Con il via libera del presidente Ignazio La Russa, Palazzo Madama si appresta a diventare un luogo di lavoro “pet friendly”. L’iniziativa, promossa dalla senatrice Michaela Biancofiore, ha sollevato dubbi e polemiche: c’è chi la considera una perdita di tempo e chi teme che un regolamento poco chiaro possa creare nuovi problemi. Ma per il presidente del Senato, grande amante degli animali, gli “effetti collaterali” non ci saranno
E’ al nastro di partenza l’ingresso dei cani a Palazzo Madama, sede del Senato. Si sta completando proprio in queste ore la stesura del regolamento che dovrà essere rispettato perché i quattrozampe possano accompagnare al lavoro i loro umani senatori.
L’idea era stata già lanciata lo scorso anno dalla senatrice Michaela Biancofiore, e sostenuta dall’onorevole Michela Vittoria Brambilla, da sempre in campo per i diritti degli animali e presidente di LEIDAA, Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente.
Biancofiore ha ribadito la proposta anche pochi giorni fa, in occasione della presentazione nella sala stampa della Camera dei Deputati del libro “Mino cane fortunato. La mia famiglia raccontata da me”, scritto da Massimiliano Simari e dedicato al suo cagnolone “star” dei social. Quel giorno, a Montecitorio è entrato anche Mino, accolto con tutti gli onori.
Ora la proposta ha preso ufficialmente forma grazie all’approvazione del presidente del Senato Ignazio La Russa, appassionato amante degli animali, ma non senza sollevare qualche polemica. C’è chi si interroga sull’opportunità di aprire le porte di un luogo così importante e simbolico ai cani e anche chi pone più semplicemente dubbi di naura pratica. Tanto che la seconda carica dello Stato ha dovuto specificare che: “In Senato entreranno solo cani e senatori educati, nel senso che entreranno cani mansueti e padroni che sapranno occuparsi di loro. Che sapranno pulirli, seguirli, badare a tutto”.
Come anticipavamo, è stata appositamente redatta una bozza di regolamento, curata dai questori di Palazzo Madama, per normare l’accesso degli animali, che deve avvenire nel rispetto delle persone che lavorano in Senato.
Nell’elenco di regole da rispettare, si legge che ogni cane e ogni gatto deve essere munito di una polizza assicurativa in caso di danni accidentali ,e anche di un passaporto europeo, oltre ad avere l’obbligo di non allontanarsi dal proprietario, che sia un senatore, un collaboratore o un dipendente.
È poi sempre il proprietario (e non i commessi di palazzo Madama, questo è giustamente un punto che andava chiarito) che deve occuparsi della pulizia delle eventuali deiezioni anche se, secondo La Russa, questo problema non si porrà: “Il cane educato sa che non si sporca in casa. Io ho un cane, per esempio e il mio in casa non la fa. Sa come comportarsi”.
Mentre i dibattiti proseguono e in attesa di vedere il primo quattrozampe sedere tra gli scranni di Palazzo Madama, vale la pena ricordare che molti luoghi di lavoro hanno già consentito ai propri dipendenti di portare Fido e Micio con sé. Tra le aziende pet friendly in Italia ci sono sicuramente i colossi del tech Google e Amazon, ma è la stilista Elisabetta Franchi a rubare la scena con la sua “dog hospitality”, inaugurata nel 2013, e con la sua onlus dedicata alla difesa dei diritti degli animali.
In ambito pubblico, invece, a fare da apripista è stato il Comune di Genova, che consente ai dipendenti dell’Ufficio Cultura di portare i propri amici a quattro zampe in ufficio già nel 2018.
Dall’altra parte dell’Oceano la situazione è ben diversa e ammettere i pet in ufficio non fa più notizia, considerando che per un’azienda su cinque è un’abitudine consolidata.
E i benefit per i proprietari di animali domestici americani non finiscono qui. Molte aziende statunitensi, specie nello Grande Mela, hanno introdotto il “Pawternity leave”, un permesso retribuito concesso a chi ha appena adottato un cane o un gatto e oggi, sempre nello stato di New York, c’è una nuova proposta di legge che didive le opinioni.
Il consigliere democratico Shaun Abreu vorrebbe garantire ai proprietari di animali domestici il diritto di assentarsi dal lavoro in caso di malattia del proprio pet. Se questa proposta di legge verrà approvata, sarà un evento storico e potrebbe fare da apripista anche per altri Paesi del mondo.
Anche se l’Italia è ancora lontana dai livelli raggiunti negli Stati Uniti, la direzione intrapresa riflette la tendenza sempre più evidente a porre gli animali d’affezione al centro delle nostre famiglie e delle nostre vite.
Per chi storce il naso all’idea di consentire l’accesso ai luoghi di lavoro a Fido e Micio, esistono studi scientifici che dimostrano come la presenza dei quattrozampe in ufficio migliori la salute mentale dei dipendenti e riduca lo stress. Naturalmente, serve un regolamento chiaro, che rispetti le esigenze di tutti, e il buonsenso dei proprietari: e questo, come sappiamo, non va mai dato per scontato.
In apertura: Il presidente del Senato Ignazio La Russa con Sciara, il suo Pastore Tedesco.
Foto d’apertura: Facebook / Ignazio La Russa
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