Voto fuorisede, esercizio di democrazia - Azione Cattolica Italiana

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Con questo articolo iniziamo una riflessione sui referendum che si svolgeranno l’8 e il 9 giugno prossimi. Gli altri articoli saranno pubblicati giovedì 15 maggio, martedì 22 maggio, giovedì 29 maggio e giovedì 5 giugno.

C’è una notizia nascosta in bella vista, di cui si parla poco: quest’anno anche i fuorisede potranno votare. Ebbene sì, è la prima volta in Italia che il voto è aperto a tutti i fuorisede. Proprio a tutti. Chiunque si trovi lontano dal comune di residenza per motivi di studio, lavoro o cura potrà votare al referendum dell’8 e 9 giugno. Per farlo occorre fare domanda nel comune in cui si vive, e c’è tempo fino al 4 maggio (per sapere come, basta arrivare in fondo all’articolo!).

Il voto dei fuorisede è una notizia bella grande. Bella, e grande. 

È una notizia bella perché è una novità che allarga la partecipazione. Prendere parte alle elezioni per chi vive lontano da casa è, come minimo, problematico. Spesso significa intraprendere viaggi estremamente lunghi e piuttosto costosi per compiere un gesto di pochi minuti. Il tempo di mettere una ics. E a volte significa, molto più semplicemente, non votare. 

Ed è una notizia grande, perché le persone fuorisede in Italia sono circa cinque milioni, più di un italiano su dieci. Ne abbiamo parlato nel podcast Orizzonte fuorisede, proprio nella puntata dedicata al diritto di voto

Il nostro è uno dei pochi paesi nell’Unione Europea a non prevedere una modalità alternativa di voto per chi è fuorisede. Gli fanno compagnia Cipro e Malta. Se si volessero fare dei paragoni: Cipro è grande quanto la regione Marche, Malta come la città di Brindisi, anche un po’ meno. È evidente che i cittadini di questi due Stati non incontrino le stesse difficoltà nel percorrere il paese da un capo all’altro per esprimere un voto. Come si dice in gergo giornalistico, l’Italia in questo campo è un vero e proprio fanalino di coda. 

Le campagne di sensibilizzazione

Lo scorso anno, in occasione delle elezioni europee del 2024 il Governo aveva avviato una sperimentazione del voto per i fuorisede, ma solo per studenti e studentesse. Chi viveva lontano da casa per motivi di lavoro o cura era automaticamente escluso. A fare richiesta per il voto fuorisede sono stati circa 24mila studenti. Questi numeri avevano inizialmente portato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ad escludere la possibilità una seconda sperimentazione in vista delle prossime elezioni. Fortunatamente, e grazie anche all’ostinazione di campagne di sensibilizzazione, le cose sono andate diversamente, e nel Dl Elezioni è prevista la possibilità di votare per tutti coloro che vivono lontano da casa per ragioni di studio, lavoro o cura. 

Il voto è un passo importante

Il tira e molla che ha portato a questo piccolo traguardo lascia spazio ad alcune riflessioni. Questo voto rappresenta un passo importante, ma non abbastanza per garantire il diritto di voto a tutti i fuorisede per le elezioni future. Non esiste infatti una legge che regoli l’accesso al voto per chi vive lontano dal comune di residenza.

Quella che andrà in scena l’8 e 9 giugno sarà più che altro una sperimentazione, che potrebbe favorire la strada a un iter legislativo verso una norma ad hoc, oppure no. Per questo è importante partecipare al voto, da fuorisede. Ogni singolo voto conta, anche il voto di un singolo fuorisede. Ma per contare di più, soprattutto agli occhi della politica, occorre farsi sentire, partecipare. Creare un precedente di partecipazione. Fare un esercizio di democrazia diffuso, da Nord a Sud. Più fuorisede parteciperanno al voto del referendum, più sarà tangibile la dimensione del fenomeno. E sarà più difficile per la politica ignorarlo alle prossime tornate elettorali.

Due parole su cosa si voterà l’8 e il 9 maggio. 

Si tratta di cinque referendum abrogativi, hanno cioè l’obiettivo di modificare leggi già esistenti. Un quesito riguarda la legge sull’ottenimento della cittadinanza italiana, altri quattro avranno come tema centrale il lavoro: dalle tutele in caso di licenziamento, ai contratti a tempo determinato, fino alla sicurezza. Si potrà votare domenica 8 giugno dalle 7 alle 23 e lunedì 9 giugno dalle 7 alle 15. Per l’approvazione, ogni referendum dovrà raggiungere il quorum, dovranno cioè votare almeno il 50% più uno degli aventi diritto.

Come fare per votare da fuorisede? 

Per poter votare al referendum dell’8 e 9 giugno occorre fare richiesta al comune in cui si vive. La richiesta può essere consegnata tramite PEC, mail, di persona o tramite delega. Alcuni comuni consentono di fare domanda anche online tramite SPID, quindi meglio informarsi sul sito del proprio comune di domicilio. La richiesta dovrà contenere il modulo del Ministero dell’Interno per fare domanda, insieme a una copia di un documento d’identità, della tessera elettorale e un’autocertificazione che attesti che si vive lontano dal luogo di residenza per un periodo di “almeno 3 mesi nel quale ricade la data delle elezioni”, quindi non necessariamente i tre mesi precedenti al voto. Attenzione, perché il termine per fare domanda di voto per i fuorisede è domenica 4 maggio. Una volta presentata la richiesta, entro il 3 giugno verrà comunicato il seggio elettorale in cui recarsi per il voto. 

È il caso di dire che si tratta di un’occasione più unica che rara per far sentire la propria voce. In attesa che il voto fuorisede smetta di essere una sperimentazione, un’eccezione, una grande notizia, ma diventi, semplicemente, la normalità.

Recapiti
Roberta Lancellotti