“L’eredità di Ennio Flaiano”, lo sguardo ironico e profetico di un intellettuale fuori dal coro | Ordine dei Giornalisti del Lazio

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18 Luglio 2025

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  • “L’eredità di Ennio Flaiano”, lo sguardo ironico e profetico di un intellettuale fuori dal coro

Una sala gremita, relatori coinvolti e la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma a fare da cornice a un autentico omaggio culturale. A dare il benvenuto è stato il direttore della Biblioteca, Stefano Campagnolo, che ha voluto ricordare con orgoglio la Galleria degli scrittori italiani del Novecento, ospitata proprio all’interno dell’istituto: un luogo che rende omaggio permanente alle grandi voci della letteratura del secolo scorso.

“Con questo appuntamento prosegue il progetto che abbiamo voluto dedicare al giornalismo culturale, portandolo nei luoghi simbolici della cultura italiana. Il corso di oggi, “L’eredità di Ennio Flaiano: come ha cambiato il modo di raccontare Roma”, rientra in questo percorso – ha dichiarato il presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, Guido D’Ubaldo – lo abbiamo realizzato in collaborazione con la Direzione Generale Biblioteche e diritto d’autore del Ministero della Cultura, perché crediamo che parlare di cultura, soprattutto oggi, significhi anche riflettere sul ruolo dell’informazione nel valorizzare il patrimonio artistico, letterario del nostro Paese. Flaiano è stato un esempio altissimo di questo legame tra scrittura, cultura e racconto della realtà”.

L’iniziativa ha registrato un’attenzione straordinaria, con un pubblico numerosissimo e partecipe, trasformando l’evento in un vero e proprio successo di pubblico e contenuti. Un segnale forte di quanto l’eredità culturale di Ennio Flaiano continui a suscitare interesse, riflessione e ispirazione anche tra le nuove generazioni. A garantire il perfetto svolgimento degli interventi e dei momenti di confronto è stata Lorenza Fruci, moderatrice e coordinatrice del corso, che ha guidato con profondità l’intera giornata.

L’iniziativa è stata più di una semplice lezione: è stata un viaggio affascinante nella figura di Flaiano, scrittore, sceneggiatore, giornalista e osservatore lucidissimo dell’Italia del Novecento. Figura poliedrica, Flaiano ha saputo raccontare Roma e l’Italia con uno stile inconfondibile, ironico, talvolta spietato, ma sempre profondamente umano.

Ad arricchire gli interventi, la proiezione di alcuni estratti del docufilm “Ennio Flaiano, straniero in patria”, realizzato da Fabrizio Corallo in occasione del cinquantesimo anniversario della scomparsa dello scrittore. “Non potevamo proporre un corso su Flaiano senza offrire al pubblico almeno alcune sequenze di quest’opera intensa, emozionale e molto esplicativa – ha spiegato il presidente Guido D’Ubaldo – il lavoro di Corallo restituisce in modo profondo lo sguardo lucido e ironico di Flaiano”.

Autore di memorabili sceneggiature per Fellini, come La Dolce Vita, e giornalista per riviste di punta come Il Mondo di Pannunzio, Flaiano è stato un intellettuale scomodo e anticipatore, capace di cogliere le contraddizioni della società italiana ben prima che diventassero evidenti.

I relatori: un affresco di passione e memoria

Tra gli interventi più sentiti, quello del regista Enrico Vanzina che ha rievocato un incontro avuto da bambino con Flaiano: “Gli chiesi: a cosa serve scrivere? Mi rispose: scrivere serve a sconfiggere la morte”. Una frase che da sola racchiude la poetica disillusa ma potentissima di Flaiano.

Paolo Conti del Corriere della Sera ha ricordato le sue “crudelissime intrusioni”, definendo i film firmati da Flaiano come “il sogno di una grande città fatto da un ragazzo di provincia”.

Luca Telese de Il Centro ha parlato del suo magnetismo intellettuale: “Non subisce la corrosione del tempo”.

Fabio Isman de Il Messaggero ha tracciato un percorso tra le tappe della vita e dell’opera di Flaiano, con un racconto coinvolgente e ricco di aneddoti.

Tiberia De Matteis de Il Tempo ha evocato l’ambiente degli “Amici de Il Mondo”, giornalisti e intellettuali che, come Flaiano, si muovevano fuori dagli schieramenti ideologici. “Erano antifascisti per amore dell’intelligenza, anticomunisti per amore della libertà, anticlericali per amore della ragione”.

A chiudere, l’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli, che ha parlato di una generazione di intellettuali spesso vissuti in maniera tormentata e intensa, ma troppo poco. “Ci hanno lasciato, tutti troppo presto. Non gradirebbe una beatificazione postuma”, ha detto, sottolineando la natura ironica e refrattaria di Flaiano a ogni celebrazione retorica.

Flaiano oggi: un testimone moderno

Ennio Flaiano, nato a Pescara nel 1910, non ha mai avuto paura di guardare oltre l’apparenza. Nei suoi scritti emerge una Roma stratificata, contraddittoria, malinconica e vivace, proprio come la città che osservava ogni giorno dal suo punto di vista disincantato. Oggi resta un punto di riferimento per chi crede che il giornalismo e la scrittura debbano conservare spirito critico, libertà e profondità di sguardo.

L’appuntamento alla Biblioteca Nazionale Centrale ha dimostrato come l’eredità di Flaiano continui a parlare alle nuove generazioni e a offrire chiavi di lettura preziose per comprendere non solo la Roma di ieri, ma anche l’Italia di oggi.

Recapiti
Patrizia Renzetti