Salute cardiaca: formazione e informazione sono fondamentali

Compatibilità
Salva(0)
Condividi

Meneghin (Fondazione Italiana per il Cuore): informare la cittadinanza, formare medici, anche su tema ageismo 

Le attività della Fondazione Italiana per il Cuore, quest'anno, si sono molto concentrate su una campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini, dedicata alla prevenzione di sovrappeso e obesità come fattori di rischio cardiometabolico. “La campagna, dal titolo “Per un cuore sano, conta ogni centimetro”, è stata lanciata a gennaio con una conferenza stampa al Ministero della Salute che l'ha patrocinata, insieme alle associazioni dei pazienti e alle società scientifiche che ci hanno affiancato in questa importante iniziativa”, spiega la Dr.ssa Cristina Meneghin, Direttore della Comunicazione Scientifica di Fondazione Italiana per il Cuore. “È stato creato un sito web, grazie al quale abbiamo fornito ai cittadini strumenti formativi/informativi molto pratici sui rischi correlati a sovrappeso e obesità in ambito cardiometabolico.”

“Tramite il sito le persone possono scaricare materiali fruibili e pratici come quello dedicato alla misurazione della circonferenza vita, un parametro facilmente misurabile con un metro da sarto, che è un indicatore predittivo del rischio di sviluppare una patologia cardiometabolica. La misurazione della circonferenza vita può essere utilizzata per valutare, tramite un dashboard disponibile nel sito, il proprio rischio, allo scopo di comprendere la necessità di rivolgersi agli specialisti per la sua opportuna e tempestiva gestione.” 

“In questi primi sei mesi dal lancio del sito, che vive anche di una parallela campagna social, abbiamo avuto 100.000 visitatori con una media di 1.000 download giornalieri dei materiali informativi, per cui ci riteniamo soddisfatti. Recentemente, per questa campagna, abbiamo anche ricevuto il premio speciale della giuria nella IX edizione del Premio “Le Eccellenze dell’Informazione Scientifica e Centralità del Paziente”, oltre che la nomination tra i finalisti nella sezione “Prevenzione e benessere”.

“A settembre, in occasione della Giornata Mondiale del Cuore, riprenderemo il concetto dei cinque principali fattori di rischio modificabili (ipertensione, ipercolesterolemia, fumo, diabete mellito e sovrappeso/obesità), che causano oltre il 50% di incidenza delle patologie cardiovascolari e il 20% di mortalità. Al contrario dei fattori non modificabili, che sono indipendenti dalle nostre scelte (familiarità, età, sesso, etnia), agire su questi cinque fattori di rischio è invece possibile e ognuno di noi può agire responsabilmente facendo scelte consapevoli di salute, cioè scelte di prevenzione e cura, in una parola con l'aderenza terapeutica. Aderenza terapeutica che non significa solo assumere i farmaci con scrupolo secondo le modalità, i tempi e i dosaggi che vengono indicati dai medici, ma anche, e soprattutto, adottare e mantenere stili di vita salutari, eseguire regolarmente dei controlli medici e aderire alle campagne di screening, se presenti.”

Fondazione Italiana per il Cuore in questo si impegna fattivamente, con campagne di educazione sanitaria rivolte alla popolazione con lo scopo di aiutare le persone a comprendere l'importanza dell'aderenza terapeutica, in modo che siano in grado di fare scelte consapevoli di salute. Scelte consapevoli che sono, oltre che uno strumento fondamentale di prevenzione a tutela della propria salute, anche una scelta responsabile di cittadini che possono contribuire alla sostenibilità del nostro servizio sanitario nazionale.

“Un altro aspetto da sottolineare è quello della formazione dei medici in materia di comunicazione efficace. È fondamentale insegnare ai medici a dialogare coi propri pazienti, specialmente quando si tratta di pazienti fragili come gli anziani, che spesso subiscono una discriminazione legata proprio all'età, quello che in gergo viene definito ageismo. La popolazione italiana è la seconda più longeva al mondo: diventiamo sempre più vecchi, ma dobbiamo cercare di invecchiare in salute. Sempre più pazienti saranno anziani e bisogna saper interagire con loro. Occorre far capire ai medici che bisogna andare incontro agli anziani e saper parlare con loro tenendo in considerazione le difficoltà che possono avere non solo nel comprendere ciò che gli viene detto, ma anche più semplicemente nel sentire a causa di problemi di sordità, condizione molto comune fra le persone anziane. La formazione del personale medico e sanitario è quindi fondamentale, perché per poter instaurare un'alleanza terapeutica, la comunicazione deve essere efficace: ciò significa che deve esserci una reciproca consapevolezza su quelle che sono le rispettive competenze e i rispettivi apporti che ciascuno degli attori coinvolti nella comunicazione può dare.”

“Spesso il medico è convinto di saper comunicare in modo efficace e non si pone il problema di non essere stato realmente compreso: il paziente, infatti, poi riferisce di non aver inteso le indicazioni ricevute, come risulta dai dati che abbiamo raccolto in una nostra indagine. Il medico, quindi, da un lato dovrebbe essere preparato adeguatamente per poter interagire con efficacia con la persona che assiste ma, dall’altro, anche il paziente dovrebbe imparare a dialogare con il medico in modo diverso. Il paziente informato correttamente è un paziente che si prepara alla visita e che, magari, si scrive su un foglio dubbi e domande da porre al medico. Spesso i pazienti riferiscono di sentirsi in imbarazzo o di aver paura di fare domande, per timore reverenziale, per ignoranza o anche solo per timidezza. Dialogare con un paziente informato e preparato è chiaramente più semplice e può agevolare il lavoro del medico: bisogna quindi continuare a lavorare nell’ambito della comunicazione a due vie, sui pazienti ma anche sui medici.”

Fondazione Italiana per il Cuore auspicherebbe che corsi strutturati di comunicazione medico/paziente fossero obbligatori in tutte le facoltà di Medicina e Scienze infermieristiche, “ma purtroppo non sembra ancora così. Tra le diverse tipologie di pazienti sicuramente il paziente anziano è una tipologia di persona con fragilità che richiederebbe una maggior cautela. Un esempio tra tanti è quello della telemedicina o dell’utilizzo di medical device che potrebbero essere un ulteriore elemento discriminante per le persone anziane, non così abituate al mondo digitale e tech.”

Un altro modo per aiutare sia i medici che i pazienti nella costruzione di una comunicazione efficace potrebbe essere quello di inserire una figura professionale preparata che faccia da tramite. “L'idea è di avere quello che in altri modelli si chiama “health assistant”, cioè un professionista che in Italia potrebbe esser rappresentato dall'infermiere di famiglia e di comunità (IFeC). Una figura che, fra l'altro, è prevista dal decreto ministeriale 77 del 2022, e che rappresenterebbe un valore aggiunto nell’assistenza territoriale. A questi professionisti potrebbe essere attribuito il ruolo cruciale di gestire l'aspetto relazionale di “empowerment” dei pazienti: il medico decide la terapia e illustra al paziente il profilo rischio/beneficio del farmaco, ma poi tutta la gestione del patient journey potrebbe essere delegata a questi professionisti. Il medico ha infatti sempre meno tempo di qualità da dedicare ai pazienti durante le visite, quindi spesso trascura l'aspetto relazionale/psicologico/motivazionale che è uno degli aspetti determinanti per instaurare la famosa alleanza terapeutica, foriera di aderenza terapeutica da parte del paziente con il conseguente raggiungimento del beneficio clinico. L'IFeC potrebbe pertanto rappresentare un supporto valido ed efficace, in particolare per i pazienti fragili come gli anziani.”

Recapiti
info@osservatoriomalattierare.it (Francesco Fuggetta)