Non autosufficienza, emergenza silenziosa - SPI CGIL Veneto

Compatibilità
Salva(0)
Condividi

Verona, liste di attesa nelle Rsa a quota 2.850 domande. Ulss e sindaci aprono ad un tavolo con le parti sociali

Con il convegno del 27 maggio 2025 al Payanini Center i sindacati dei pensionati di Verona Spi Cgil, Fnp Cisl, Uil Pensionati hanno approfondito il confronto con Ulss 9, Conferenza dei presidenti delle Ipab e Conferenza dei Sindaci del territorio sul tema della non autosufficienza. Un’emergenza “silenziosa”, come è stata definita, che già oggi riguarda migliaia di famiglie veronesi alle prese con le enormi difficoltà e i costi di predisporre e gestire l’istituzionalizzazione di un proprio caro anziano non autosufficiente. Una emergenza destinata, in prospettiva, ad acuirsi e a coinvolgere una platea sempre più vasta a causa dell’invecchiamento della popolazione a all’ulteriore atomizzazione della famiglia.

Nel corso del convegno è emerso che le liste di attesa regionali per un posto nelle Rsa contano ben 2.850 domande, mille in più rispetto l’ultimo dato disponibile dell’anno scorso che parlava di circa 1.700 domande. Altra novità emersa dall’incontro è che i rappresentanti dell’Ulss e della Conferenza dei Sindaci del territorio, nella persona di Felice Alfonso Nava, direttore dei servizi socio-sanitari dell’Ulss 9 e Flavio Pasini, presidente della Conferenza dei Sindaci dell’Ulss 9 Scaligera, presidente della Provincia di Verona e Sindaco del Comune di Nogara, hanno manifestato la volontà di coinvolgere le parti sociali in un tavolo specifico riguardante il tema della non autosufficienza, come da richiesta sindacale.

Di seguito una sintesi dei principali interventi sindacali:

Il segretario generale Uil Pensionati Gianluigi Meggiolaro ha introdotto i temi oggetto di dibattito ricordando che: “A distanza di un anno ripetiamo lo stesso confronto con una platea di interlocutori più ricca, nella consapevolezza che la situazione non è migliorata e non può migliorare in assenza di interventi strutturali: le liste di attesa per trovare un posto nelle rsa con impegnativa si sono allungate: erano 1.700 domande nel 2024, oggi sono più di 2 mila per il veronese. Le rette, sempre meno sostenibili, hanno conosciuto un rincaro di circa 300 euro mensili negli ultimi dieci anni. La sempre maggiore diffusione di salari e pensioni povere rendono inavvicinabile questo servizio ad un numero sempre maggiore di famiglie, tanto che alcuni dati indicano un ritorno delle giovani donne ai lavori di cura non retribuiti”.

Viviana Fraccaroli, segretaria generale Fnp Cisl, ha commentato, insieme all’autore, l’ultimo aggiornamento dell’indagine sulla situazione delle rsa veronesi e venete realizzato dal ricercatore Francesco Peron. Dall’esame dei Piani di Zona dei vari distretti socio-sanitari, veronesi e veneti, emerge una tendenza tutta da approfondire: ai 281 attuali gestori di strutture (54 nel veronese) si sono affiancati 54 enti gestori (8 nel veronese) che attualmente non hanno attivo alcun posto all’interno della specifica Ulss ma che compaiono come soggetti nella programmazione. “È come se qualcuno si stesse accaparrando, opzionando o, se vogliamo, comprando, dei posti letto in vista di uno sviluppo futuro” ha detto Viviani. “Quale? Forse quello gli Ats, i nuovi Ambiti territoriali sociali che stanno sostituendo i vecchi comitati dei distretti socio-sanitari”. La questione è assolutamente meritevole di approfondimento anche perché, è stato spiegato, “già oggi le impegnative di residenzialità coprono meno del 90% dei posti accreditati. Un aumento dell’offerta non accompagnato da una copertura di impegnative metterebbe sul mercato posti letto destinati sostanzialmente a privati facoltosi”.

Viviani ha discusso diffusamente anche sulla condizione degli ospiti della Rsa denunciando la riduzione degli standard di assistenza frontale e le restrizioni alle visite da parte dei famigliari che ancora permangono in molte strutture dai tempi del Covid. La richiesta è che le organizzazioni sindacali vengano ammesse nei Comitati dei famigliari.

Tornando ai numeri, i 281 gestori attuali (54 nel veronese) gestiscono un totale di 457 strutture (95 nel veronese) con 31.530 posti per non autosufficienti accreditati (5.296 nel veronese); 616 autorizzati (33 nel veronese); 4.566 in programmazione secondo i Piani di Zona (998 nel veronese), per un totale complessivo tra accreditati, autorizzati e programmati di 36.712 posti letto per non autosufficienti (di cui 6.327 nel veronese).

La retta media mensile con impegnativa è di 1.967 euro nel privato e di 1.859 euro nel pubblico. Senza impegnativa è di 2.792 euro nel privato e 2.685 euro nel pubblico.

Il segretario Spi Cgil Verona Adriano Filice ha illustrato le proposte unitarie di Spi Cgil, Fnp Cisl, Uil Pensionati spiegando che: “Di fronte ad una sistema di strutture che non risponde al bisogno effettivo delle persone, come dimostrano chiaramente le liste di attesa, ci deve essere un rilancio del sistema pubblico, che significa prioritariamente adeguare i posti letto al bisogno effettivo; rimodulare l’impegnativa regionale unica di 52 euro al giorno (aumentabile di 5 euro per i casi gravi) a seconda del grado di gravità del non autosufficiente; rimodulare le rette delle case di riposo in base alle condizioni socio-economiche e patrimoniali dell’ospite garantendo comunque un trattamento dignitoso; rilanciare il ruolo delle Ipab attraverso la loro trasformazione in Centri Servizi organicamente inseriti nella filiera dei servizi socio-sanitari e socio-assistenziali. Significa tutto questo – prosegue il segretario Spi Cgil – ma anche inserire e far interagire il sistema delle strutture con un sistema di assistenza domiciliare che ritardi o eviti l’istituzionalizzazione. Quando diciamo che l’emergenza è silenziosa è perché c’è una sistematica rimozione della possibilità di vivere il dramma di trovarsi ad affrontare da un giorno all’altro la non autosufficienza di uno o anche due dei propri cari anziani. Ma con l’invecchiamento della popolazione questa non è una eventualità remota e per evitare che la situazione crolli sulle spalle delle famiglie è necessario prendere coscienza del tema e fare sistema a tutti i livelli. Per questo chiediamo la costituzione di un tavolo permanente sulla non autosufficienza”. “E la disponibilità manifestata dai rappresentanti Ulss e dei Comuni è un importante elemento di novità” ha concluso.

Recapiti
SPI Ufficio Stampa