In occasione della conferenza stampa tenutasi oggi, la CGIL Veneto ha ribadito con forza che la tutela della salute e dell’ambiente deve diventare una priorità assoluta per qualsiasi programma di governo regionale.
Tiziana Basso, Segretaria generale Cgil Veneto: “La salute, la sicurezza sul lavoro, l’assistenza sanitaria e la salvaguardia dell’ambiente sono ambiti strettamente interconnessi, e l’accesso equo alla salute, alla prevenzione e alla cura dipende anche da fattori ambientali e territoriali. Per mettere al centro davvero dell’agenda politica regionale questi temi cruciali non bastano dichiarazioni formali: servono scelte coraggiose, risorse adeguate e una visione politica che metta al centro la salute, l’ambiente e il benessere sociale”.
Nel corso della conferenza stampa, la Cgil Veneto ha denunciato una serie di criticità strutturali che affliggono il sistema socio-sanitario veneto:
- indebolimento dei servizi territoriali e domiciliari, soprattutto nelle aree periferiche;
- ritardi nella realizzazione delle strutture previste dal PNRR, come Case di Comunità, Centrali Operative Territoriali e Punti Unici di Accesso;
- carenza di medici e pediatri di base, con migliaia di cittadini privi di medico di fiducia;
- rette insostenibili per RSA e centri diurni, tempi d’attesa eccessivi per visite e interventi;
- crescita della spesa sanitaria privata e rinuncia alle cure da parte delle fasce più fragili;
- aumento di infortuni, malattie professionali, disagio psichico e dipendenze;
- il Veneto continua a registrare una delle più alte incidenze di mesotelioma in Italia per esposizione all’amianto, ma il piano regionale sull’amianto non è ancora aggiornato, la mappatura dei siti contaminati è incompleta e manca la sorveglianza sanitaria nei confronti dei lavoratori esposti;
- diffusione dell’inquinamento atmosferico, idrico e del suolo, con casi emblematici come PFAS e Porto Marghera.
Per contrastare queste problematiche la Cgil Veneto ha elaborato alcune proposte:
- potenziamento del sistema socio-sanitario pubblico e contenimento della privatizzazione;
- piena attivazione delle strutture territoriali previste dal DM 77;
- rafforzamento della medicina di base, della continuità assistenziale e della residenzialità;
- investimenti in prevenzione, vigilanza, screening, sorveglianza ambientale e sanitaria;
- bonifica e messa in sicurezza dei siti inquinati e riduzione dei fattori di rischio.
In merito alle liste d’attesa, nonostante la riduzione delle prestazioni urgenti (priorità B e D), il sistema resta diseguale e frammentato. Le prestazioni meno urgenti (priorità P) continuano ad accumularsi, con tempi superiori ai sei mesi in molte specialità. La spinta verso la privatizzazione e la carenza cronica di personale sanitario aggravano ulteriormente la situazione. Sul tema è intervenuto Pier Giorgio Carrer dello Spi Cgil Venezia: “Ai nostri sportelli si rivolgono tantissimi anziani in difficoltà con la prenotazione di prestazioni sanitarie. Li assistiamo anche nell’avvio del percorso di tutela, che consente di richiedere l’erogazione intramoenia della prestazione entro i tempi previsti dall’impegnativa, con il solo esborso del ticket“.
Il deficit stimato per il personale sanitario in Veneto è infatti di almeno 3.500 medici e 5.000 infermieri, con oltre 11.000 operatori prossimi al pensionamento. Tra il 2019 e il 2024 si sono registrate oltre 8.000 dimissioni volontarie tra medici e infermieri.
“Per compensare queste carenze, proponiamo che venga applicata l’aliquota IRPEF aggiuntiva sui redditi più alti per finanziare un piano straordinario di assunzioni e formazione” conclude Tiziana Basso.