Zone scoperte, incarichi vacanti, ritardi nella programmazione. La mancanza di medici di base in Veneto preoccupa il sindacato dei pensionati - SPI CGIL Veneto

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Circa 730 zone “carenti” nel 2024, quasi 2mila incarichi ancora vacanti a metà 2025, più di 1.500 persone assistite per ogni professionista. In Veneto la mancanza di medici di base – figure fondamentali soprattutto in considerazione del costante invecchiamento della popolazione – è ormai divenuta una vera e propria emergenza, causata da vari fattori, non ultima la sottostima della Regione sul reale fabbisogno del territorio.

Lo studio. Le criticità relative alla penuria dei medici di famiglia (ma anche di pediatri) è emersa in tutta la sua gravità da uno studio commissionato a Ires Veneto da Cgil, Fp e Spi, che hanno fatto il punto della situazione anche considerando i ritardi accumulati nella realizzazione delle case di comunità. Secondo lo studio, dal 2020, anno del Covid, al 2024, il Veneto ha “perso” 349 professionisti – passati da 3.070 a 2.721 – con una diminuzione dell’11%. Molte le differenze fra le diverse Aulss, con il record negativo (-26%) di quella Polesana e quello meno negativo dell’azienda sanitaria Pedemontana (-6%). Questa situazione è frutto soprattutto di pensionamenti che non sono stati bilanciati da una programmazione adeguata da parte di Palazzo Balbi. Di fatto il Veneto fra il 2014 e il 2017 ha messo a bando solo 50 borse di studio. Successivamente, anche con il contributo del Pnnr, ha cercato di correre ai ripari finanziandone altre 66 (oltre alle 240 già previste grazie a un contributo di 830 mila euro). Ma evidentemente tutto ciò non è sufficiente.

Le zone carenti. In tale contesto sono aumentate esponenzialmente le cosiddette “zone carenti” dove l’assistenza non è garantita in modo adeguato proprio per la mancanza di un numero congruo di medici. Nel 2024 erano 728 contro le 343 del 2019 (+112%). In questo caso il poco invidiabile primato spetta alla Aulss veronese con 215 aree “scoperte” contro le 33 delle Aulss del Veneto Orientale e Pedemontana. Dal 2025 l’Accordo Nazionale dei Medici di Medicina Generale ha introdotto il ruolo unico del Medico di Assistenza Primaria che unifica le diverse figure professionali dell’assistenza territoriale – come i medici di base e le guardie mediche – sotto un’unica struttura organizzativa. Per questa figura a giugno 2025 gli incarichi vacanti in regione sono 1.943.

Il numero di assistiti. Il numero di assistiti per medico indicato nell’Accordo Nazionale è di 1.200 persone, con un massimo di 1.500, salvo le deroghe rese necessarie dal periodo Covid che hanno concesso un aumento fino a 1.800. In Veneto la media è di 1.555 assistiti per ogni medico di famiglia, con punte superiori ai 1.600 nella Aulss Polesana (1.641) e nell’Aulss della Marca Trevigiana (1.641). Naturalmente in molti casi non è possibile per il professionista seguire adeguatamente tutti i propri “pazienti”.

I pediatri. La ricerca ha fotografato anche la situazione dei pediatri in Veneto, scorgendo pure qui evidenti criticità. Sono 4 le zone carenti ordinarie, quelle in cui si conta un numero insufficiente di pediatri di libera scelta per garantire un’adeguata assistenza alla popolazione under 14. E ben 28 zone carenti straordinarie, dove si registra una grave penuria di pediatri.

L’allarme dello Spi Cgil. Questa indagine conferma l’allarme lanciato dai sindacati, che da tempo invitano la Regione a interventi urgenti per tamponare un contesto assistenziale del tutto inadeguato, soprattutto considerando che ormai un quarto della popolazione ha più di 65 anni e il trend di crescita dei residenti anziani è in costante aumento.

«Siamo molto preoccupati – sottolineano dallo Spi Cgil del Veneto -. La ricerca di Ires Veneto descrive con i numeri una situazione a dir poco emergenziale. Il medico di base è una figura essenziale per la comunità e in particolare per le persone anziane che in questo professionista vedono un punto di riferimento irrinunciabile. Eppure, abbiamo costatato anche attraverso nostri questionari che molti ultra65enni negli ultimi anni sono stati costretti a cambiare più medici, a causa soprattutto di pensionamenti. C’è chi è rimasto scoperto per diverso tempo, chi lo è ancora, chi ha rinunciato alle cure e alle visite per le eccessive attese. Le aggregazioni fra i medici di medicina generale non sono avvenute nel modo sperato, le case di comunità rischiano di trasformarsi in cattedrali vuote, senza personale. Bisogna subito invertire rotta perché dall’emergenza non si passi a una crisi irreversibile».  

Foto: Paolo Righetti, Dipartimento sociosanitario Cgil Veneto, Ugo Agiollo, segretario Spi Cgil Veneto, e Barbara Bonvento, Ires Veneto, in occasione della presentazione del report di ricerca.

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SPI Ufficio Stampa