente) comprovante l’avvenuta dichiarazione, ai fini di un eventuale controllo da parte degli organi competenti.

I vantaggi per dipendenti e aziende

È importante sottolineare come il regime di esenzione prevista per i fringe benefit – indipendentemente dall’ammontare della soglia – si traduce in un vantaggio per il lavoratore che, in relazione ai fringe benefit assegnati entro il valore previsto, non incorre in nessuna tassazione, ai fini IRPEF e in nessun aggravio contributivo, ai fini previdenziali. Inoltre, per il datore di lavoro, si tratta di importi completamente deducibili dal reddito d’impresa, ai sensi dell’art. 95 del TUIR. 

I fringe benefit possono essere erogati anche mediante documenti di legittimazione, in forma elettronica o cartacea, ovvero i cosiddetti buoni welfare (art. 51, comma 3-bis, TUIR). Come sono per esempio i buoni acquisto che, nel caso dei buoni Shopping Edenred, possono essere richiesti sia in formato cartaceo che digitale (oltre che fruibili tramite l’app dedicata MyEdenred Shopping) ed essere utilizzati per fare la spesa o altro (prodotti di elettronica, articoli sportivi, gift card e tanto altro ancora).

L’auto aziendale come fringe benefit

L’auto aziendale è sicuramente uno dei benefit più apprezzati dai dipendenti. Ciò che accade nella maggior parte dei casi è, in particolare, l’assegnazione del benefit in questione per un uso promiscuo. Nello specifico, l’auto aziendale, di proprietà del datore di lavoro, viene concessa al dipendente sia per espletare la propria attività lavorativa, sia per uso personale, ossia per esigenze della vita privata (cfr. C.M. n. 326/E/1997). 

L’auto concessa ad uso promiscuo concorre alla formazione del reddito del dipendente. In che misura? Ai fini della determinazione del valore dell’autovettura da assoggettare a tassazione, il Legislatore ha, tuttavia, previsto uno specifico criterio di determinazione.

In particolare, il compenso in natura deve essere valorizzato, per il dipendente, utilizzando il criterio forfetario indicato nell’art. 51, c. 4, lett. a), TUIR. in particolare, il valore che concorre a formare il reddito di lavoro dipendente viene calcolato applicando al costo chilometrico di esercizio, desumibile dalle tabelle nazionali dell’ACI, corrispondenti a una percorrenza convenzionale annua di 15.000 km, una percentuale che varia in base alla quantità di Co2 emessa dal veicolo e stabilita dal menzionato comma 4, lett. a) dell’art. 51 TUIR.

Fringe Benefit negli anni passati

Ma cosa ha previsto la legge negli anni passati per i fringe benefit?

Questo strumento tanto apprezzato – dai dipendenti, perché in grado di dare un sostegno concreto al reddito, e dai datori di lavoro perché defiscalizzato – ha subito dal 2020 diverse oscillazioni, frutto di interventi ad hoc del Governo, sollecitati da situazioni straordinarie, quali la pandemia e il caro vita provocato dalla guerra in Ucraina.

Il 2022 è stato sicuramente l’anno in cui ci sono stati maggiori interventi sul fringe benefit: prima il Decreto Aiuti-bis ha previsto l’innalzamento della ta