i campi carreggiati della Corsa della Bora – S1 Trail – La Corsa della Bora

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Ci sono punti del Carso in cui il terreno smette di essere “terra” e diventa una pagina di pietra. Non è un prato, non è un sentiero battuto: è un pavimento naturale inciso da righe, solchi, fessure. I campi carreggiati. Li riconosci subito: sembrano tracciati da una mano antica, come se qualcuno avesse graffiato la roccia per indicarti la strada. E invece è stata la natura, con pazienza, a scrivere quel disegno.

Durante la Corsa della Bora li incontrerai più volte. Sul Sentiero Rilke, quasi all’arrivo, sono un ultimo colpo d’occhio che ti riporta al presente: dopo chilometri di fatica, ti accorgi che stai correndo (o camminando) su un’opera scolpita dal tempo.
Nelle gare oltre i 21 km, li trovi anche nei primi chilometri affacciati sul mare: l’orizzonte è lì, vicino, e sotto le scarpe senti quella roccia viva, irregolare, piena di dettagli.

Ma se vuoi davvero “capire” cosa sono i campi carreggiati, è sulla 57 km che il Carso te lo mostra senza risparmio: lunghi tratti dove la pietra domina e la linea ideale non è mai una sola. Ogni appoggio diventa una scelta, ogni passo una micro-decisione.

Quest’anno c’è un momento speciale: unica edizione su questo percorso, attraverseremo un tratto non segnato. Nessun sentiero vero e proprio, solo una vecchia traccia che segue le trincee della Prima Guerra Mondiale. È uno di quei passaggi che ti fanno abbassare la voce anche se sei da solo: ti sembra di entrare in un pezzo di storia, e il paesaggio cambia ritmo. Qui, tra pietra e memoria, vedrai alcuni dei campi carreggiati più belli ed estesi del Carso.

I campi carreggiati si formano perché l’acqua, arricchita di CO₂ (nell’aria e soprattutto nel suolo), diventa leggermente acida e dissolve lentamente i calcari. Non lo fa in modo uniforme: scorre e si concentra lungo piccole irregolarità e fratture della roccia, approfondendole col tempo. Così nascono solchi e scanalature sempre più nette, separati da creste: un “pavimento” inciso, modellato più dalla chimica che dalla forza.

Bellissimi, ma da rispettare

Sono spettacolari, sì. E proprio per questo vanno trattati con attenzione: la roccia è porosa, spesso offre buon grip, ma può essere tagliente. Quando ci arrivi, cambia passo: non serve “attaccare”, serve leggere. Rallenta di mezzo secondo, scegli l’appoggio, alza lo sguardo. È uno di quei tratti in cui il Carso non è solo sfondo: è protagonista.

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