Frutta: falsi miti e come sceglierla

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Qual è l’alimento più sprecato al mondo?
Un indizio: è dolce, colorata, profumata, fresca, varia, versatile e succosa. 

Ebbene sì, nonostante la frutta sia uno dei cibi più invitanti e salutari nella rosa delle nostre possibilità, rimane il più sprecato del pianeta secondo l’osservatorio Waste Watchers 2023. Questa classifica è confermata anche nel nostro Paese: ogni cittadino italiano butta in media circa 30,3 grammi di frutta al giorno.

Al contrario di ciò che ci aspetteremmo, non sprechiamo più frutta perché ne mangiamo tanta, anzi semmai il contrario: non ne mangiamo abbastanza. Sembra un paradosso ma dovremmo comprarne di meno (il giusto) e consumarne di più. 

Chiaramente questo alimento rimane incompreso dai più: quale è la giusta quantità di frutta? Come sceglierla? E come assumere i nutrienti nel modo migliore? Si può mangiare dopo i pasti? Facciamo chiarezza e sfatiamo qualche falso mito.

Quindi via libera e frutta a volontà?

Anche se, come si è detto, il problema non sussiste dato che in Italia siamo molto sotto il consumo raccomandato, il concetto di “frutta a volontà” non è particolarmente utile dato che si tratta pur sempre di alimenti zuccherini. La piramide alimentare consiglia di consumare circa mezzo chilo di frutta al giorno. Cosa significa? Si tratta in media di due grossi frutti o 3 piccoli al giorno, al netto degli scarti.

Pesca bella di Borgo d’Ale, presidio Slow Food © Oliver Migliore

Vanno bene un succo di frutta o un centrifugato?

Vanno bene, ogni tanto. Non possono essere considerati equivalenti della frutta fresca perché perdono la maggior parte della fibra e delle vitamine lasciando spazio solo a un concentrato di zuccheri. Piuttosto, meglio optare per un buon frullato che mantiene tutte le caratteristiche della frutta fresca. E, per ridurre gli zuccheri e aumentare il consumo di verdura (altro tallone d’achille) si può variare sul tema aggiungendo qualche ortaggio. Avete mai provato un frullato di mela, kiwi, sedano e spinacino?

Come mangiarne di più?

Tenendo presente i quantitativi descritti prima, mangiate un frutto ogni volta che ne avete voglia, anche a fine pasto! Anzi, ti stupirà sapere che è una buona abitudine per pulire il palato e contribuire al senso di sazietà, ma anche per assimilare alcuni nutrienti. Non limitare la fantasia: ci sono tantissime ricette salate che prevedono l’utilizzo della frutta. Le più semplici sono le insalate, che in questo modo diventano meno monotone e più appetitose: kiwi e peperoni crudi; mele, verza e senape; arance e finocchi; rucola, pere e noci. Vale anche la frutta disidratata! Inoltre, mescolare agrumi come il limone e verdura a foglia verde ti permetterà di assimilare più ferro.

Evitare gli sprechi: come?

La frutta è un ottimo ingrediente per non rinunciare al dolce e preparare bevande o conserve senza acquistare prodotti industriali, spesso veri e propri serbatoi di zuccheri nascosti.

Se esageri con l’acquisto di frutta particolarmente deperibile puoi cuocerla, farne composte da mangiare tal quali o da usare per dolcificare preparazioni dolci come torte, muffin è pancakes. In estate, puoi anche congelare i piccoli frutti interi o la frutta a pezzi per poi frullarla in coloratissimi frappé oppure inserirli in stampini da ghiacciolo per le merende dei più piccoli (ma anche i grandi apprezzeranno).

Mercato della Terra di Milano © Alessandro Vargiu

Esiste la frutta giusta? E come sceglierla?

Non esiste la frutta di serie A o di serie B, la regola aurea è mangiarne il quantitativo consigliato, anche per togliere spazio ad alimenti meno salutari nella nostra dieta.

Locale e di stagione
Se però allarghiamo lo sguardo alla salute del pianeta è importante scegliere a cibo locale e di stagione per avere il miglior gusto e apporto nutrizionale possibile. Quando la vediamo sui banchi o gli scaffali del supermercato dobbiamo sempre domandarci se sia davvero in linea con la stagione considerando il luogo di produzione. Spesso la Gdo (Grande distribuzione organizzata) cerca di estendere la finestra di vendita di un prodotto anticipandone la disponibilità in negozio. Per farlo tuttavia è costretta a importare la frutta, e non solo, da altri Paesi dove questa viene coltivata in serre riscaldate che hanno un grande impatto energetico, per non parlare delle emissioni dovute alla fase del trasporto.

E anche per la frutta italiana serve porre un po’ di attenzione quando siamo al mercato. L’Italia, essendo un Paese molto “lungo”, ha tre tipi diversi di stagionalità: nord, centro e sud. Le fragole italiane sono di stagione da marzo, a Marsala in Sicilia, a luglio, a Vipiteno in Trentino. La stagionalità è come una catena: si inizia a produrre al sud, nelle zone più calde, e man mano ci si sposta verso nord, e la distribuzione segue questo percorso.

Senza l’utilizzo di pesticidi
E, neanche a dirlo, la frutta giusta è quella coltivata senza l’uso di pesticidi e altre sostanze potenzialmente cancerogene. Infatti una recente analisi suggerisce come il consumo di cibo biologico abbia un impatto positivo sulla riduzione dell’esposizione ai pesticidi con un effetto generale apprezzabile su malattie e cambiamenti funzionali dell’organismo. Ma più ancora dei residui che potremmo assumere direttamente, dovrebbe preoccuparci l’elevato inquinamento ambientale che l’agricoltura convenzionale è intensiva si porta dietro. Gli agricoltori sono maggiormente esposti ai pesticidi, ma queste sostanze possono rappresentare un rischio anche per le persone al di fuori del settore agricolo, poiché i pesticidi sono mobili e difficili da controllare. Spesso contaminano l’ambiente e finiscono nel nostro cibo. Il numero totale di morti nel mondo per avvelenamento involontario da pesticidi è stimato in circa 11.000 all’anno.

Perché scegliere la biodiversità?

La biodiversità è vita. Spesso, il profilo nutrizionale delle varietà autoctone e adattate da secoli in un territorio risulta anche più interessante delle loro controparti commerciali  Lo dimostrano alcuni studi che evidenziano come i nutrienti (macro e micronutrienti) possono variare in modo molto pronunciato, oltre che da specie a specie, anche tra cultivar di una stessa specie, e che di norma le varietà selvatiche risultano più nutrienti di quelle domestiche. Per esempio, l’Asupina, una varietà di banana del Pacifico, ha livelli talmente elevati di carotenoidi (precursori della vitamina A) che il consumo di un solo frutto (circa 77 grammi) è sufficiente a coprire il fabbisogno quotidiano di vitamina A di un bambino in età prescolare, mentre per garantire un apporto equivalente occorrerebbe consumare un chilogrammo di banane Williams (appartenenti al gruppo delle banane Cavendish, oggi la varietà più consumata al mondo)[qui la fonte].

Dove acquistare frutta biodiversa

La biodiversità va cercata al mercato contadino, non nei banchi chilometrici dei rivenditori, ma in quelli dei produttori che mettono in vendita il frutto del loro lavoro, che producono con cura e nel rispetto della salute del suolo e delle persone. Lì troverete le varietà locali e di stagione. I Mercati della Terra di Slow Food, per esempio, riuniscono e danno risalto a questi contadini. Varietà locali, antiche, Presìdi Slow Food e altri prodotti dell’Arca del gusto che si ritrovano in un unico spazio.

E se non basta eccovi un’altra risposta: sul sito della Fondazione Slow Food, nella sezione dedicata ai Presìdi Slow Food e ai prodotti dell’Arca del gusto potete trovare tutti gli indirizzi e i contatti dei produttori. Scoprite quelli più vicini a voi oppure organizzate un gruppo di acquisto con amici, colleghi, vicini o parenti se desiderate provare un frutto che non è della vostra zona.

Per i soci Slow Food è anche più semplice grazie alla WebApp Slow Food in Tasca che raccoglie centinaia di indirizzi e consigli per mangiare, bere e fare la spesa slow! 

Sul tema Cibo e salute, Slow Food ha avviato nel 2019 un lavoro di ricerca  sviluppo grazie al contributo di Reale Mutua, Sostenitore ufficiale di Slow Food Italia.

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