Lo scorso 28 marzo il governo italiano ha approvato il decreto legge 37/2025, che modifica il Protocollo siglato con l’Albania nel novembre scorso, ampliandone portata e finalità in modo del tutto unilaterale. In nome dell’esigenza di garantire la “funzionalità ed efficace utilizzo delle strutture di trattenimento”, finora rimaste vuote, si introducono ulteriori misure che consolidano un modello di esternalizzazione sempre più opaco e securitario, colpendo duramente i diritti delle persone migranti.
In particolare, il nuovo decreto modifica l’articolo 3 della legge di ratifica del Protocollo e ne estende in modo significativo l’applicazione. Non saranno più solo le persone soccorse in mare in acque extraterritoriali ad essere trasferite nelle strutture in Albania: potranno essere condotte lì anche persone già detenute nei CPR presenti sul territorio italiano. Il centro di Gjadër viene quindi stabilmente integrato nel sistema italiano di trattenimento amministrativo, anche in assenza di una procedura accelerata di frontiera.
Abbiamo realizzato un’approfondita analisi dei contenuti e delle criticità del nuovo Decreto Legge, che evidenzia numerosi profili di illegittimità e impatta gravemente sui diritti delle persone coinvolte. Il trasferimento in Albania sembra infatti compromettere la possibilità di un’efficace assistenza legale, così come resta del tutto incerta la garanzia di controlli sanitari adeguati e la concreta parità di trattamento rispetto ai CPR situati sul suolo italiano. A ciò si aggiunge che per non infrangere l’attuale normativa europea, che vieta di attuare rimpatri da Paesi terzi, le persone trattenute in Albania dovranno essere comunque riportate in Italia per eseguirne l’espulsione: si verrà a creare dunque un meccanismo non solo lesivo della dignità delle persone, ma anche ridondante, inefficace e difficile da giustificare dal punto di vista economico, dal momento che ci sembra difficile possa rispettare la clausola di invarianza finanziaria.
Le conclusioni della nostra analisi sono chiare: non è possibile emendare un testo che intende scardinare principi fondamentali del diritto nazionale ed europeo. Questo Decreto inaugura un modello pericoloso di gestione delle migrazioni, fondato sulla detenzione, l’esternalizzazione e l’erosione della tutela delle persone migranti. Un sistema che apre la strada a pratiche sempre più lesive dei diritti fondamentali, in linea con le sconfortanti tendenze comunitarie che il Governo italiano sembra voler anticipare e legittimare.
Nella giornata di oggi, alle ore 12:30, il Presidente del Consiglio Italiano per i Rifugiati Roberto Zaccaria è intervenuto in audizione presso la I Commissione della Camera dei Deputati per esporre i maggiori profili di criticità che emergono a livello costituzionale dal nuovo decreto legge. Un’occasione importante per portare all’attenzione del Parlamento gli elementi di contrasto con l’attuale quadro normativo e le conseguenze potenzialmente lesive del provvedimento, nella speranza che si apra un serio confronto istituzionale sul rispetto dei diritti fondamentali e delle garanzie costituzionali.